Giovedì, il legislatore francese ha passato quella che nell’immaginario collettivo è già nota come legge anti-Amazon, il colosso dello shopping online, dietro il pretesto di aiutare le piccole librerie, schiacciate dalla concorrenza del gigante statunitense.
Anche se, com’è ovvio, non c’è traccia del nome di Amazon nel provvedimento, non c’è dubbio che essa abbia giocato un ruolo fondamentale nella percepita necessità di approvare una simile legge.
La norma, infatti, proibisce le “grandi compagnie online”, Amazon in testa, dall’offrire consegne gratuite sui libri scontati, dimostrando, peraltro, una certa mancanza di cultura di base, dal momento che pensare ad Amazon e alle “grandi compagnie online” come rivenditori di libri è un’idea vecchia di almeno dieci anni, giacchè oggi ogni genere di prodotti, salvo quelli alimentari (salvo negli Stati Uniti), sono disponibili da qualsiasi rivenditore online, con o senza consegna gratuita.
La nuova legge sarebbe inoltre totalmente aggirabile attraverso un sovrapprezzo “ad hoc”, magari simbolico, sulla consegna, così che essa non figuri più come gratuita.
E’ d’altra parte vero che la Francia si è sempre rivelata molto a favore delle proprie piccole librerie, tanto che il ministro della Cultura, Aurelie Fillippetti, ha fortemente voluto un provvedimento che dimostrasse “il profondo attaccamento della nazione ai libri”, come se chi comprasse libri online non fosse in grado di apprezzarli fino in fondo.
Si calcola che su tutto il territorio francese ci siano circa 3500 librerie, molte delle quali possedute da privati, che stanno indubbiamente soffrendo l’inevitabile globalizzazione dei nostri tempi, inutilmente frenata da atti legislativi di dubbia efficacia e di dubbio rispetto del libero mercato: è da illusi pensare che questi cambieranno la situazione e magicamente salveranno dal baratro queste piccole imprese di libri. Ciò è semplicemente impensabile, perchè la Francia, per fortuna, non è un paese isolato i cui confini sono chiusi e internet è censurato, ma uno Stato dell’Unione Europea, sottoposto a processi di modernizzazione e globalizzazione estremamente pesanti, e interconnesso con l’estero, con cui dialoga, esporta ed importa.
L’avvento dei lettori elettronici di libri, gli e-book, ha inoltre dimostrato l’antiquatezza di un sistema di piccole librerie che non sono evidentemente in grado di soddisfare gli interessi e le aspettative di tutti, tanto che è proprio grazie agli e-book e alla varietà di libri in essi proposti, e alla facilità con cui questi si acquistano, che si assiste ad un ottimo ritorno alla lettura, e si favoriscono i piccoli editori o perfino gli autori sconosciuti che non avrebbero altro modo per farsi notare dal grande pubblico, mancando di sufficienti fondi e know-how per potersi espandere in lungo e in largo e fare concorrenza alle grandi case editrici.
In definitiva, non è certo con una legge ad hoc che si potrà sperare di riprendere le tradizioni del passato e di salvare dal baratro queste oltre tremila piccole librerie; anzi, il rischio è che con questo freno del progresso alla fine sia proprio il consumatore finale a rimanere deluso, per aumento dei prezzi e per riduzione nella varietà di scelta.
Il fatto che una simile legge “progressicida” provenga da un governo di sinistra, poi, non fa che aumentarne l’imbarazzo.