Attualmente si sta assistendo ad un’ampia diffusione di progetti di formazione rivolti ai genitori, spesso organizzati da enti e da associazioni che si occupano di educazione. Ma di cosa si tratta e qual è il loro scopo? Analizziamoli nel dettaglio.
Essi, solitamente condotti da psicologi, mirano a valutare e a valorizzare le competenze educative possedute dai genitori e a rilevare eventuali carenze che potrebbero essere colmate con l’acquisizione di nuove abilità.
Si articolano solitamente in due percorsi; il primo è di tipo informativo-teorico ed è teso ad illustrare gli studi e le teorie che si sono rivelate efficaci in tale campo; il secondo invece, è di tipo pratico-esperienziale e prevede l’utilizzo di diverse metodologie come il role-playing, il brainstorming, l’organizzazione di laboratori e le simulazioni, tutto condito dalle importantissime discussioni di gruppo durante le quali si ha la possibilità di condividere le intuizioni e le nuove tecniche apprese.
Ogni genitore, in questi percorsi, ha la possibilità di raccontare la propria storia ed esperienza, in modo da confrontarsi con altre persone accomunate dall’intento di apprendere (e riflettere) circa le strategie migliori per gestire e superare le difficoltà, che quotidianamente si presentano nel contesto familiare.
Il compito dello psicologo è quindi quello di coinvolgere i partecipanti agli incontri, utilizzando tecniche e strategie di conduzione dei gruppi, spingendo ciascun partecipante a parlare, interagire con l’altro e confrontarsi.
In questi contesi è inevitabile che i partecipanti ripensino al loro passato, alla loro infanzia ed al rapporto con i propri genitori, spesso rendendosi conto di come la crescita dei loro figli sia strettamente legata alla loro personale esperienza. Questo è assolutamente positivo, poiché implica una riflessione sui propri limiti e sulle proprie debolezze, ma anche sui propri punti di forza, rendendo il genitore più consapevole del processo educativo in atto.
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