La storica università partenopea Federico II difende i diritti e tutela gli studenti transessuali iscritti presso la propria sede. E lo fa creando il profilo “alias”.
“Gli studenti e le studentesse del nostro Ateneo che non hanno ancora completato l’iter previsto dalla legge”, spiega il professor Paolo Valerio in un’intervista effettuata al Corriere del Mezzogiorno, “fin dal 2010 possono richiedere un libretto universitario temporaneo in cui è riportato il nome che più corrisponde al genere percepito, anche se non hanno ancora effettuato alcun intervento chirurgico di cambio del sesso. Ma ora con l’informatizzazione delle procedure universitarie si rende necessario fornire agli studenti e alle studentesse transgender altre soluzioni.”.
L’Ateneo partenopeo, continua il docente, “sta per emanare un regolamento per l’attivazione e la gestione di una carriera alias per studenti e studentesse in transizione di genere”.
E questo comporta “la modifica della procedura informatica che gestisce la carriera degli studenti e delle studentesse e la raccolta dei dati di chi richiede il profilo alias. L’Università si impegna, quindi, ad attivare una carriera alias mediante l’assegnazione di un’identità provvisoria, transitoria e non consolidabile. Tale carriera alias resterà attiva fintantoché lo studente proseguirà i suoi studi universitari. Ciò garantirà agli studenti ed alle studentesse in transizione di genere di poter vivere in un ambiente di studio sereno, in cui i rapporti interpersonali siano improntati alla correttezza, al reciproco rispetto delle libertà e dell’inviolabilità della persona». Un progetto appoggiato in pieno dal rettore Gaetano Manfredi perché «sembra essere funzionale alla promozione di una cultura delle differenze e dell’inclusione, la sola in grado di favorire la libertà d’espressione ed il benessere psicologico degli studenti e delle studentesse».
Un’università all’avanguardia, dunque, in linea con ciò che succede già da tempo negli altri atenei europei e americani. Un progetto, quello del profilo alias, per tutelare la privacy dei transgender, evitando loro situazioni imbarazzanti.