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La fondazione Susan G. Komen dice “stop” alle embrionali

Creato il 17 febbraio 2012 da Uccronline

La fondazione Susan G. Komen dice “stop” alle embrionaliContinua la polemica sull’utilizzo a scopo terapeutico e di ricerca delle cellule staminali embrionali umane, un materiale che richiede l’uccisione di un embrione umano. La più importante fondazione contro il cancro al seno degli Stati Uniti, la Susan G. Komen for the Cure Foundation, ha recentemente annunciato che i risultati delle proprie ricerche con cellule staminali embrionali sono insoddisfacenti e ha conseguentemente cessato di finanziare borse di studio per ricerche analoghe.

Per il momento, si tratta di una sospensione e non di una cessazione stabilita definitivamente, ma ciò non ha impedito all’Huffington post di scrivere che così la fondazione si fa una “cattiva reputazione” perchè avversa le cellule staminali embrionali per “motivi ideologici”. L’annuncio segue la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea, segue il “basta embrionali” pronunciato dalla prestigiosa prestigiosa azienda americana di biotecnologie Geron Corporation, pioniera della ricerca con le embrionali, ma anche lo “stop” arrivato da Ian Wilmut, ”papà” della pecora Dolly, che si è dichiarato perplesso sull’opportunità di insistere nell’uso delle cellule staminali embrionali, dicendosi piuttosto favorevole a scommettere su quelle adulte.

All’Huffington Post ha risposto la dottoressa Theresa Deisher, fondatrice di AVM Biotechnology, che si è dedicata allo sviluppo della tecnologia medica pro-life, il lavoro con le cellule staminali embrionali è guidato da considerazioni economiche più che scientifiche: essendo cellule che proliferano e si moltiplicano rapidamente in vitro, sono relativamente poco costose, ma anche poco utili terapeuticamente, perchè è difficile tenere sotto controllo in vivo la crescita dei tessuti che ne derivano.  Allo stesso modo la pensano numerosissimi ricercatori italiani, ad esempio.

Libero da ogni implicazione etica è invece l’uso di cellule staminali provenienti dal sangue del cordone ombelicale; l’utilizzo di queste cellule si sta rivelando sempre più promettente, anche per il trattamento per lesioni del midollo spinale e sclerosi multipla. Anche, in un futuro molto prossimo, per riparare il sistema cardiovascolare in neonati affetti da cardiopatie congenite, o addirittura ricostruire l’intero cuore, facendo moltiplicare le staminali cordonali autologhe (cioè del cordone ombelicale di quel bambino stesso) su un substrato progettato appositamente. Possibilità molto concreta e interessante, considerando che un bambino ogni 120 nasce oggi con un difetto cardiaco, la forma più comune di malattia congenita.

Linda Gridelli


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