Sono con la mia dolce metà in uno dei charity shops (negozietti dell’usato gestiti da assocializoni benefiche come Cancer Research UK, Oxfam, British Hearth Foundation etc, etc, etc) che abbondano in ogni angolo dell’Inghilterra. Una ragazzona di colore sta guardando con aria annoiata un paio di tovaglie con decorazioni di Natale.
‘Ma vendete solo queste?’ chide piuttosto sgarbata alle due anziane signore modello Miss Marple che stanno dietro al banco. ‘Al momento sì… Sa, è il periodo…’ Risponde una delle due Miss Marple con aria di scusa. ‘Non va bene.’ Brontola la giovanotta. ‘Hanno tutte le decorazioni di Natale! Voglio una tovaglia senza le decorazioni di Natale. E non ne avete neppure una!’ Il tono è piatto e perentorio. ‘Vendiamo quello che ci viene donato. Se vuole una tovaglia senza le decorazioni di Natale deve andarla a compare nuova.’ Risponde l’altra Miss Marple, questa volta con aria meno di scusa. Che il discorso non fa una piega, diciamocelo. Ma la ragazzona non la pensa affatto così e si lancia in una tirara su come Natale non faccia parte della sua religione, che viene dal Ghana lei, e non vede perchè deve festeggiare Natale solo per il semplice fatto che vive in Inghilterra. Uh!
Verissimo, penso io. E nessuno le vieta di non-festeggiarlo tutte le volte che vuole. Basta che non rompa le palle a chi vuole farlo, soprattutto se quest'ultimo (come le due vecchiette, la mia dolce metà e io) è a casa propria.
Le due Miss Marple si lanciano uno sguardo allarmato. Che stiamo entrando nel pericoloso territorio della political correctness: un passo falso da parte delle due arzille vecchiette, una parola sbagliata e la giovanotta potrebbe decidere di fare causa all’associazione che gestisce il negozio per (chessò) discriminazione. E la cosa terrificante è che potrebbe vincere.
Che l’Inghilterra è prigioniera della political correctness, la correttezza politica come racconta la scrittrice Gaia Servadio nel libro che sto leggendo ora che si chiama C’è del marcio in Inghilterra (regalatomi dal babbo, che sia un messaggio subliminale??). La political correctness è ovunque, ma in Inghilterra è stata elevata all’ennesima potenza, è stata istituzionalizzata e nessuno (e dico nessuno) osa ignorarla, tanto da portare la preside di una scuola delle Middlands, la regione che fa capo a Birmingham (patria dei mei Duran Duran) a proibire il caffè nero nella mensa per non offendere una parte della scolaresca (giustamente la Servadio si chiede come se la cavarono con il caffelatte e me lo chiedo anch’io …) in certi posti le luci di Natale sono state ribattezzate 'White Lights' invece di 'Christmas Lights' per non offendere le minoranze etniche che professano altre religioni e in certe scuole ai bambini è stato vietato di augurarsi 'Buon Natale', ma 'Buone Vacanze.' Che quello che all’inizio della mia avventura inglese mi sembrava un modo di vivere altamente civilizzato, dopo dodici anni mi appare esattamente per ciò che è: un’obsoleta esagerazione al limite della follia. Al museo i miei colleghi che appartengono a minoranze etniche, in quanto tali, sono praticamente intoccabili.
Mi chiedo quando questo a questo paese sarà concesso di smettere di fare ammenda publicamente per aver praticato la schiavitù, anche se l’Inghilterra è stata la prima nazione ad abolirla nel 1808. Sarebbe come se mi aspettassi scuse continue dalle mie colleghe tedesche perchè durante la II guerra Mondiale i nostri nonni si sono sparati addosso. Che esiste anche quella cosa cosa che si chiama positive discrimination, la discrimiazione positiva. E non è meno offensiva dell'altra.