Mettetevela via, ognuno di noi dispone di una dose limitata di forza di volontà, e se tirate troppo, alla fine si esaurisce. Brutta notizia, per quelli che devono sottoporsi a una commissione di esame (o anche a dei giudici in un processo) appena prima dell’ora di pranzo o della pausa: la forza di volontà si nutre di glucosio, l’alimento principe del cervello, e quando il glucosio scarseggia, la forza di volontà scema, tanto che si è meno disposti a correre rischi. Il risultato: voti più bassi e, in casi estremi, rifiuto della libertà provvisoria. Quando siamo a corto di forza di volontà, siamo più inclini all’egoismo e meno sottomessi agli standard sociali (per gli uomini potrebbe essere più difficile trattenersi dal ruttare: un esempio che mi viene in mente perché ieri sera al cinema uno davanti a me ha dato sfogo ai suoi miasmi, e non si trattava di un adolescente, ma di un padre di famiglia che non ha neanche chiesto scusa).
Quando siamo a corto di forza di volontà, è più difficile scegliere, perché scende la nostra capacità di rinunciare alle opzioni (la scelta è sempre una rinuncia parziale), ecco perché ci dicono di non far mai la spesa a stomaco vuoto. E le scelte stesse esauriscono la nostra FDV, ecco perché al supermercato le cacatine ce le mettono davanti alle casse, quando uno è sopravvissuto alla lettura di centinaia di ingredienti e scatolette e prezzi.
C’è di buono che nel lungo periodo la forza di volontà si può allenare. Si parte da piccole cose: innanzitutto l’autosservazione. E poi l’azione conseguente. Ad esempio, se prendiamo l’abitudine di osservarci e ci accorgiamo di star seduti con la schiena piegata, raddrizziamoci. Col tempo, il cervello prende l’abitudine alla consapevolezza e questo influenza molti altri atteggiamenti.
Il segreto è concentrarsi sullo sforzo di modificare una determinata abitudine. Potete cominciare sforzandovi di usare l’altra mano per compiere certi gesti. Molte abitudini sono legate alla mano dominante, che per la maggior parte delle persone è la destra. Obbligarsi a cambiare mano è un esercizio di autocontrollo. (…). Un’altra strategia per allenarsi è sforzarsi di cambiare le proprie abitudini di linguaggio, che sono anch’esse profondamente radicate. Per esempio, potreste impegnarvi a usare i congiuntivi correttamente anche nel parlato, di evitare i “cioè” e i “dunque e, naturalmente, le parolacce.
Nel corso di numerosi esperimenti, è stato notato che i soggetti miglioravano anche in ambiti della propria vita che non avevano niente a che fare con gli esercizi che si erano sforzati di fare. L’autodisciplina, insomma, aumenta in tutti i campi. Ecco perché gli alcolisti anonimi devono rinunciare anche all’alcool.
Molto importante, per garantire la durata della FDV, è prendere impegni vincolanti e, in qualche modo, pubblici: parlare dei propri obiettivi a familiari e amici, oppure nei social network, o scriverli. Anche pensare agli altri può far aumentare la propria autodisciplina, perché è un esercizio costante per tenere sotto controllo l’egoismo innato. Non è una fatica che dura tutta la vita: si tratta di prendere delle buone abitudini, poi, come tutte le abitudini, vanno avanti da sole.
Concentrarsi sul momento presente e su pensieri pratici indebolisce l’autocontrollo, mentre i pensieri complessi, astratti e a lungo termine lo aumentano. Questo è uno dei motivi per cui le persone religiose ottengono ottimi risultati nelle misurazioni dell’autocontrollo e perché quelle non religiose (…) traggono beneficio da altri tipi di pensieri trascendentali e idealistici.
Molto interessante il capitolo sulle diete: è lungo da riportare qui, ma lo riassumo dicendo che non è vero che le persone grasse dispongono di poco autocontrollo, il cibo è un discorso a sé.