La notorietà giunge in modo inaspettato con L’isola del tesoro (1883), mentre nel 1886 viene pubblicato Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Nello stesso anno Stevenson pubblica Il ragazzo rapito, a cui darà un seguito nel 1893 con Catriona (1893). Nel 1888 pubblica La freccia nera (già edito come romanzo a puntate nel 1883) e nel 1889 Il signore di Ballantrae.
Stevenson raggiunge un discreto benessere economico, tuttavia la salute cagionevole e l’attrazione per l’avventura lo spingono a lasciare definitivamente l’Europa alla ricerca di un clima più mite. Nel 1888 dopo una breve sosta a New York, riparte per l’Ovest e poi, insieme alla famiglia, alla volta del Pacifico meridionale. Si stabilisce nelle isole Samoa a partire dal 1891. Qui trascorrerà una vita tranquilla, lavorando fino al giorno della sua morte, avvenuta il 3 dicembre 1894.
Sito: http://www.robert-louis-stevenson.org
Titolo: La Freccia Nera
Autore: Robert Louis Stevenson (Traduttore M. Manzari)
Serie: //
Edito da: Newton & Compton (Collana: Biblioteca economica Newton)
Prezzo: 4,00 €
Genere: Storico, Romance, Medievale, I Grandi Classici
Pagine: 224 p.
Voto:
Trama: In questo romanzo i protagonisti sono due giovani, Richard e Joanna, in una vicenda che si svolge nel Quattrocento durante la guerra civile per la conquista del trono d’Inghilterra, la famosa “Guerra delle Due Rose”. Costume e vita quotidiana diventano lo sfondo di temerarie imprese che vedono il giovane protagonista trovare rifugio e aiuto presso i compagni della “Freccia Nera”, banditi e vendicatori dal giustacuore verde come i seguaci di Robin Hood.
Recensione
di molly68
Robert Louis Stevenson è un magnifico scrittore (gli indigeni tra cui trascorse l’ultimo periodo della sua intensa vita lo conoscevano come Tusitala, cioè “raccontatore di storie”), un autore “tutto fantasia, musica, scintillamento: una sorta di Mozart del romanzo” (Checchi, 1976).
La Freccia Nera, nato come romanzo a puntate e pubblicato per la prima volta nel 1883, è una storia in cui castelli, brughiere, ombre intense fanno da sfondo “fisico” ma anche “mentale” a una struttura narrativa efficacissima, in cui Stevenson ci regala una sapiente fusione di fonti storiche, trama avventurosa e oscurità dell’inconscio.
La trama, documentata e movimentata, si svolge durante la Guerra delle Due Rose e racconta la storia di Richard e Johanna. La Freccia Nera è il nome della compagnia di sbandati, ricercati, ladri e assassini (ma anche vittime del potere e della tirannia) che si uniscono nella lotta contro l’usurpatore Sir Daniel e trovano rifugio nella foresta. Saranno loro a dare protezione e aiuto a Richard, e sarà una freccia nera a uccidere Sir Daniel (tiranno, assassino, ma anche condottiero rispettato) dopo una serie di travolgenti avventure.
La storia si fonda su un tema assai caro a Stevenson, quella lotta tra bene e male, tra buono e cattivo in cui però è molto difficile separare i due aspetti con un taglio netto. Questa dicotomia fa sì che non sempre gli eroi che ammiriamo per la loro azione siano in tutto e per tutto degni (ricordate Long John Silver? Il cuoco simpatico e bonaccione, che si rivela in realtà un pirata spietato). Non esistono in Stevenson personaggi buoni che siano totalmente buoni né cattivi interamente tali. Nella Freccia Nera questa separazione esplode in forme drammatiche e influenza tutte le vicende narrate. La stessa potenziale vittima, il protagonista Richard “Dick” Shelton, teoricamente schierato dalla parte dei “buoni”, diviene a sua volta prevaricatore e violento per raggiungere il suo scopo (liberare Johanna, sua promessa sposa).
In un gioco turbinoso di esistenze, fra morti trafitti o impiccati, fughe epiche e travestimenti, battaglie descritte con grande forza realistica e personaggi realmente esistiti (come Riccardo di Glouchester, il futuro, terribile Riccardo III), La Freccia Nera si mostra agli occhi del lettore come uno straordinario affresco storico, dipingendo usi e costumi di un’epoca e trasformando la brutalità della storia e la violenza degli uomini attraverso il fascino della fantasia. Proprio in quanto romanzo storico, l’opera obbedisce a regole precise di struttura, descrizione, ambientazione, ispirandosi a grandi maestri quali Scott, Dumas, Defoe e portando avanti l’idea romantica che voleva rivalutato il Medioevo fino ad allora inteso come “epoca buia”.
Se devo trovare un “difetto” a questo romanzo, potrei dire che, rispetto ad altre opere di Stevenson, il plot (costruito come sempre in modo straordinariamente abile) prevale su altri aspetti, come l’introspezione psicologica, a danno di alcuni personaggi (come la stessa Johanna, poco caratterizzata nonostante ricopra ruolo principale). Questo significa che la potenza rappresentativa e la puntuale ricostruzione storica sono quasi totalmente asservite a una trama che sconvolge il lettore e lo attira verso il centro dell’intrigo. Anche lo stile, brillante ma realistico, subordina i sentimenti allo sviluppo della vicenda, tanto che i personaggi sono appena abbozzati e l’Autore lascia che sia l’azione stessa a presentarli.
Di questo romanzo (il cui target di riferimento principale è un pubblico giovane, ma che affascina e coinvolge anche il lettore adulto) esistono numerosi adattamenti: da quello cinematografico del 1948 diretto da Gordon Douglas a quelli televisivi del 1968 (sceneggiato Rai con la regia di Anton Giulio Majano, interpretato da Loretta Goggi e Arnoldo Foà) e del 2006 (miniserie che ha visto una rivisitazione storica e ambientale, interpretata da Riccardo Scamarcio), fino a una trasposizione a fumetti, pubblicata su Il Giornalino nel 1988.
In conclusione, quindi, si può dire che (come tutti i grandi classici che hanno lasciato nel nostro cuore un’impronta indelebile), i pregi storico-letterari, la gradevolezza di lettura, la forma impeccabile e la brillantezza di stile fanno di questo romanzo una pietra miliare della letteratura (non solo per ragazzi).