In tempi non sospetti a proporre l’istituto, chiamato del “reverse mortgage” fu proprio Elsa Fornero, l’attuale ministro del Welfare, che dipinse questo meccanismo come un’occasione per gli anziani di ottenere un prestito per aiutare i loro congiunti o se stessi anche sulla via del tramonto. In parole povere – dico io – sarebbe stato sufficiente accettare le condizioni capestro della banca et voilà! Le jeux son fait!
Ebbene, a quanto pare la Fornero ama questo genere di fregature. Ecco che allora ci ritenta con un’altra proposta che, fatta dal Governo Berlusconi, avrebbe sollevato un polverone mediatico di quelli megagalattici, con l’aggravante che all’epoca al Welfare c’era l’odiato ministro Sacconi. Oggi però c’è il sobrio Monti e la sua spalla Fornero, sostenuto anche dalla sinistra (che peraltro ipocritamente si indigna se un giornalista offende il Presidente del Consiglio, carineria che non usò mai durante il regno di Silvio III°). Dunque tutto bene, tutto normale. Ma cosa propone la ministra piangente? Ecco:
Non si può pensare che lo Stato sia in grado di fornire tutto in termini di trasferimenti e servizi…
Giusto, e dunque? Dunque:
Sia il privato che lavora per il profitto sia il volontariato no profit sono necessari per superare i vincoli di risorse. Il privato, in più del pubblico, possiede anche la creatività per innovare e per creare prodotti che aiutino i disabili. La sinergia tra pubblico e privato va quindi rafforzata…
Ma di cosa parla la Ministra? Ovviamente dei prodotto assicurativi, e dunque delle assicurazioni, le sorelle gemelle delle banche. Precisa infatti:
Per evitare accuse di raggiro o frodi, il ruolo pubblico dovrebbe dare credibilità inserendosi nella relazione tra la persona e il mondo assicurativo. C’è bisogno di innovazione finanziaria e creatività…
In altre parole la disabilità — quella vera e cioè non quella fasulla dei furbetti — dovrebbe essere aperta al settore privato e cioè al mondo assicurativo che in questo modo si sostituirebbe al Welfare pubblico. Non più dunque pensioni di invalidità o non solo queste, ma anche rendite assicurative, che però comporterebbero un trasferimento di costo dallo Stato ai privati disabili o loro famigliari, con grassi e lauti affari per le imprese di assicurazioni.
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Insomma, un ulteriore tassello del pensiero di questo Ministro e del Governo che rappresenta, tutto orientato a far fare affari a banche e assicurazioni. E per quanto io non sia per principio contrario alle privatizzazioni e all’utilizzo del canale privato e assicurativo anche nei settori del Welfare, ritengo che questo canale debba essere concorrenziale e mai alternativo al secondo. E sicuramente non preponderante, poiché il pagamento di un premio assicurativo è una spesa tale che alla fine garantirebbe solamente chi ha un reddito capace di sostenerla, tagliando fuori gli strati più deboli della società.
Infine un appunto. L’articolo fonte, piuttosto critico, cita a sproposito il Ministro Tremonti quando ebbe ad affermare che l’Italia non può essere competitiva con due milioni di disabili. L’autore dell’articolo non ha inteso le parole dell’ex Ministro, che certo non si riferiva ai disabili veri quanto al malcostume di fingersi disabile per non lavorare e dunque contribuire al progresso sociale e al benessere economico, scegliendone di essere piuttosto parassita. È chiaro che questo genere di furberie rende il nostro paese meno competitivo.
Fonte: Fishonlus