Sono stati rilasciati questa settimana i risultati di una ricerca sull’utilizzo dei social media da parte dei principali mezzi di comunicazione spagnoli.
L’indagine segue ad un’altra effettuata specificatamente relativamente all’utilizzo di twitter da parte dei quotidiani catalani.
Ho pensato di segnalarla sia perchè tra quelle rese disponibili pubblicamente sul tema mi pare la più analitica, la più completa, sia in virtù delle similitudini tra Spagna ed Italia nell’utilizzo generale da parte degli internauti dei social media.
Elemento di comunanza di tutti gli studi è la mono-direzionalità dei media che nella grandissima maggioranza dei casi utilizzano i social media come veicolo di promozione dei contenuti sui loro siti web e non come strumento di dialogo, conversazione e apprendimento con chi li segue.
Anche il sottoscritto ha svolto qualche prova con alcuni quotidiani italiani, seppure non abbia nessuna valenza complessiva è comunque un indicatore, verificando come non vi sia mai una conversazione.
Le persone vogliono conversare con altre persone, il dialogo è [come noto] un processo bidirezionale, non vi è nulla di più frustrante che dialogare con dei feed automatici, spersonalizzati. Non a caso i mezzi di comunicazione hanno un evidenza ridotta all’interno dei social network.
Come diceva una campagna pubblicitaria che è rimasta nella storia della comunicazione, la fiducia è una cosa seria. I nuovi modelli di informazione giornalistica devono riconsiderare i concetti della qualità e della governance delle notizie, puntando su una diversificazione dei media a beneficio della partecipazione e soddisfazione del lettore.
Il giornalismo ed i giornalisti devono lavorare per il pubblico. Questo ad oggi, al di là delle iniziative individuali di qualche singolo giornalista più attento, non è avvenuto ancora. L’alternativa è perire.