Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in spagnolo.
Che film improbabile, parte con 30 minuti buoni di soggettiva per non mostrare mai il volto del protagonista (che comunque si vede in foto poco dopo), ottenendo l’irritante effetto straniante del contemporaneo “Una donna nel lago”. Poi ci sono altri 30 minuti buoni in cui Bogart recita con il viso coperto dalle garze e senza parlare mai. Solo nell’ultima mezzora Bogart fa la sua comparsa in maniera totale…
Che dire, le scelte stilistiche sono contestabilissime e rendono il film più gravoso di quanto non sarebbe stato altrimenti, ma la trama è pure sofferente di una certa indecisione di genere, il film parte come un dramma da camera su di un uomo innocente perseguitato dal destino (una sorta di film alla Fritz Lang, ma all’acqua di rose) per poi sfociare in un noir vero e proprio.
A mio avviso il film soffre tantissimo di queste scelte opinabili e il vero motivo di interesse per guardarlo oggigiorno è la coppia Bogart-Bacall per la terza volta insieme; tutto il resto è un pesante tributo all’incertezza (con alcune buone idee).