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La fine della politica di L. Polastri

Creato il 24 gennaio 2014 da Conflittiestrategie

riceviamo e pubblichiamo

Il rapporto Ilo sull’occupazione ha stimato il numero di disoccupati nel mondo a più di 200 milioni (dato 2013) con un incremento su base annuale pari al 6%; in Italia i più penalizzati sono i giovani tra i 25 ed i 35 anni. Per contro nel mondo ci sono solo 85 persone, super ricche, che detengono un patrimonio (stimato in 1.700 miliardi di dollari) equivalente a quello di 3,5 miliari di persone. Il dato è stato è stato presentato a Oxfam alla vigilia del Forum di Davos che si terrà dal 22 al 25 gennaio 2014. Il rapporto sottolinea come “i più ricchi piegano la politica ai loro interessi”. E’ questa la conseguenza più grave ed evidente che ha prodotto la globalizzazione da quando la Cina, alla fine del 2001, è entrata a far parte del WTO. La sua entrata è stata caldeggiata dalle potenti lobby americane che hanno visto nella potenza comunista emergente “la più grande valvola di sfogo per eventuali crisi economiche”. Come aveva fatto in precedenza con il Giappone, l’America ha iniziato a stimolare l’economia cinese vincolandola al proprio debito e dunque alla propria moneta. Di fatto è stato stabilito un “cambio monetario indotto” tra dollaro e yuan. Da maggio dello scorso anno il gigante asiatico è diventato “acquirente diretto” del debito americano scavalcando Wall Street; una misura economica straordinaria che non era mai capitata. L’economia ha compiuto il suo ultimo passo trasformandosi a tutti gli effetti in politica (intesa proprio come modalità di governo) e vincolando la stabilità dei due paesi ad un cordone ombelicale indissolubile.

Del resto lo stesso pensiero, mutatis mutandis, era stato fatto anche con la nascita del progetto europeo. Delle lobby economiche sarebbero state garanti, super partes, degli interessi economici dei singoli paesi. Questo avrebbe comportato un intreccio indissolubile nei commerci tra le nazioni del vecchio continente ed una spoliazione delle sovranità monetarie. Il ritardo di questo progetto fu dovuto al fatto che sullo scacchiere internazionale USA e URSS si fronteggiavano a suon di armamenti atomici e pertanto l’Europa doveva far da cuscinetto. Crollato il comunismo le lobby economiche hanno avuto la via spianata per il loro disegno che ha portato ai risultati sotto gli occhi di tutti: disoccupazione, impoverimento, perdita della sovranità sia monetaria che dei confini, immigrazione incontrollata e via dicendo. Del resto i potentati economici ambiscono ad impoverire le masse per renderle schiave dei bisogni indotti dal capitalismo (oggi ci si indebita per un IPhone).

La politica (soprattutto in alcune aree particolarmente subordinate) con la globalizzazione è diventata schiava dell’economia. Nei tempi precedenti, quando le nazioni detenevano la sovranità monetaria e geografica si poteva parlare di predominanza della politica sull’economia ora, con la globalizzazione, è l’economia che comanda sulla politica riducendola a propria serva. Non a caso Obama sarà ricordato come il presidente più inconsistente della storia americana. Del resto è l’impersonificazione di una sub cultura che ben presto sarà eletta a pensiero unico mondiale. Nessun banchiere americano è finito in galera per il disastro economico che l’America ha esportato in tutto il mondo occidentale. L’emblema del FMI era diventato Strauss Kahn, un predatore sessuale senza ritegno. La corva Lagarde non è da meno. La politica, non essendo in grado di contrastare la velocità con cui i capitali si muovono sui mercati, è relegata a discutere di gay, marijuana o votazioni fanciullesche, come quella che ha portato Renzi a dettare le regole all’abusivo Letta ed altre amenità del genere, proprio perché non ha più nulla da dire. Per contro nelle UE i lobbisti hanno preso il sopravvento su tutte le decisioni politiche. Michael Petite, incaricato di limitare l’influenza dei lobbisti nelle UE, era un lobbista del tabacco e contemporaneamente presidente del comitato etico UE. Da una recente ricerca condotta da E. Heemskerk è emerso che l’Europa è l’unica sfera economica in cui l’élite economica è sempre più unita. L’Europa occidentale sarà la destinazione privilegiata per le fusioni e le acquisizioni nei prossimi due anni, con la conseguente distruzione del tessuto industriale locale ed un aumento inevitabile della disoccupazione.

Sul Volkskrant del 2 ottobre 2013 Frits Bolkestein, ex commissario europeo ed ex presidente del Partito liberale olandese Vvd, ha espresso così il suo pensiero sull’euro: “l’unione monetaria è stata un fallimento. L’euro si sta rivelando un sonnifero che ha spinto i paesi in deficit a non far niente invece di preoccuparsi della propria competitività. Il risultato è un’unione fallimentare che minaccia di assumere un carattere permanente. Una trappola da cui i paesi non sanno più come uscirne”. Per Bolkestein il crollo dell’euro sarà inevitabile e necessario. Del resto le lobby economiche stanno spingendo anche in Germania affinché si prenda sempre più in considerazione una disintegrazione dell’unione monetaria. “Prima o poi l’euro esploderà senza la coesione necessaria” ha ricordalo la Merkel qualche giorno fa. Chi si volesse rendere conto di quanto queste lobby siano importanti potrebbe prenotare un posto sul treno che collega Parigi a Bruxelles; è un concentrato delle élite politiche ed economiche che governano l’UE e che tra loro stabiliscono affari ed interessi sulla pelle dei cittadini. Da fonti ben informate Barroso ha un salottino personale su questo treno in cui incontra i maggiori emissari dei gruppi economici al fine di valutare le migliori offerte fatte dai lobbisti. Barroso, così come gli altri eurocrati non eletti da nessuno possono, può decidere fallimenti, salvataggi delle nazioni europee (si veda l’Irlanda) senza dover rendere conto a nessuno se non agli interessi personali di pochi potentati economici.

La prossima volta che si andrà a votare (se ci sarà), prima di mettere nell’urna la propria scheda (fasulla), si tengano ben presente questi concetti.


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