Ieri pomeriggio sono stata a Forlì, per vedere la mostra “Liberty, uno stile per l’Italia moderna” allestita presso i Musei San Domenico. Vi dico subito che la mostra è realizzata molto bene: è interessante, accattivante, ipnotizzante e catapulta in un’Italia di inizio ‘900 che ha inventato e diffuso uno stile comune a tutte le arti da cui si rimane inesorabilmente attratti. La mostra è aperta fino al 15 giugno, per cui se volete saperne di più su quello che venne anche chiamato lo stile floreale, distintivo della classe borghese dell’epoca, siete ancora in tempo per pianificare la vostra visita.
Alla mostra – e in generale al Liberty italiano – dedicherò un momento di approfondimento a breve. Ho già in mente tutto quanto e sono alla ricerca delle immagini che possano accompagnare le mie parole, ma non voglio rovinare la sorpresa a chi tra voi deciderà di visitare la mostra. Potremmo rivederci qui dopo il 15 di giugno, che ne dite? :-)
Nel frattempo, però, voglio lasciarvi un’immagine che da ieri è impressa nella mia mente e non vuole saperne di andarsene. E’ un’opera a me molto cara, tra le mie preferite anche perché mi riporta indietro nel tempo a quando, tredicenne, eseguivo i compiti che la prof. di educazione artistica ci assegnava di settimana in settimana. Pur non essendo tra le opere esposte alla mostra, è pur sempre un’immagine emblematica di quel periodo e di quello stile: si tratta del manifesto pubblicitario del Cordial Campari realizzato nel 1913 da Marcello Dudovich – o per meglio dire, è la riproduzione che ne feci io in terza media ;-)
Il Liberty italiano, infatti, coniugava un linguaggio moderno trasversale alle varie arti, affinché queste potessero interpretare in chiave estetica un mondo trasformato dal progresso scientifico e tecnologico. Fondamentale di questo periodo fu il sodalizio sviluppatosi tra arte e industria, una sorta di simbiosi attraverso la quale il bello diveniva accessibile a strati sempre più vasti della popolazione. In particolare, con la sempre maggior diffusione degli oggetti di consumo anche la pubblicità dei singoli prodotti industriali assunse un’importanza crescente e se il principale veicolo delle informazioni commerciali era all’epoca il manifesto, il Liberty italiano lo elevò al rango di arte.Dudovich rientra a pieno titolo tra i grandi cartellonisti di quel periodo. Pensate che nel 1900 ha creato anche il manifesto pubblicitario dell’Amaro Montenegro (guarda caso il mio digestivo preferito… ;-) ). Modestia a parte, da ragazzina ero in grado di riprodurre fedelmente qualsiasi immagine selezionata dalla professoressa; ero un po’ carente quanto a fantasia, questo sì, ma quando si trattava di duplicare un’opera ero pressoché impeccabile. Per consentirvi il confronto tra la mia riproduzione e l’originale, oggi abbondo e vi propongo anche il manifesto autentico.
Photo Credits: http://www.marcellodudovich.it/
Se pensate che la mostra di Forlì propone un’intera sezione dedicata alla comunicazione e alla pubblicità – con manifesti che pubblicizzano opere teatrali e località vacanziere, oltre a prodotti industriali – non vi viene voglia di farci un salto?