È tristissimo l’epilogo della crisi politica e istituzionale (sempre che sia davvero l’ultimo capitolo) innescata da Berlusconi per l’ennesimo tentativo di salvarsi dalla galera. Tenta il colpo di mano, il Cavaliere, ma non gli riesce. Gli si spacca il partito, gli sfuggono personalità finora sempre fedelissime come Cicchitto e Quaglierello, comincia a formarsi un nuovo gruppo che può e vuole fare a meno di lui. Uomo mediocre a Berlusconi manca il coraggio di andare fino in fondo e vota anche lui la fiducia a Letta, spiazzando i superfalchi come Bondi e Nitto Palma. Ma il danno è fatto: il partito si sta sbriciolando, la sua leadership è finita, persino il suo “popolo”, quello con le bandiere e quello che, con seri problemi grammaticali, opera sui social network, sembra abbandonarlo. Anche i giornali di sua proprietà e contrattualmente costretti a sostenerlo fanno fatica a trovare un solo argomento serio in sua difesa. Risorgerà? Non credo. Potrà avere un futuro politico, galera permettendo, ma molto minoritario. C’era gente che non aspettava altro, Formigoni, Casini, e ora che il re è nudo chi vuoi che vada a rivestirlo?
Luca Craia