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La fuga di Martha (USA 2011) Titolo originale: Martha Marcy May Marlene Regia: Sean Durkin Cast: Elizabeth Olsen, John Hawkes, Sarah Paulson, Hugh Dancy, Brady Corbet, Christopher Abbott, Julia Garner, Louisa Krause, Maria Dizzia Se ti piace guarda anche: Un gelido inverno, Kynodontas, …e ora parliamo di Kevin, Persona, Funny Games, Sleeping Beauty
Non è che si può sempre trovare le parole giuste per tutto. Per un film come La fuga di Martha, troppe parole sono persino superflue. E alcune sono solo sbagliate. Già mi immagino in molti pronti a usare parole come: “noioso”, “lento”, o “ma non succede niente”. Non succede niente? Non ci sono esplosioni, inseguimenti o invasioni aliene, è vero, però se con “niente” intendete un film capace di scavare in maniera magnifica dentro una vita, dentro un personaggio, allora in tal caso avete ragione: in questo Martha Matta Marcy May Marlene non succede un bel niente.
All’inizio della visione si rimane un po’ confusi. Ci si chiede cosa sta capitando. Ma, tempo qualche minuto di pazienza, il film “lento” e “noioso” prende vita insieme alla sua protagonista. Attraverso uno splendido montaggio di due piani temporali separati, conosciamo Martha, ragazza che ha qualche problema di psiche e di comportamento e non si capisce perché. Lo scopriremo con calma, con quella calma di chi ha la pazienza di vedere un film crescere piano piano, fino a quasi esplodere. E non intendo un’esplosione letterale. Quella lasciamola alle pelli(para)cule di Michael Bay. Qui siamo da un’altra parte. Un cinema indie molto Sundance, festival a cui è stato presentato nel 2011 e dove l’esordiente Sean Durkin s’è guadagnato meritatamente il premio alla regia. E qui si distingue il mondo: quelli che amano il fracassone/fracassapalle cinemone commercialone e quelli che preferiscono pellicole più silenziose, che ti entrano dentro in punta di piedi. Quanto era patetica, quest’ultima frase? Per carità, ci si può divertire con un blockbusterone fracassone e poi godersi l’intimità di un film come questo. Però La Fuga di Martha non è per tutti i palati. È una pellicola davvero davvero davvero ma davvero molto indie. Molto Sundance. Molto autoriale. Ha un montaggio alternato su due piani che mi ha ricordato …e ora parliamo di Kevin e per un discorso dell’educazione/sottomissione anche il greco Kynodontas, contiene una splendida scena-citazione da Persona di Ingmar Bergman, ma soprattutto mi ha fatto tornare alla mente Un gelido inverno - Winter’s Bone. Difficile spiegare perché. Tira la stessa aria. C’è un simile, straordinario, lavoro naturalistico nella costruzione dei personaggi realizzati da Jennifer Lawrence là, e dall’esordiente Elizabeth Olsen qui. Pazzesca, in tutti i senti, la sua interpretazione. Pazzesco poi che un’attrice così fenomenale e affascinante sia sorella di quegli sgorbi anti-recitazione delle gemelle Olsen. Mary-Kate ed Ashley, divenute famose negli anni ’80/primi ‘90 come baby protagoniste della sitcom Gli amici di papà (in 2 intepretavano 1 bambina sola). Poi sono cresciute e sono divenute queste due zombie qua…

"Perché non ci chiamano per The Walking Dead?
Non abbiamo nemmeno bisogno di trucco."

Tornando al parallelo con Un gelido inverno, in entrambe queste indie-perle troviamo John Hawkes. Strepitoso. Mi faceva pensare a qualcuno e poi, leggendo la recensione di Alessandro Giovannini, mi è venuto in mente: è una sorta di fratello di Vincent Gallo. E, come lui, sa pure cantare e ci regala una perla per voce e chitarra.





