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La Federazione Russa alla prova del multipolarismo

Creato il 05 maggio 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
La Federazione Russa alla prova del multipolarismo

L’articolo seguente è l’editoriale del direttore Tiberio Graziani al primo numero di “Geopolitica”, intitolato “Vent’anni di Russia“.

 
La strutturazione del nuovo sistema multipolare è condizionata principalmente dalla capacità della Russia di svolgere un ruolo proattivo in due importanti quadranti del Pianeta. Essi sono l’Asia Centrale e il Mediterraneo. Mosca, al fine di adempiere efficacemente tale funzione, deve rafforzarsi sul fronte interno. Putin, da poco rieletto alla presidenza della Federazione, sarà obbligato ad affrontare contemporaneamente importanti sfide, in particolare quelle connesse alla pace sociale, ai processi di ammodernamento del sistema economico-produttivo nazionale e all’adeguamento dell’apparato di difesa.

 

Venti anni di Federazione Russa

Sono trascorsi appena due decenni dall’implosione dell’Unione Sovietica e dalla contestuale fine del sistema bipolare sorto al termine del secondo conflitto mondiale. Venti anni sono in genere un lasso di tempo molto esiguo per analisi d’ordine geopolitico; tuttavia la riaffermazione della Russia quale attore globale in soli dodici anni merita una adeguata riflessione, utile per la valutazione degli orientamenti della futura politica estera di Mosca e, soprattutto, della sua prassi geopolitica in particolare aree del Pianeta.

La Federazione russa nata dalle ceneri dell’Unione Sovietica, dopo un primo decennio di instabilità, è riuscita efficacemente a riconfermare il proprio ruolo di gigante internazionale.

Nel delicato e fugace contesto unipolare – contraddistinto dalla progressiva espansione statunitense nella massa eurasiatica (peraltro attuata con la prassi delle guerre “umanitarie” nei Balcani, in Iraq e in Afghanistan) – Mosca, superate le iniziali difficoltà, ha recuperato pienamente il prestigio sia presso le Nazioni ex-sovietiche, sia presso gli attori globali emergenti, in particolare Cina, India, Sud Africa e Brasile.

Il ritrovato prestigio presso le nuove nazioni indipendenti ha consentito un sostanziale riequilibrio – appena offuscato dalla crisi georgiana del 2008 – dell’immenso spazio ex-sovietico. In tale nuovo assetto, che possiamo definire “gran-regionale” e proeurasiatico, la Federazione Russa, lungi dall’assumere una posizione egemone, ha privilegiato gli aspetti cooperativi volti allo sviluppo socio-economico ed alla sicurezza collettiva dell’intera area. La prassi cooperativa adottata da Mosca ha caratterizzato anche le successive relazioni intessute con i nuovi paesi emergenti – Brasile, India, Cina e Sud Africa. Con questi paesi, la Russia oggi costituisce, come noto, un formidabile raggruppamento geoeconomico denominato BRICS destinato ad incidere sempre più profondamente sui futuri scenari globali.

La riaffermazione di Mosca sul piano internazionale mondiale è stata quindi possibile grazie a due fattori principali: in primo luogo, grazie alla consapevolezza della classe dirigente russa capitanata da Putin circa il ruolo fondamentale della relazione che passa tra la coesione interna e gli assets strategici del Paese, e, secondariamente, in virtù del ristabilimento di nuove ed adeguate relazioni internazionali con il “estero vicino”.

La transizione uni-multipolare e l’ipoteca militare

Il ritorno della Russia quale attore primario nelle dinamiche internazionali, peraltro forte di importanti partenariati che raggruppano le maggiori Nazioni asiatiche (OTSC, EURASEC, OCS, la recente Unione doganale eurasiatica tra Russia, Bielorussia e Kazakistan) e il Brasile (BRICS), costituisce uno degli elementi essenziali che contrassegnano l’attuale fase di transizione dal sistema unipolare a quello multipolare. Oggi, nel contesto della strutturazione del nuovo ordine multipolare, la Federazione si trova, tuttavia, ad affrontare importanti sfide sul piano interno e, ovviamente , su quello internazionale. Le sfide del “fronte interno”, per alcuni versi analoghe a quelle che la Russia ha, date le difficili condizioni al contorno, brillantemente superato nel corso dei primi due mandati presidenziali di Putin, riguardano principalmente la pace sociale, l’ammodernamento della struttura pubblica, la modernizzazione dei processi industriali e l’adeguamento dell’apparato di difesa. Quelle internazionali concernono, invece, il consolidamento dello status della Russia quale nazione-continente, e, in particolare, la sua funzione nell’accelerazione del processo multipolare.

Vent'anni di Russia: il primo numero di GeopoliticaLe prove che la nuova presidenza russa si appresta ad affrontare sono strettamente connesse. Il superamento delle sfide interne, in particolare quella relativa all’ammodernamento dell’apparato difensivo, costituisce, infatti, la precondizione per la strutturazione del nuovo sistema multipolare. Come noto il sistema geopolitico occidentale, a guida statunitense, è interessato ad espandersi, per evidenti ragioni geostrategiche, in due aree “sensibili” del Pianeta: il Mediterraneo e l’Asia Centrale. Per quanto riguarda il Mediterraneo, gli USA e i suoi principali alleati (Gran Bretagna, Francia, Israele) praticano tale espansione mediante azioni militari dirette o coperte, come dimostrato nei recenti ed ancora attuali casi della Libia e della Siria. Lo scopo immediato degli strateghi del Pentagono è l’indebolimento, tramite frammentazione, della “cerniera mediterranea”, per assicurarsi una via di accesso verso lo spazio centroasiatico, programmaticamente definito dagli euroatlantici “Balcani eurasiatici”. L’insistenza statunitense nel tentare di risolvere le tensioni internazionali con la pressione militare, diretta o indiretta, testimonia sia la difficoltà dell’attuale Amministrazione guidata da Obama e dalla Clinton nel gestire per via diplomatica le dinamiche geopolitiche in corso, cioè la transizione uni-multipolare, sia l’inefficacia delle soluzioni finora adottate da Washington per superare la perdurante crisi economico-finanziaria che ha investito il sistema occidentale. La tenacia con cui Washington utilizza la leva militare, però, svela anche un altro elemento: l’inadeguatezza dei sistemi di difesa della Russia, della Cina e dell’India. Questa inadeguatezza viene, in particolare, dimostrata in sede del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ove, dopo i primi motivati dinieghi, Mosca e Pechino si trovano sostanzialmente costrette a subire l’iniziativa occidentale. In concreto, gli USA sembrano, per alcuni aspetti, tentare la carta della dissuasione militare, come in passato avevano fatto nel contesto del bipolarismo.

Tale carta, tuttavia, non sarà nel medio termine vincente, poiché il nuovo scenario geopolitico, altamente dinamico, tramite i partenariati sopra menzionati assume una fisionomia sempre più marcatamente multipolare che tende a limitare le pretese statunitensi anche sul piano militare.


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