Magazine Diario personale

La favola di Procri

Da Pep89
Il post di oggi vuol essere assolutamente non leggero, quindi se avete il mal di testa astenetevi dalla lettura  ;)
Ahaha no, non voglio spaventarvi o cacciarvi. Solo che finalmente oggi sono un po' più libero e posso immergermi meglio nel post della giornata.
E il tema che ho scelto è probabilmente anche tra i più odiosi, perchè oggi voglio parlare di gelosia. Qualche settimana fa lessi "L'arte di amare" di Ovidio. Un libro che non mi ha insegnato nulla di nuovo, ma che mi è piaciuto molto per come è scritto.
In particolare, nella terza parte, dove Ovidio dava consigli alle donne, c'è una favola che parla di gelosia. Ed è questa che io voglio riportare in questo post.
"Sui vaghi rossi colli dell'Imetto, in mezzo ai fiori sgorga sacro un fonte: molle è la terra, tenera di verde. Le basse piante che vi fanno selva coprono l'erbe d'ombre: il rosmarino e l'alloro vi odora e il negro mirto, né manca il bosso denso di fogliame, le fragili mirici, il tenue citiso, il domestico pino. Al dolce soffiodi Zefiro e di fresche aure salubri, tutte le fronde nelle loro cime, tutte tremano l'erbe. E quivi Cefalo amava riposare. In queste zolle, lasciati i servi e i cani, stanco e solo, quivi sedeva, e ripeteva un canto: "O tu che mi sollevi dall'ardore, aura errabonda, vieni sul mio seno!". Alle trepide orecchie della sposa ci fu chi riportò, troppo solerte, quelle parole. E come Procri udì quel nome ignoto d'Aura, lo credette d'un'altra donna, e cadde a terra, muta d'improvviso dolore. Impallidì, sbiancò come le fronde della vite quando, raccolti i grappoli, l'inverno viene e le punge con le prime brume, o come i bianchi pomi di Cidone,quando maturi piegano le rame, o i frutti del corniolo ancora acerbi. Poi che rinvenne, si strappò sul seno la tenue veste, e sulle pure gote portò l'unghie a ferire, e senza indugio si gettò sulle strade, furibonda, coi capelli scomposti, come vola agitando il suo tirso una Baccante. Come giunse all'Imetto, le compagne lasciò giù nella valle, e coraggiosa con silenzioso piede entrò nel bosco. Povera Procri, che pensavi mai, perché quella follia di celarti? Che fuoco avevi nel tuo cor piagato? Pensavi: "Ecco ora viene, chiunque sia, Aura, da lui! Li avrò davanti agli occhi! E poi ti rincresceva la venuta, non sopportavi il peso di vederli. Un attimo, e di nuovo in cuor sentivi quel desiderio. Ti straziava Amore con vario cruccio. Il luogo, il nome e quanto avevi udito dire ti spingevano a credere la colpa; e il cuore insieme che crede vero sempre ciò che teme.Vide la donna calpestate l'erbe dall'impronta d'un corpo: dentro il petto cominciò il cuore a batterle tremante. E già salendo il sole a mezzo il giorno rimpiccioliva l'ombre a pari grado tra l'aurora e il tramonto; quando al bosco fece ritorno Cefalo, il figliolo del dio cillenio [Mercurio], e dall'arsura il volto deterse con le linfe della fonte. Procri taceva tra le fronde ansiosa; ed egli allora si posò sull'erbe e alzò il suo canto: "O dolce aura di Zefiro, dammi ristoro!". E Procri intese allora il suo felice errore, e sopra il volto le ritornò il colore, dalla mente disparve l'ansia. Balzò in piedi e lieta, per correre all'abbraccio dello sposo, da sé rimosse i rami della selva. Ed egli per lo strepito credendo d'aver visto una belva, impugnò pronto con la sinistra l'arco, con la destragli acuti dardi. Ma che fai, infelice? Abbassa l'arma, non è già una belva! Ahimè, col dardo hai colto la tua sposa! Ella, colpita a morte: "O me, infelice",disse, "tu hai colto un cuore che t'è amico: solo le tue ferite questo cuore ha conosciute. Muoio innanzi tempo,  ma almeno so che tu non m'hai tradito.Per questo sentirò sopra di me più leggera la terra del sepolcro.E già vola il mio spirito a quell'aura di cui temetti il nome. Muoio; addio! Mi chiuda gli occhi la tua cara mano!". Egli sul seno disperato stringe il corpo della sposa che si muore, l'orrenda piaga lava col suo pianto. Lo spirito di lei, a poco a poco, uscì dal cuore incauto, e con le labbra dalle labbra di lei egli l'accolse."
Insomma, la gelosia non è mai una buona cosa, specie se morbosa e basata su un semplice sospetto. Può essere questo davvero amore?
Umore del giorno: vorrei iniziare le vacanze, ma credo che da luglio inizierà la lunga vacanza chiamata disoccupazione
Al prossimo post!


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog