Qualche visita ai vecchi amici, qualche stretta di mano ai vecchi sodali, qualche foto con i nuovi padroni: l’attivismo montiano si riduce a fare comparire la parola crescita nei titoli di giornali stracolmi di tasse, diritti negati, cialtronerie da neofiti, minacce alla libertà, cachinni contro l’antipolitica da parte di chi si rifiuta di fare politica, moniti vibranti dai reparti di geriatria. Crescita va sempre bene, rassicura, promette, illude e dopotutto è solo una parola che ognuno può interpretare come gli pare e che dunque si può spendere facilmente, soprattutto ora che uno dei complici dell’Europa tradita, rischia seriamente la poltrona. Che Hollande batte alla chiusa imposta.
Ma noi sappiamo che cosa intendono Monti, Merkel, Barroso e i liberisti di lungo corso con questa parola: privatizzazioni e liberalizzazione totale del lavoro. Poco importa che questo non serva a far crescere l’occupazione, che faccia carta straccia del modello europeo di sviluppo, che umili i diritti e crei una sempre più netta divaricazione sociale. Nel verbo liberista la crescita s’intende come aumento dei profitti i quali – per puro atto di fede che sfida i misteri più tetragoni delle fedi tradizionali e travalica nel magico- dovrebbero far aumentare la ricchezza globale.
E’ interessante a questo proposito, vedere cosa scrivono i finanzieri quando pensano di non rivolgersi a un pubblico generale, ma solo ai loro amici. Un sito francese (reporterre.net ) è riuscito a “beccare” un documento riservato riguardante il comportamento da tenere nel caso di vittoria di Hollande, scritto da Nicolas Doisy, capo economista di Chevreux, società d’affari del Crédit Agricole, che si occupa di operare sul mercato europeo per conto di 1200 grandi investitori istituzionali statunitensi e britannici, la più grande filiale d’affari europea in questo settore. E’ una lettura allo stesso tempo agghiacciante e istruttiva ed è per questo che vale la pena renderlo disponibile nella sua interezza, anche se è scritto in inglese : Chevreux-Hollande.
Ma per chi non volesse darsi tanta pena, il contenuto si può riassumere in quattro punti, tratti dal documento stesso:
- «Il mantenimento della zona euro condurrà automaticamente a breve termine alla liberalizzazione del mercato del lavoro e alla maturazione delle riforme sociali ed economiche rimaste ferme da più di 5 anni.
- In questo contesto il candidato socialista François Hollande dovrà chiarire la politica di riforme che egli sarà obbligato a fare, in contraddizione evidente con il suo attuale programma “irrealistico”. I suoi partner europei potranno fargli qualche concessione sulla sua politica di crescita anche se non è pertinente, ma l’obbiettivo primario della Francia sarà di restare nell’Eurozona e, altrettanto importante, di continuare a recitare la parte di co-leader con la Germania, anche al prezzo di una alta disoccupazione
- Quelli di Hollande sono argomenti elettoralistici rivolti sia al centro che alla sinistra ch evitano di mettere in luce i vincoli europei sulla politica interna francese per evitare che i voti socialisti si spostino su altri candidati. Ma ha già segnalato agli elettori centristi che non rimetterà in discussione le misure utili prese dal suo avversario a cominciare dall’eliminazione delle nefaste 35 ore.
- Infine, ed è per questo che il presente documento è redatto in inglese, in una maniera o nell’altra i mercati finanziari forzeranno la Francia a procedere nelle riforme. In tale contesto va focalizzata l’attenzione su un annuncio passato letteralmente inosservato secondi il quale l’European Excange si avvia a permettere la speculazione sul debito dello Stato francese.»
Da questo coacervo, anche fatta la tara sull’interesse di Chevreux di minimizzare l’impatto Hollande, emergono alcune verità:
1)che l’euro e l’Europa non sono più ciò che si era sperato o illuso che fossero, ma sono ormai diventati strumenti di pressione per le riforme tendenti a distruggere lo stato sociale e i diritti del lavoro.
2) che il sistema bancario e finanziario cercheranno “in una maniera o nell’altra” di affossare qualsiasi sostanziale mutamento politico che possa cambiare le cose.
Quando il premier parla col sorrisino compiaciuto (e anche un po’ ebete per la verità) di Europa e di crescita ora sappiamo di cosa davvero parla. E dobbiamo anche sapere cosa pensare di quelli che fanno finta di non vedere e di non sentire.