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La foto della settimana: in Namibia (e in viaggio nel mondo) con Walter Bonatti

Creato il 11 gennaio 2015 da Auroradomeniconi

Nei primi giorni del 2015 ero a Milano. Avevo bisogno di respirare aria nuova, di un po’ di relax e di inaugurare l’anno con un viaggio: in questo caso Milano aveva tutto quello che mi si confà. E l’argomento “viaggio” ha accompagnato per intero il mio soggiorno milanese: ovunque mettessi piede, che fosse in una libreria o in un bar, mi sono ritrovata ad avere a che fare con i viaggi… a sognare i miei, o ad ammirare quelli degli altri.

Nel reparto viaggi della Libreria Mondadori di Via Marghera ho sfogliato tutte le guide turistiche delle destinazioni che da un po’ sono diventate il mio chiodo fisso; dopo aver letto tutti i titoli dell’annessa scaffalatura dedicata alla narrativa di viaggio, ho acquistato il libro Io viaggio da sola, di Maria Perosino; prima di uscire ho incontrato lei, la mia nuova agenda, immancabilmente legata ai viaggi dal momento che riporta in copertina una bella immagine della Tour Eiffel.

Poi con la N.Y. Cheesecake, le scrambled eggs, la Apple Cinnamon Walnut Cake, la Devil’s Food Cake e la Tarte Tatin di una bakery di Via Larga, per due orette scarse mi sono teletrasportata direttamente in California ;-) E per finire sono stata in viaggio insieme a Vincent – Van Gogh, per gli amici Vincent – seguendolo dall’Olanda alla Francia attraverso l’evoluzione delle opere che sono esposte (fino all’8 marzo!) a Palazzo Reale per la mostra “Van Gogh. L’uomo e la terra”.

Ma le esperienze di viaggio che più mi hanno colpito sono state quelle documentate dalle fotografie esposte a Palazzo della Ragione nell’ambito della mostra “Walter Bonatti. Fotografie dai grandi spazi”. Capitate in Piazza Mercanti quasi per caso, abbiamo notato altrettanto per caso il titolo della mostra allestita a palazzo e ci siamo incuriosite; inutile dire che vale assolutamente la pena vederla, vero? Per tua fortuna, hai tempo fino all’8 marzo 2015 per programmare il tuo viaggio a Milano ;-)

Oltre ad essere stato guida alpina e un esperto alpinista (uno di quelli che hanno partecipato, nel 1954, all’eroica impresa della conquista del K2, nientepopòdimenoche…), Walter Bonatti è stato anche un grande viaggiatore ed esploratore, un avventuriero per lo più solitario che, spinto dalla curiosità e dal desiderio della scoperta, si è dedicato alla perlustrazione degli angoli più sperduti e meno conosciuti del pianeta. Per anni inviato speciale del settimanale Epoca, ha fatto sognare gli italiani con i racconti, gli scatti esotici e i reportage naturalistici delle sue avventure in giro per il mondo.

E immancabilmente, le sue fotografie dei grandi spazi hanno fatto sognare anche me. Si va dall’Australia alla Namibia, dal Perù all’Indonesia, dalla Nuova Zelanda alla Bolivia, al Cile, alla Patagonia, all’Ecuador, all’Alaska, al Kenya, all’Etiopia, al Canada, solo per citare alcune tra le mete… insomma, un giro (fotografico) del mondo in meno di ottanta minuti è garantito!

Bonatti deserto Namibia
Tra tutte le fotografie esposte, quella che più mi è rimasta impressa e che da subito ha catturato la mia attenzione è quella scattata durante la spedizione dell’aprile-maggio 1972 nel deserto del Namib, in Namibia. Questo il commento di Bonatti, che diventa didascalia della foto:

“Sono dune favolose, le più elevate e antiche del mondo.
Il permesso di visitare la regione, nonostante le mie insistenti richieste,
mi è stato negato perché qui ci sono giacimenti diamantiferi.
Questa mia marcia, insomma, è abusiva.

Saranno i colori, saranno le parole che accompagnano l’immagine, sarà il potere evocativo di quei passi in primo piano, sarà la salita solitaria del fotografo/esploratore, non so… ma quell’immagine ha fatto centro, è andata a ricollegarsi ai pensieri sparsi affiorati nella mia testa nei giorni precedenti, li ha rinsaldati-rafforzati-(quasi)detronizzati e da allora ha preso fissa dimora dentro di me. E insieme all’immagine, le parole di Walter Bonatti:

“Dove io giungevo era sempre un’impresa. E voglio precisare che nei miei viaggi
e nelle mie esperienze non ho mai cercato la lotta contro qualcosa o qualcuno,
uomo o animale temibile che fosse; la mia era bensì la ricerca
di un punto d’incontro con il mondo selvaggio per meglio conoscerlo, assimilarlo e trasmetterlo poi con parole e immagini agli altri.

Questo è quanto ho inteso fare svolgendo il mio tipo di giornalismo,
facendo capire al lettore che dietro il taccuino di appunti,
dietro la macchina fotografica c’ero io,
piccolo uomo curioso
con le sue emozioni.”


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