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La figura del padre è essenziale e non sostituibile

Creato il 19 marzo 2014 da Uccronline

famigliaOggi è la festa del papà perché è la festa di san Giuseppe, il padre di Gesù. Auguri a tutti i papà e a tutti coloro che portano questo nome tanto importante (tra cui il caro Joseph Ratzinger). Una festa che a breve sarà certamente vietata in quanto, secondo la nuova ideologia del genitore 1 e 2, discrimina chi non è papà o non potrà mai esserlo.

L’abolizione della festa è sostenuta affermando che privare un bambino del padre (o della madre), magari affidandolo ad una coppia dello stesso sesso, sarebbe totalmente ininfluente per lui. Il padre non serve a nulla, è semplicemente un incidente sociale, una necessità iniziale come ci hanno insegnato le femministe dal ’68 in poi, e può benissimo essere sostituito da una donna (anch’essa, dicono, non ha nulla di speciale e può benissimo essere sostituita da un uomo che finge di essere la mamma).

Se questa è la teoria, fortunatamente la ricerca medico-scientifica continua a dimostrare il contrario. Su “Psychological Medicine“ è stato infatti rilevato qualche tempo fa che, su un campione di 5631 soggetti, le ragazze i cui padri erano assenti durante i primi cinque anni di vita avevano più probabilità, rispetto alle ragazze i cui padri erano stati presenti, di sviluppare sintomi depressivi. Altri studi, invece, hanno sottolineato che i bambini cresciuti senza padre hanno cinque volte più probabilità di: essere poveri (US Census Bureau, Children’s Living Arrangements and Characteristics: March 2002, P20-547, Table C8); avere un rischio fortemente maggiore di assumere droghe e alcol (“The relationship Between Family Variables and Adolescent Substance Abuse: A literature Review”, Adolescence 114 (1994): 475-495); avere problemi di salute fisica e mentale (Hong, Gong-Soog and Shelly L. White-Means. “Do Working Mothers Have Healthy Children?” Journal of Family and Economic Issues 14 (Summer 1993): 163-186), avere minore capacità di apprendimento, eccetera.

I problemi dei bambini cresciuti in famiglie monoparentali sono un dato di fatto ormai, grazie alla mole di letteratura scientifica presente. Tuttavia, si sostiene che le coppie di sole donne colmerebbero l’assenza del padre e queste problematiche non sarebbero da riferirsi a chi cresce con due genitori (ovviamente almeno uno non biologico) dello stesso sesso. Eppure la posizione della psicoanalisi e del laico Sigmund Freud è nota a tutti, come ha avuto modo di ricordare Silvia Vegetti Finzi. Solo attraverso la rivalità con il padre, infatti, il bambino riesce ad interrompere il complesso di Edipo ed assumer «il posto che gli compete nella geometria della famiglia, assume una identità maschile e si orienta ad amare, a suo tempo, una partner femminile». La nota psicologa ha quindi spiegato: «non è irrilevante che il figlio di una coppia omosessuale non possa confrontarsi, nella definizione di sé, con il problema della differenza sessuale»

E’ infatti accertato che mamme e papà contribuiscono allo sviluppo del bambino in modo unico e insostituibile. La figura del padre, in quanto uomo, è vitale per la crescita del bambino e la madre non potrà mai sopperire a ciò, viceversa il padre non potrà essere una madre. Nel 1999 sul Journal of Marriage and Family Paul R. Amato e Fernando Rivera hanno verificato che i padri riescono a offrire un un contributo unico per il comportamento dei propri figli. Shmuel Shulman e Moshe M. Klein su “New Directions for Child and Adolescent Development” hanno concluso allo stesso modo spiegando: «i padri, più delle madri, trasmettono la sensazione agli adolescenti di poter contare su se stessi, così essi possono fornire un “ambiente facilitante” per il conseguimento, da parte dell’adolescente, della differenziazione dalla famiglia e del consolidamento dell’indipendenza» (pp. 41-53). David Popenoe, professore emerito di Sociologia presso la Rutgers University, ha invece spiegato: «Entrambe le dimensioni, quella materna e quella paterna, sono fondamentali per una efficiente, equilibrata educazione dei figli, in tre decenni di attività come scienziato sociale sono a conoscenza di dati in cui il peso delle prove è così decisamente schiacciante: nel complesso, per i bambini, le famiglie con due genitori eterosessuali sono preferibili alle altre forme di relazioni» (“Life without Father”, Harvard University Press 1999, p. 176). Su Families and Society, Erik Erikson, uno dei più apprezzati psicologi dello sviluppo in tutto il mondo, ha anch’egli osservato che le madri e i padri amano in modo diverso i propri figli e non sono affatto intercambiabili.

Il prof. Kyle Pruett, docente di psichiatria infantile presso l’Università di Yale, ha scritto un intero libro su questo intitolato: “Perché per il tuo bambino le cure del padre sono essenziali tanto quelle della madre”. Nel 2012 su “Psychology Today” è stato spiegato che «fortunatamente una nuova ondata di ricerca degli ultimi dieci anni ha delineato la psicologia del padre nei confronti del bambino, dettagliando come funziona e come si differenzia – a volte sensibilmente – dal legame tra madre e figlio. Ciò che emerge è l’inizio di un concetto veramente moderno della paternità, quello in cui vecchi presupposti si ribaltano. Lungi dall’essere un “incidente sociale”, la paternità risulta essere un fenomeno complesso e unico, con enormi conseguenze per la crescita emotiva e intellettuale dei bambini: il genitore padre è diverso rispetto al genitore madre». E attenzione, «non è semplicemente una questione di comportamento paterno diverso dai metodi materni. E’ il tessuto del legame padre-figlio ad essere diverso». Molto interessante a questo proposito l’ultimo lavoro degli studiosi W. Bradford Wilcox e Kathleen Kovner Kline.

Togliere appositamente il padre (o una madre) ad un bambino, obbligandolo a crescere senza di esso o con un suo sostituto del sesso opposto, significa renderlo orfano e privarlo di un contributo unico ed essenziale per il suo sviluppo equilibrato. Non a caso i teorici dell’omosessualità, fateci caso, si basano sempre sul presunto “diritto di essere genitori”, dimenticando puntualmente di concentrarsi sui “diritti dei bambini” e su ciò che sarebbe bene per loro. Al contrario, oggi Papa Francesco ha fatto gli auguri a tutti i papà, dicendo: «Chiedo per voi la grazia di essere sempre molto vicini ai vostri figli, lasciandoli crescere, ma vicini, vicini! Loro hanno bisogno di voi, della vostra presenza, della vostra vicinanza, del vostro amore».

La redazione


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