Titolo: La firma del puparo
Autore: Roberto Riccardi
Anno di pubblicazione: 2015
Pagine: 240
Casa editrice: E/O
Collana: Sabot/age
Genere: Giallo
Formato: Cartaceo ed E-book
Trama (dal sito dell’editore):
A volte le tracce del passato affiorano come sugheri nel mare. Ecco allora che Nino Calabrò, l’amico d’infanzia che Liguori ha arrestato per droga, annuncia di voler collaborare con la legge. Ad aprirsi è un vaso di Pandora, che porta l’ufficiale a indagare sulla scomparsa di un cronista palermitano. Di colpo il tempo non gli basta più: deve svelare il mistero, contrastare una guerra di mafia, decifrare i messaggi del puparo che muove i fili di tutto, proteggere i familiari del pentito minacciati dai sicari di Cosa Nostra e della ’Ndrangheta. Una nuova avventura dal ritmo incalzante, dove il realismo non preclude la possibilità di un finale imprevedibile.
Giudizio:
È ormai diventata una piacevole abitudine leggere le “avventure” del tenente Rocco Liguori, sorta di alter ego dell’autore. Nel presente romanzo ritroviamo una vecchia conoscenza, quel Nino Calabrò amico d’infanzia del tenente ma destinato sin dalla nascita a prendere una strada ben diversa, in quanto giovane promessa della ‘ndrina locale. Dopo averlo arrestato anni prima per traffico di cocaina, Liguori è chiamato a proteggere la famiglia del malavitoso che ha deciso di pentirsi e collaborare con la giustizia. Un compito non semplice, anche per le implicazioni personali e i ricordi di quando i due scorrazzavano insieme per le stradine di un piccolo paese dell’Aspromonte. Il tenente, nel frattempo, è stato trasferito presso il nucleo investigativo di Palermo e in città ha modo di rincontrare Vera Morandi, la donna che gli fa ancora battere il cuore. Liguori si trova subito coinvolto nelle indagini sulla scomparsa di uno scomodo giornalista siciliano avvenuta anni prima. Sin dal suo arrivo riceve i classici avvertimenti di stampo mafioso, mentre a Palermo sembra essere scoppiata l’ennesima guerra intestina fra clan per il controllo del territorio. Ciò lo porterà a conoscere il Puparo, il grande vecchio che tira le fila di ogni cosa restando nell’ombra e senza il cui consenso nulla accade.
Riccardi, dopo anni d’esperienza sul campo, si districa con naturalezza fra argomenti e situazioni a lui familiari. Oltre all’abilità nel descrivere le tecniche investigative e i procedimenti giudiziari, gli va dato atto di aver riportato nel romanzo i profumi e i colori di una Sicilia in cui la presenza della mafia si fa, purtroppo, sentire sempre. Suggestive, seppur nella loro drammaticità, sono le parti iniziali nelle quali viene descritta la mattanza dei tonni, un rituale tanto antico quanto sanguinario. Pagine che si accompagnano alla feroce esecuzione di un affiliato, reo di aver sgarrato e che, prima di soccombere, si dibatte proprio come un tonno durante la mattanza. Non mi resta che attendere il prossimo “episodio” e invitarvi alla lettura di questo e dei due precedenti, Undercover. Niente è come sembra e Venga pure la fine, se ancora non lo aveste fatto.
Sull’autore:
Roberto Riccardi, colonnello dell’Arma e giornalista, è nato a Bari nel 1966 e vive a Livorno. Ha lavorato a Palermo negli anni delle stragi e poi in Calabria, a Roma, in Bosnia e Kosovo quale elemento dei contingenti di stabilizzazione. Con il personaggio di Rocco Liguori ha già̀ firmato per la collezione Sabot/age delle Edizioni E/O il noir imperniato sul ruolo degli agenti sotto copertura Undercover. Niente è come sembra (2012), che ha vinto i premi Biblioteche di Roma, Azzeccagarbugli e Mariano Romiti, e il romanzo sullo sfondo delle guerre balcaniche Venga pure la fine (2013), candidato al Premio Strega 2014, che ha ottenuto riconoscimenti ai Festival del noir di Serravalle e Suio Terme. Ha inoltre all’attivo due romanzi nel Giallo Mondadori, il primo dei quali, Legame di sangue, gli ha fruttato il premio Tedeschi nel 2009. Ha pubblicato tre libri sulla Shoah per l’editrice Giuntina: Sono stato un numero (2009), La foto sulla spiaggia (2012) e La farfalla impazzita (2013, scritto insieme a Giulia Spizzichino). Con Sono stato un numero, opera premiata da “Adei-Wizo”, l’Associazione Donne Ebree d’Italia, si è aggiudicato il premio Acqui Storia.
Massimo Minimo