Il quadro
strutturale e produttivo
La regione Puglia è
specializzata nella coltivazione del frumento duro: la superficie investita a
tale tipologia di cereale è, difatti, la più estesa fra tutte le altre colture
praticate e da sola rappresentava nel 2010, con 342.501 ettari, il 26,6%
dell’intera SAU regionale e il 24,1% di quella a grano duro italiana. Le
aziende attive nella produzione di frumento duro in Puglia sono 40.141, pari al
19,7% del totale nazionale. La produzione regionale di grano duro risulta territorialmente
concentrata nella provincia di Foggia (con oltre 231.000 ettari) e Bari (circa
49.000), complessivamente pari all’81,7% della SAU pugliese investita a grano
duro; anche le aziende risultano concentrate negli stessi territori (68% del
totale).
Se consideriamo invece
l’evoluzione che nell’ultimo decennio ha interessato le aziende e le superfici,
in entrambi i casi abbiamo dati di riferimento in diminuzione, sia a livello
regionale che provinciale. Più in particolare, le aziende pugliesi che
coltivano grano duro sono diminuite tra il 2010 e il 2000 del 31,5% (una
variazione in linea con la media italiana) mentre la SAU ha registrato una
contrazione del 16,5% (sia in Italia che in Puglia). Questo ha fatto sì che le
superfici aziendali crescessero nell’ultimo decennio, fino a raggiungere gli
8,5 ettari/azienda del 2010 (nel 2000 erano pari a 7), dato che si mantiene al
di sopra di quello nazionale (6,9 ha).
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Grano duro: aziende e SAU per Provincia - 2010
Aziende
(n.)
Var. %
2010-2000
SAU
(Ha)
Var. %
2010-2000
Foggia
22.025
-21,0%
231.023
-14,8%
Bari
5.250
-18,1%
48.893
-15,0%
Taranto
2.421
-49,9%
16.633
-28,2%
Brindisi
1.593
-50,6%
8.248
-23,2%
Lecce
7.276
-47,1%
18.129
-18,5%
BAT
1.576
-36,1%
19.575
-22,1%
PUGLIA
40.141
-31,5%
342.501
-16,5%
ITALIA
202.790
-33,4%
1.419.106
-16,5%
Fonte:
ISTAT.
Quanto alla produzione,
grazie ad un significativo aumento delle rese produttive tra il 2000 e il 2010
(+15%), la contrazione delle superfici investite non ha condotto ad una
variazione di segno negativo dei volumi prodotti; nell’ultimo anno le quantità
prodotte di grano duro in Puglia sono cresciute di oltre il 10%, passando da
circa 737 mila a più di 813 mila tonnellate, pari al 21% dell’intera produzione
realizzata a livello nazionale nel 2011.
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Andamento della produzione di frumento duro in Puglia
Anni
Produzione
Resa
(tonnellate)
(tonn/ha)
2006
1.005.968
2,82
2010
736.894
2,60
2011
813.430
2,98
Variaz % 2011/2010
10,4%
14,9%
Variaz % 2011/2006
-19,1%
5,9%
Fonte:
ISTAT.
Nella tabella sono riassunti i valori relativi alla produzione e rese per
province; come si può notare, la produzione di tale cereale si concentra
principalmente nell’area nord-occidentale della Puglia (province di Foggia e
Bari); in particolare, nella sola provincia di Foggia, nel 2011 è stato
realizzato oltre il 65% della produzione di frumento duro dell’intera regione.
Si tratta tra l’altro dell’area con la maggiore resa a livello regionale, a
testimonianza della forte specializzazione.
Tab.
2.3.15 - SAU e produzione di frumento duro per provincia - 2011
Province
Produzione
Resa
(tonnellate)
(tonn/ha)
Foggia
530.000
3,21
Bari
89.370
2,70
Taranto
70.960
3,00
Brindisi
47.600
2,80
Lecce
38.000
2,00
Barletta-Andria-Trani
37.500
2,50
Puglia
813.430
2,98
Fonte:
ISTAT.
Una parte della
produzione transita in organizzazioni di produttori (il MIPAAF ne ha
riconosciute 2). L’organizzazione dei produttori del Tavoliere è quella per la
quale si dispone anche del valore della produzione commercializzata (€
2.172.747) e del numero di soci (62). [1]
Gli
aspetti economici e il commercio internazionale
L’analisi dei dati sul
valore della produzione di frumento duro in Puglia mette in luce come tra il
2010 e il 2011 si sia assistito ad una consistente ripresa del valore di tale
cereale, che è passato da 154 a quasi 257 milioni di euro (+67%), pari al 7,2%
del valore complessivo della produzione agricola della regione .
-
Andamento della produzione agricola ai prezzi di base del settore agricolo e
del frumento duro in Puglia (valori
correnti, 2000 = 100)
Fonte:
ISTAT.
La dinamica di lungo
periodo mostra un’elevata variabilità del valore della produzione del cereale,
determinata sia da variazioni significative nei livelli annuali di produzione
ma soprattutto da una rilevante volatilità dei prezzi.
Nello specifico, i
prezzi medi nazionali all’origine del frumento duro sono diminuiti del 60% tra
gennaio 2008 e gennaio 2009 e del 13% tra gennaio 2009 e gennaio 2010.
-
Andamento dei prezzi all’origine del frumento duro in Italia (euro per tonnellata)
Fonte: ISMEA.
Poi, dalla fine del
2010 e nei primi mesi del 2011 le quotazioni del grano duro hanno ricominciato
a salire, registrando un +72% tra gennaio 2011 e gennaio 2010, per poi
stabilizzarsi nei mesi a venire.
Per quel che concerne
invece gli scambi internazionali di settore, occorre innanzitutto specificare
come questi siano influenzati dalla presenza di rilevanti trader cerealicoli
aventi sede legale e strutture operative sul territorio regionale, come
segnalato in precedenza.
Nel 2010 le vendite di
frumento duro dalla Puglia al di fuori dei confini nazionali hanno quasi
raggiunto i 32 milioni di euro, un valore più che doppio rispetto a quello
registrato nel corso dell’anno precedente e pari, in quantità, a circa 135 mila
tonnellate, ossia il 18% della produzione complessiva di frumento duro della
regione. Considerando invece la dinamica di lungo periodo, si nota come la
regione abbia cominciato ad esportare grano duro in misura rilevante solo a
partire dal 2007. Nell’arco del decennio la crescita percentuale media annua è
pari a più del 43,8%, con tassi assi elevati proprio dal 2007.
Quanto ai più
importanti mercati di destinazione dell’export di tale prodotto dalla Puglia, è
interessante evidenziare come nel 2010 la totalità delle vendite all’estero di
frumento duro si sia concentrata verso il mercato extra-comunitario ed, in
particolare, verso un unico Paese, la Tunisia (il quale ha assorbito ben il
100% delle vendite all’estero di tale cereale); anche negli anni passati il
mercato di riferimento per l’export pugliese di frumento duro è stato quello
tunisino.
Trend
delle esportazioni di frumento duro dalla Puglia (migliaia di euro)
Fonte:
INEA.
L’industria molitoria e
pastaria italiana, così come quella pugliese, ha bisogno di ricorrere
all’approvvigionamento di frumento duro dai mercati esteri per poter coprire il
proprio fabbisogno di materia prima. [2] Le importazioni
pugliesi di tale cereale hanno superato i 304 milioni di euro nel 2010 (per
oltre 1,5 milioni di tonnellate); si tratta di un livello rimasto praticamente
stazionario rispetto a quello registrato nel 2009, ma superiore del 154%
rispetto a quello segnalato dieci anni prima con una variazione media annua
percentuale pari a più del 10%. A tale proposito, emerge come la dipendenza
dall’estero si sia ridotta: il saldo normalizzato[3], infatti, che evidenzia il grado di specializzazione o di dipendenza
dall’import, passa nel decennio da un valore di -97,9 a -81,0, dato certamente
ancora molto negativo, ma pur sempre in miglioramento rispetto al 2000.
È comunque necessario
sottolineare che il grano duro importato dalla Puglia (corrispondente, in
valore, al 56% dell’import nazionale di tale cereale nel 2010) non è destinato
esclusivamente al mercato regionale, ma è fonte di approvvigionamento per buona
parte dell’industria molitoria e pastaria del nostro Paese; di qui il ruolo giocato
dal Gruppo Casillo, che rappresenta la principale realtà aziendale italiana
nelle attività di smaltimento, stoccaggio e trading di cereali.
Nello specifico, i
principali fornitori di grano duro della Puglia nel 2010 sono soprattutto i
Paesi extra-europei, in primis Canada, Stati Uniti e Turchia; questi tre
mercati hanno contribuito nel 2010 ad oltre il 62% degli acquisti dall’estero
in valore di frumento duro della Puglia. Infine, solo il 21% dell’import di
settore è riconducibile ai Paesi dell’UE-27.
Trend
delle importazioni di frumento duro in Puglia (migliaia di euro)
Fonte:
INEA.
Alcune considerazioni di sintesi
L’analisi svolta ha
messo in luce come la Puglia sia una delle realtà di riferimento nell’ambito
della produzione nazionale di frumento duro; tuttavia, vi sono alcuni punti di
debolezza e criticità. Innanzitutto, per quanto concerne la fase agricola, il
comparto pugliese è caratterizzato da un rilevante peso delle aziende di
limitata dimensione che portano ad un elevato grado di frammentarietà del
tessuto produttivo e alla polverizzazione e discontinuità dell’offerta. Molto
spesso ciò contrasta con le pressanti esigenze delle fasi a valle, nei
confronti delle quali non sempre le
aziende agricole pugliesi sono in grado di garantire le quantità e le qualità
di materia prima richiesta.
In riferimento alle
attività di trasformazione e commercializzazione, il settore è contraddistinto,
invece, dalla presenza di limiti di natura strutturale che non consentono di
realizzare economie di scala, dalla scarsa concentrazione dell’offerta, dalla
carenza qualitativa delle strutture di stoccaggio (che spesso non sono idonee a
stoccare la materia prima in maniera differenziata a seconda della qualità,
comportando una scarsa omogeneità del prodotto ed una limitata differenziazione
delle partite) e dalla sovraccapacità di macinazione dei molini rispetto al
reale fabbisogno nazionale che porta al sottoutilizzo delle strutture
molitorie.
Inoltre, l’industria
molitoria regionale spesso deve sostenere elevati costi per rifornirsi della
materia prima necessaria, a causa sia delle forti oscillazioni di prezzo che
caratterizzano il grano duro, ed in generale i cereali, sia della dipendenza da
Paesi terzi per l’approvvigionamento [4]. In particolare,
il ricorso all’acquisto di frumento duro dai mercati esteri è legato, oltre che
a fattori di carattere quantitativo e qualitativo [5], anche a fattori
di ordine competitivo ed organizzativo, che costituiscono i punti di debolezza
sia della filiera regionale che di quella nazionale. Le importazioni di
frumento duro sono dunque complementari e non alternative alla produzione
nazionale e risultano particolarmente onerose per il comparto molitorio
pugliese ed italiano.
Alla luce di tali
considerazioni, sarebbe opportuno intraprendere percorsi di sviluppo di nuove
strategie aziendali e di scelte operative, che nel caso dell’industria
molitoria dovrebbero riguardare la politica di approvvigionamento di materia
prima nonché strategie relative alle politiche di fornitura all’industria
pastaria. Visti i punti di debolezza della fase produttiva, è necessario un maggiore
coordinamento verticale mediante una più forte integrazione contrattuale tra
aziende agricole e industria molitoria (anche attraverso lo sviluppo di forme
contrattuali innovative). Infatti, l’esigenza di un maggior coordinamento delle
relazioni di filiera diventa oggi – e ancor più in futuro – sempre più
pressante, sotto la più volte citata spinta della volatilità cha sta
caratterizzando il recente andamento dei mercati cerealicoli e della
conseguente esigenza, comune a tutti gli attori del sistema, di limitarne gli
impatti.
Il rafforzamento del
collegamento tra le richieste del settore industriale e i coltivatori è
fondamentale per poter garantire un’offerta rispondente alle esigenze
quantitative e qualitative (sia in termini organolettici che nutrizionali ed
igenico-sanitario) della domanda del comparto molitorio e per poter così
ridurre l’approvvigionamento di materia prima d’importazione; le strutture
agricole impegnate nella coltivazione del frumento duro dovrebbero dunque
individuare la dimensione del mercato di sbocco per quantità e qualità e
programmare e concentrare la produzione al fine di garantire un’immissione
fluida e costante sul mercato. Occorrerebbe altresì puntare sul miglioramento
qualitativo della produzione, attraverso l’implementazione di forme di
stoccaggio differenziato in funzione della qualità e la previsione di sistemi
di garanzia certificanti l’origine del seme.
[1] L’altra è la Concer, che conta
262 soci, ma per la quale non si hanno i dati sul VPC.
[2] Secondo l’Italmopa (Associazione
Industriale Mugnai d’Italia) la produzione nazionale di grano duro tende a
coprire mediamente il 55% del fabbisogno dell’industria molitoria italiana a
frumento duro.
[3] Rapporto tra il saldo (E-I) e il
volume di commercio (E+I)
[4] L’industria molitoria necessita
di disporre di materia prima di alta qualità (in particolare di alto valore
proteico) non disponibile in misura sufficiente sul mercato regionale e
nazionale.
[5] La volatilità dei prezzi del
frumento duro (e dei cereali in genere) è ormai considerata un fattore
strutturale ed è legata, principalmente, all’aumento dei consumi alimentari
(soprattutto nei Paesi emergenti), all’incremento dell’utilizzo dei cereali per
fini energetici, alla diminuzione delle produzioni a causa di fattori
climatici, all’annullamento delle protezioni da parte dell’UE e alla
liberalizzazione del mercato, alla riduzione delle scorte mondiali e al sempre
maggior collegamento, a livello internazionale, del mercato dei cereali alle
dinamiche del mercato finanziario.