Quel libro giallognolo che vedevo in tutte le librerie con il disegno stilizzato di un uomo e una donna abbracciati mentre danzano mi ha sempre attratto e poi quel titolo “Viaggio al termine della notte”, quante suggestioni, quanto avrei voluto trovarne uno simile per un mio ipotetico libro! Ho provato anche a inventarne uno così, magari scopiazzandolo tipo “Viaggio al termine del giorno”, o “Viaggio all’inizio della notte” ma che schifo, funzionava sempre e solo l’originale.
Poi l’ho acquistato il libro e l’ho letto, anzi divorato. Mi svegliavo all’ alba per andare a lavorare ma la notte restavo sveglio fino alle tre, non riuscivo a staccarmi da quelle pagine, proprio un ‘viaggio al termine della notte’, ogni notte.
Le prime volte modificava la mia salute. La scrittura di Celine è pirotecnica, è un delirio, un giro sull’ottovolante, è come avere quaranta di febbre ma senza battere i denti (al massimo, alla fine di qualche paragafo, battevo le mani). Si perché, iniziavo a leggere e mi infilavo il termometro sotto il braccio, credevo di essere io a delirare per la febbre, invece no, non ero io, era il libro! Avete presente le associazioni mentali, le visioni che si riescono ad avere con la temperatura a quaranta gradi? Intuizioni che in uno stato mentale normale non vi sognereste mai e poi mai di avere?. Ecco leggere quel libro per me era questo: i lati positivi della febbre senza averla veramente, come scandagliare gli anfratti più bui e irraggiungibili dell’essere umano, la notte dell’essere umano, però a comando. Mi era sufficiente aprire il libro e il viaggio iniziava.
Una scrittura modernissima, free writing totale, la trascrizione perfetta di come scorrono i nostri pensieri, in questo senso è a metà tra il saggio e il romanzo, perché leggere queste pagine è come studiare il funzionamento del cervello umano.
Ah si, oltretutto credo sia l’unico caso di titolo che è sintesi perfetta (in una sola riga) dell’intero libro. Mica poco…
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