Ne parlano tutte le religioni e mitologie del mondo - e, assai curiosamente, tutte concordano sul periodo (se non sull'anno esatto) in cui ciò avverrà.
I più precisi, come al solito, sono gli indù - che con i loro cicli universali (secondo i quali oggi siamo agli sgoccioli del Kali Yuga, l'era della distruzione che precede una nuova età dell'oro) tramandano cognizioni antichissime espresse dai Toltechi (dai quali i Maya mutuarono il loro calendario, concepito migliaia d'anni fa per conteggiare un grande ciclo che si concluderà nel 2012).
Il mondo occidentale invece è più legato alle visioni mistiche e alle profezie in chiave allegorica, primo fra tutte il libro dell'Apocalisse - o, nell'antico testamento, i libri di Daniele e di Geremia. Più qualche passo dei Vangeli, dove Gesù si "scuciva" un po'. Ed altre fonti meno note, che esamineremo in questa sede.
Con un'avvertenza, apparentemente poco rilevante, ma in realtà della più fondamentale importanza: il concetto di "mondo" è un concetto assolutamente soggettivo.
"Mondo" non è il pianeta Terra, bensì la rappresentazione che ognuno di noi si fa del luogo in cui si trova a vivere. Il mondo non è un oggetto statico, bensì un'idea dinamica; non una realtà concreta, bensì una rappresentazione astratta.
Ne consegue che "fine del mondo" non implica la distruzione del pianeta e la fine della razza umana.
"Fine del mondo" significa che si smetterà di interpretare la realtà nel modo oggi convenzionale, e si comincerà a concepire un diverso significato dell'esistenza. La "fine del mondo" non porterà allo sterminio del genere umano, ma a una rivoluzione nel modo di pensare e conseguentemente in quello di vivere.
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