La fotografia sportiva di Adam Pretty
ARSENALE CREATIVO
La Gazzetta dello sport e il programma Mediaset Studio sport ci hanno ormai abituati ad immagini sportive di contenuto informativo, caratterizzate da una composizione standard e da scarso impatto emotivo. Il risultato? Abbiamo perso di vista l’arte dello sport. Niente paura però, nulla per cui non esistano dei rimedi: Adam Pretty, ad esempio, è uno di questi.
La carriera fotografica di Adam Pretty è iniziata con il lavoro da fotoreporter presso il quotidiano Sydney Morning Herald nel 1997, per poi continuare due anni dopo, animata dalla passione per la fotografia sportiva, presso Getty Images, leader nella fornitura di immagini per il commercio ed i consumatori.
Tre volte vincitore dell’annuale contest World Press Photo, tre volte vincitore del concorso Picture of the Year International, Canon Australia Professional Photographer of the Year 2012, fotografo ufficiale di cinque edizioni delle Olimpiadi. I numeri a Pretty decisamente non mancano, così come non gli manca il talento che gli consente di uscire dagli schemi e oltrepassare i limiti della fotografia sportiva. Le sue opere diventano ambivalenti: adatte ad essere sfogliate in riviste sportive, ma anche ad essere ammirate in musei d’arte. Il fotografo australiano ha alle spalle un percorso di duro lavoro che lo ha portato a distinguersi: alla continua ricerca dell’ingrediente originale ha sempre cercato di spingersi al di fuori della sua comfort zone, perseguendo sfide nuove e in continuo mutamento.
Penso che la preparazione faccia la differenza, ma anche la spontaneità è qualcosa di favoloso – puoi entrare sul campo e andare alla ‘wow!’ e notare istantaneamente qualcosa di differente
Le sue fotografie non racchiudono esclusivamente delle prestazioni atletiche e e vanno oltre la mera estetica, ogni singolo pixel infatti è intriso di intensità: lo sforzo fisico degli atleti, la tensione dei loro muscoli, l’attrito del corpo con gli elementi della natura, la gioia o la rabbia nei loro occhi, questo e molto altro traspare dagli scatti di Pretty grazie ad una magistrale combinazione di luce, grafica e composizione. Quando arriva ad un evento sportivo, in cima alla sua to do list c’è l’osservazione del posizionamento degli altri fotografi per poi dirigersi e collocarsi in direzione totalmente opposta, spesso alla ricerca di un angolo che gli consentirebbe di scattare foto sorprendenti se solo ce ne fosse l’occasione.
E’ un rischio un po’ elevato, ma se poi quel qualcosa succedesse, basterebbe scattare nel momento esatto, piuttosto che cercare di coprire l’evento nella sua totalità. Basta solo immaginare la foto che state cercando di ottenere. Penso che questo abbia funzionato con me.
Forse categorizzare i lavori di Pretty con l’etichetta “fotografia sportiva” non è il modo più aderente a descrivere la sua espressione artistica, in questo caso avete totalmente ragione, colpa mia: questo titolo non va per niente bene!
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Immagini: adampretty.com
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