Tutti conoscono la Festa di Piedigrotta ma pochi ne conoscono la sua storia. In realtà l’appuntamento napoletano di Piedigrotta ha radici antichissime che affondano addirittura nel periodo borbonico. L’evento si svolgeva nella notte tra il 7 e l’8 settembre, in occasione della Natività di Maria Vergine.
Pare che fin dalle prime luci del mattino del 7 settembre l’intero quartiere venisse addobbato a festa. Palazzi, cortili, strade e piazze adornati con fiori e festoni. Si narra che durante tutto il giorno sfilassero per le strade piccoli carri musicali dotati di vere e proprie orchestrine munite di mandolini e chitarre. A seguito di ogni carro, una folta schiera di scugnizzi addetti a suonare ‘a trummettella, tipico strumento “piedigrottesco” a forma di cono, interamente fatto di latta grossolanamente dipinto, in grado di emettere una sola stridula nota. La rumorosa sfilata aveva lo scopo di annunciare alla popolazione l’arrivo del grande concerto notturno.
Durante il concerto venivano presentati numerosi brani, le migliori 6 canzoni venivano poi premiate da un’apposita giuria. Proprio grazie alla Festa di Piedirotta nel corso degli anni esplosero grandi talenti e grandi canzoni, alcune di queste entrate poi “a gamba tesa” nella più profonda tradizione musicale partenopea. In particolare durante la Piedigrotta canora, nata nel 1835, ci fu un’esplosione di talenti che si espressero in dialetto e descrissero e cantarono in musica i sentimenti e i problemi della città.
Proprio attraverso quelle canzoni, i principali artisti di Napoli provavano a raccontare il malessere ed i disagi del popolo con ironia e sarcasmo. La Festa di Piedigrotta, consacrò l’Ottocento come il secolo d’oro della canzone napoletana, difatti proprio in quegli anni, grazie allo sviluppo sempre più marcato dell’editoria popolare, nacque l’industria musicale.
Pare che i primi editori delle canzoni piedigrottesche furono modesti tipografi che stampavano le canzoni più famose e amate dal pubblico, su piccoli fogli di fortuna rivenduti poi a pochi spiccioli dai venditori girovaghi. All’autore invece venivano regalate qualche centinaio di copie e qualche carlino.
Ricordiamo che la Festa di Piedigrotta diede vita ad alcuni dei classici più conosciuti della musica napoletana quali “Io te voglio bbene assaje” di Raffaele Sacco; “E spingole francese”, “Nannì! Meh dimme ca sì!” e “Marzo” di Salvatore Di Giacomo; “funiculì funiculà” di Peppino Turco e “O sole mio” di Giovanni Capurro.