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La foto della settimana: le femmes-fleures di Boldini da Parigi a Forlì

Creato il 31 maggio 2015 da Auroradomeniconi

Mi sono ritrovata già diverse volte a parlare del binomio “arte e viaggi” sul blog, in particolare dando rilevanza a quegli aspetti che nell’arte richiamano il viaggio – in senso sia fisico, che virtuale.

Sono soprattutto le mostre, temporanee o permanenti, e gli spettacoli artistici in generale a mettere in moto il mio spirito sognante e a farmi cercare di approfondire il concetto del viaggio collegato alla cultura: vuoi perché ti ritrovi impaziente di scoprire tutte le “note di viaggio” legate ai luoghi della tua opera lirica preferita, nel mio caso La Traviata (qui il link al relativo post); vuoi perché l’autore è un fotografo e viaggiatore contemporaneo di fama internazionale, come Walter Bonatti, e i suoi scatti sono in grado di teletrasportarti in giro per il mondo insieme a lui (qui trovi il mio approfondimento); vuoi perché la raccolta di opere esposte in un museo di Milano, come la Galleria d’Arte Moderna (qui il post dedicato), ti fa pensare al viaggio che le opere stesse compiono o hanno compiuto per giungere fisicamente fino a noi, in modo da poter essere ammirate e contemplate.

Che si tratti, poi, di una mostra allestita in pianta stabile o in via temporanea, ogni volta mi ritrovo immancabilmente a pensare ai paesi di origine degli artisti, ai luoghi in cui hanno vissuto, che hanno influenzato la loro arte o che vengono rappresentati nelle loro opere. Ed è qui che, a mio avviso, il concetto di viaggio si innesta profondamente e perfettamente all’arte, perché sono proprio i luoghi che fisicamente definiscono il contesto culturale – oltre che storico e socio-economico – in cui si sviluppa una determinata corrente artistica. Ed è poi questo contesto che ci consente di comprendere perché una determinata corrente artistica si sia sviluppata in un modo piuttosto che in un altro.

Così come mi è capitato di captare chiaramente il clima progressista dell’Italia di inizio ‘900 riproposto l’anno scorso a Forlì in occasione della mostra sul Liberty (qui il link diretto), allo stesso modo sono stata completamente rapita dall’atmosfera da Belle Époque di una Parigi di Fin de Siècle ricreata quest’anno, sempre a Forlì, in occasione della mostra “Boldini. Lo spettacolo della modernità”. Non per niente, Giovanni Boldini è il pittore che completa le espressioni della modernità italiana, in particolare per la fortuna internazionale conquistata dal suo genere di pittura, talmente riconoscibile da essere definito “un classique!”.

Boldini, femmes-fleures
Ritrattista mondano (ma non solo!) assai ricercato dagli happy-few d’Europa e d’America che popolavano il bel mondo parigino dell’epoca, Boldini ha incarnato il mito della Belle Époque e ha imposto il cliché della sua arte alla società del suo tempo, addirittura condizionandone il costume e la moda. Nello straordinario laboratorio artistico e letterario che era la Ville lumière di fine ‘800, infatti, il genio creativo di Boldini ha saputo rendere pienamente gli aspetti più gaudenti della metropoli francese nella sua inarrestabile ascesa come capitale mondiale dell’arte e della cultura, oltre che del lusso e dell’eleganza. Tanto che da ogni sua tela traspira (pre)potente la frizzante atmosfera culturale e mondana che caratterizzava Parigi in quegli anni, incarnata soprattutto nei ritratti delle femmes-fleures boldiniane.

L’universo femminile è, infatti, uno dei soggetti principali interpretato con tecnica prodigiosa dal ritrattista Boldini. Cortigiane, ballerine (del Moulin Rouge o delle Folies Bergerè), attrici, cantanti, donne sposate a diplomatici o vecchi aristocratici e ricche ereditiere: erano queste le protagoniste della società parigina dell’epoca, la cui civettuola sensualità è stata resa imperitura dal pittore ferrarese. Donne moderne in tutto e per tutto, le femmes-fleures boldiniane: volitive, indipendenti, quasi sfacciate nella loro seducente grazia, flessuose, raffinate e comunque intimamente inquiete, esse sono divenute icone di una modernità mondana fissata per sempre in attimi di elegante bellezza dalle pennellate vibranti di Boldini.

Sono proprio le guizzanti linee di colore, le cosiddette sciabolate, i tratti distintivi dell’arte con cui Boldini catturava le delicate trasparenze delle stoffe svolazzanti, delle sete scintillanti e dell’impalpabile intreccio di pizzi e merletti degli abiti sfoggiati dalle sue modelle. Abiti all’ultima moda, confezionati dalle grandi maisons parigine e spesso scelti personalmente da Boldini nel guardaroba di alta sartoria di queste elegantissime e sofisticate dame.

Due, in particolare, hanno catturato completamente la mia attenzione: Madame Marthe Régnier e Elizabeth Drexel Lehr. Seducente la prima, ritratta appena venticinquenne con indosso un abito di seta scintillante dalle tonalità madreperlacee, che si accendono di colore nel contrasto con il nastro di raso lucente e le due rose porpora poste al centro della composizione; diafana l’altra, ritratta in un’immagine di raffinata grazia, mentre indossa un prezioso abito di seta carminio e stringe a sé un cagnolino dal pelo nero con un grande fiocco rosa al collo.

Due donne dalla personalità diversa e distinta l’una dall’altra, due immagini simbolo di modernità e attualità consegnate ai posteri dall’inconfondibile stile pittorico che contraddistingue i ritratti di Boldini. Non a caso due delle quattro icone femminili che ti attendono a Forlì, riprodotte in dimensioni giganti sulla facciata esterna dei Musei San Domenico, proprio all’ingresso della mostra dedicata a Boldini. Se ti sei incuriosito e vuoi entrare in contatto con il geniale talento di Boldini, se vuoi venire a Forlì a respirare un po’ l’aria della Parigi di fine ‘800 o anche solo se ti vuoi godere una mostra realizzata molto bene, sei ancora in tempo perché questa termina il 14 giugno!

Qui trovi tutte le informazioni che ti potranno essere utili per organizzare la tua visita e io ti aspetto qui sul blog, se vorrai tornare per condividere le tue impressioni.


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