Chi era Charbonnier?
Ridevamo, scherzavamo e sognavamo prendendo in giro i poteri e i potenti.
Riguardo la foto che è il mio mantra ed osservo il pugno chiuso, serrato come la bocca e gli occhi orgogliosi di chi ama il proprio lavoro. Uno sguardo coraggioso e malinconico al tempo stesso. Occhi che sembrano dover versare lacrime ma mani che disegnano e liberano la rabbia come un supereroe moderno. La foto ho scoperto (grazie alla copertina: Intoccabili 2) risale al 19 settembre del 2012. All’epoca in cui a La Rochelle (Francia) venne fermato un uomo per aver scritto su un sito jihadista: “decapitiamo il direttore Charb”. Nel 2013 Charbonnier scrisse un articolo con Fabrice Nicolino su Le Monde dove: difendeva Charlie Hebdo dalle accuse di razzismo e islamofobia. Nonostante il giornale vendesse sempre meno copie e probabilmente avrebbe visto la chiusura tra un paio d’anni, il direttore Charb, Wolinski, Cabu e Tignous assieme ad altre trenta persone, continuavano a lavorare a testa alta. La compagna di Charbonnier uscita allo scoperto dopo essere stata protetta dallo stesso direttore che affermò: «Non ho paura delle rappresaglie. Non ho figli, non ho una moglie, non ho un’auto, non ho debiti. Forse potrà suonare un po’ pomposo, ma preferisco morire in piedi che vivere in ginocchio» ha detto: “il massacro si poteva evitare”. Nei prossimi giorni cercherò di capire in che modo anche se continuerò ad osservare questa foto per capire dove mi porterà. L’ultima nota conclusiva riguarda l’informazione e i media che nei primi giorni hanno balbettato nel raccontare chi era Charb, lasciando lo spazio ai due fratelli del Male. Il primo a cogliere il video di una sua intervista riproponendola è stato Roberto Saviano (non a caso, un altro combattente della libertà). Intervista a Charb Skytg24
il mantra