Venerdì 1 maggio sono stati aperti i cancelli dell’Expo 2015, l’Esposizione Universale ospitata quest’anno dalla città di Milano, che per sei mesi diverrà “vetrina mondiale” per, secondo le stime, venti milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo.
“Nutrire il pianeta, energia per la vita” è il leitmotiv dell’intero evento, che vuole essere occasione di dialogo internazionale intorno ad una tematica di attualità e interesse universale, ovvero il connubio tra la produzione e il consumo in base alle esigenze alimentari dell’uomo e alle risorse disponibili. Da questo confronto verranno lasciati in eredità gli elementi educativi di ogni mostra, il cui scopo non è solo quello di aumentare la consapevolezza degli individui per orientarli verso modelli economici, sociali e produttivi più sostenibili, ma anche quello di formare circa la sostenibilità nel campo ambientale e lo sviluppo di nuove tecnologie agroalimentari.
Perché ottimisti?
Expo 2015 andrà a toccare tematiche relative ai macro-settori scientifico-tecnologico, socio-culturale e della cooperazione per lo sviluppo; le sue sfide primarie saranno quelle di garantire un’alimentazione sana, eliminare denutrizione, malnutrizione e le malattie che queste possono generare; la combinazione di ricerca e innovazione alle diverse culture e tradizioni; l’educazione ad un’alimentazione corretta ed equilibrata; il rispetto dell’ambiente e della della biodiversità per una maggiore tutela della sicurezza del cibo; lo sviluppo di nuove tecnologie e metodi per produrre cibi sani e monitorare adulterazioni e contraffazioni dei cibi.
Sono in tutto 55 i Paesi che potranno, ognugno a suo modo, sviluppare questi nuclei tematici all’interno di un proprio padiglione. Tuttavia, vista la rilevanza delle sfide poste da Expo, gli altri 88 Paesi impossibilitati a presiedere un intero padiglione hanno a disposizione uno spazio all’interno di nove appositi clusters, in cui i partecipanti non sono divisi in base all’area geografica di appartenenza, bensì secondo identità tematiche e filiere alimentari. In questi ambienti verranno proposti mercati, eventi, mostre e degustazioni, in base all’interpretazione dei diversi temi, ovvero riso, cacao, caffè, frutta e legumi, spezie, cereali e tuberi, bio-mediterraneo, isole, mare e cibo, ed infine zone aride. Oltre a questi padiglioni saranno presenti altri percorsi, il cui denominatore comune è il “Padiglione Zero”, che riproduce un pezzo di crosta terrestre e dei suoi paesaggi, al cui interno i visitatori vengono accompagnati in un percorso sulla memoria dell’umanità, dalle origini ai nostri giorni, alla scoperta del tema centrale di questo evento: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”.
Expo non è solo occasione per condividere tradizioni e culture e sviluppare nuove tecnologie che abbiano un impatto sostenibile sul nostro pianeta, ma anche un’opportunità per l’Italia: secondo le stime degli organizzatori si creerebbero 19 000 posti di lavoro solo all’interno del sito, la nostra eccellenza nel settore alimentare sarebbe messa in risalto nel mondo e i benefici che non solo la città di Milano ricaverebbe dall’afflusso di visitatori stranieri permetterebbero di aiutare il rilancio dell’economia italiana.
Perchè pessimisti?
Accanto ai cosiddetti “expottimisti” troviamo critiche e proteste: si contesta la corruzione nella concessione degli appalti, oppure la semplice disorganizzazione e il pressappochismo. Tutti però concordano nel rilevare alcune contraddizioni: la prima concernente i ritardi nei lavori e lo sforamento della spesa, prevista inizialmente intorno ai 10 miliardi di euro, salita poi almeno a 14; l’arresto di numerosi dirigenti, politici e imprenditori accusati di corruzione e speculazione immobiliare; la presentazione di sponsor come McDonald’s e Coca Cola, nonostante uno dei motti dell’Esposizione sia “riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri”, che per alcuni farebbe ricadere Expo in un mero intreccio di interessi di mercato. Infine, ancora più numerose, le polemiche sulla sicurezza di Milano, soprattutto viste le violente manifestazioni che sono state sfruttate da gruppi di black-block per mettere a ferro e fuoco la città il giorno dell’inaugurazione. Secondo il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, vi è ora la massima garanzia di sicurezza su tutti i fronti: la polizia sta attuando strategie di intervento mirate a non provocare danni troppo ingenti o episodi di violenza gratuita ancora più gravi, e per il futuro si farà in modo di non lasciare sfilare cortei di protesta nei centri città in giornate in cui si svolgono eventi “ad alto rischio”; le questioni degli appalti e della burocrazia troppo pesante sarebbero stati in buona parte risolti grazie ad un controllo più attento, garantito dalla nomina del commissario anticorruzione Raffaele Cantore. Infine, per quanto riguarda i ritardi, sempre il sindaco milanese afferma che “Nel 1900 l’Expo di Parigi fu un successo, ma il giorno dell’inaugurazione quasi nessun padiglione era pronto”.
A cosa deve servire Expo2015
Al di là,tutte le critiche e scontri di opinione, occorre forse soffermarsi sull’aspetto di più ampio raggio di Expo, ovvero l’impegno comune nel combattere la fame nel mondo che si protrarrà oltre il 31 ottobre 2015, in sinergia con gli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite. Come afferma anche l’ex Ministro degli Esteri Federica Mogherini, attuale Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e Politica di sicurezza dell’Unione Europa, “la sfida di combattere la fame nel mondo sembra una cosa così aleatoria, in realtà è un obiettivo molto alto che deve guidare le nostre scelte politiche in tutti i campi”.
Valentina Semeghini
Bibliografia
Sito ufficiale Expo 2015: http://www.expo2015.org
“Milano punta sull’Expo tra scandali e ritardi”, di Elisabetta Povoledo, tratto da “L’Internazionale”, n°1100, pag. 32,32
Sito http://www.internazionale.it, sezione “Expo 2015”, rassegna di articoli su Expo 2015