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La fiera dell'atrocita': john kramer completa l'opera in saw 3d- il capitolo finale

Da Domenico Marotta
LA FIERA DELL'ATROCITA': JOHN KRAMER COMPLETA L'OPERA IN SAW 3D- IL CAPITOLO FINALE "Game Over". E' la frase che in questo e nei precedenti film si è sentita pronunciare fino all'ossessione insieme a "Vivere o morire. Fa la tua scelta", due motti in contrasto tra loro che hanno fatto di "Saw" una vera e propria saga cult, diventandone quasi i manifesti. Con questo ultimo capitolo -il settimo- proposto per l'occasione nel solito e ahimè ormai abusato formato in 3D, gli autori della saga (che, intendiamoci, sono spesso cambiati)si sono sbizzarriti con il loro estro sadico e violento per concludere in bellezza. C'è da dire che il film chiude degnamente il cerchio tornando perfino alle origini della prima pellicola del 2004 -indubbiamente la migliore, sia per la regia che per le trovate allora innovative e poi sviscerate fino alla nausea nei capitoli successivi, nei quali si arrivava talvolta ad una sorta di manierismo degli effettacci- e dando allo spettatore esattamente quello che vuole: un mix di violenza e adrenalina corredato da una trama che volge alla sua naturale conclusione, ripescando personaggi ormai dimenticati e non lasciando nulla al caso. Certo, le trappole e le relative scene di tortura in cui il sangue scorre a fiumi e le urla delle vittime massacrano i poveri timpani di chi guarda non mancano e spesso sembrano inserite gratuitamente, il che conferma una tendenza di ritorno dello splatter anni '70 e '80 ormai consolidata, che è relativa ad un mostrare gli orrori che diventa fine a se stesso e che francamente spesso mi lascia alquanto perplesso. Tuttavia in questo film la violenza è talmente esagerata e campanilistica da sfiorare il ridicolo e questo non è affatto un male: si giunge ad una (involontaria) ridicolizzazione della violenza in se data anche dall'uso di effetti non sempre molto credibili;più che l'atrocità visiva colpisce quella psicologica fatta di urla e di brividi causati più dalla situazione in sè che dalle veritiere o meno reazione del corpo delle vittime, che spesso sono sostituite da manichini gommosi. Ciò non toglie che "Saw 3D" rimane un film godibile e dopotutto soddisfacente, soprattutto per chi ama il genere e in particolare la saga, anche perchè l'inizio coincide con la fine del capitolo precedente; produttori e autori hanno cercato di spingere l'attenzione sul 3D, che fa gola agli appassionati perchè il risultato era stato molto appagante con "San Valentino di sangue", ma a mio parere in questo caso non p stato per niente sfruttato al massimo e, come nella maggior parte dei casi, era perfettamente evitabile, ma dopotutto questo è il capitolo finale e quando la vacca grassa muore bisogna spremerne il latte rimasto finchè si è in tempo.Una cosa che bisogna considerare sull'intera saga è che la storia complessiva è molto bella, controversa e fatta per dare una parvenza di critica sociale (resa però vana dalla manifesta volontà di impressionare con violenza insensata e gratuita -spesso le trappole erano addirittura suggerite dai fan- lo spettatore ), ma in realtà dietro si intravede la macchina per produrre soldi: ogni capitolo vanta un diverso regista e diversi sceneggiatori, così che la storia viene ogni volta rimaneggiata per poterla incastrare con gli altri episodi, così da giustificare le relative atrocità. la fortuna è che comunque è stato fatto un discreto lavoro e gli appassionati sono stati soddisfatti. Consigliato, ma con riserve. In fin dei conti non resta molto da dire sulla saga di "Saw", se non, finalmente, una cosa sola: "Game Over".

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