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La “figlia” orgoglio di papà Ricci

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Dopo aver parlato della puntata andata in onda il 7 settembre, inerente alle semifinali di Veline, mi seguo anche le semifinali che sono andate in onda ieri ed oggi a Cologno Monzese (Mi).

Avanti ieri sul palco c’erano le brune, dimezzate da otto a quattro, ieri le bionde hanno “subito la stessa sorte”. Entrambe le categorie sono state sottoposte ad alcune prove: La prova dello stacchetto, la visione del casting con sfilata in bikini e la comparazione senza trucco.

Tra uno sculettamento e l’altro, primi piani di sederi, format che ha sempre caratterizzato l’immagine della velina, ho notato però un tradizionalismo inesistente (e non innoquo) nelle edizioni precedenti, che danno l’idea della ragazza della porta accanto o meglio la brava ragazza acqua e sapone sullo stile Miss Italia.

Proprio ieri, dopo la visione della puntata, cerco in internet qualche informazione sulla nuova edizione di striscia e trovo questo video:

La “figlia” orgoglio di papà Ricci

C’è uno degli inviati di Striscia che sottolinea ben due volte che le veline devono essere ragazze per bene. Abbiamo già visto come nei media si sta diffondendo un linguaggio sessista che richiama all’idea di un’immagine femminile tradizionalista dal punto di vista morale (vedi Miss Italia e le dichiarazioni di prof. Becchi a la7), sopratutto dopo lo scandalo del Rubygate.

Questo continuo richiamo all’esigenza di ragazze acqua e sapone, con viso angelico e contemporaneamente con un corpo esibito che lascia ben poco all’immaginazione, sono frutti di una visione maschilista della morale sessuale femminile che si divide tra i due archetipi santa e puttana.

Se l’oggettivazione sessuale delle donne è un imposizione di un modo d’essere nel rapporto con l’altro genere sopratutto nell’approccio sessuale, il richiamo alla pudicizia è l’altra faccia della stessa medaglia.

Già l’anno scorso, Striscia dopo le accuse di “mercificazione della donna” è corsa ai ripari rivestendo le due veline allora in carica, Federica e Costanza, come se la polemica dipendesse solo dall’abbigliamento indossato dalle ragazze in scena.

Così facendo si è male-interpretata la polemica sul ruolo delle donne in tv, scambiandola come un richiamo alla pudicizia, mentre le Veline seppur più vestite continuavano indisturbate a sculettare e a non dire una parola accucciate davanti al bancone dove siedono due conduttori maschi attempati.

Cosa è cambiato? nulla, se poi vogliamo è anche peggio, poiché il richiamo alla pudicizia  e alla castità è un’altra delle tante gabbie che vengono imposte a noi donne.

Nessuna di noi ha mai detto che le veline andrebbero rivestite o tolte dalla televisione, noi abbiamo chiesto una tv che rappresenta anche le donne reali, quelle che la tv non ha mai sentito il bisogno di rappresentare, quelle che per la tv non esistono.

La polemica sulla strumentalizzazione delle donne in tv, o in particolare del proprio corpo è rivolta ad una tendenza delle tv commerciali e di Stato di rappresentare le donne SOLO in veste di veline, schedine, vallette o più in generale ragazze di bella presenza senza alcuna qualità artistica per di più umiliate e ridotte come oggetto, ridotte a stare mure per tutto il tempo, semi nude o a ripetere frasi a pappagallo “imboccate” dal conduttore come ochette ( come a L’Eredità dove le vallette sono piu’ vestite ma ricoprono un ruolo ornamentale).

Non è una coincidenza che questo ricorso a rivestire le ragazze di Striscia sia nato dopo lo scandalo del Rubygate (prendendo come pretesto il documentario il corpo delle donne e i giornali de l’Espresso) quasi voler ribadire che le ragazze di Striscia sono brave ragazze “malgrado le apparenze”, perché è ancora radicata l’idea che vestire in minigonna è sinonimo di puttana (e si sà che in questo Paese, se sei donna sei automaticamente una puttana). Oggi lo ripetono, devono essere ragazze per bene, sopratutto perché hanno ripreso a risvestirle.

Voi che ne pensate?

Mary



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