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La fusione e cera persa

Creato il 26 agosto 2015 da Artesplorando @artesplorando
La fusione e cera persa
Vi siete mai chiesti passando di fianco a un bel monumento equestre o ad una statua all'interno di un museo, come sia possibile creare oggetti in bronzo tanto straordinari? E sopratutto vi sarete resi conto che tali statue sono vuote all'interno. Come mai? Quale tecnica viene utilizzata per la loro fusione?
Beh si una la cosiddetta fusione a cera persa. Ma di che si tratta?
La fusione a cera persa è la tecnica di lavorazione del bronzo nota fin dall’antichità. Sotto il profilo artistico cadde in disuso in Occidente durante il Medioevo, mentre continuò ad essere praticata nell’Impero Bizantino. L’avvento del Rinascimento con il suo desiderio di recuperare il mondo classico in tutti suoi aspetti ne favorì la ripresa. I trattati in materia sono molti; particolarmente interessante è la descrizione della tecnica lasciataci dall’orafo e scultore fiorentino Benvenuto Cellini  (1500 - 1571) nel suo celebre Trattato sulla Scultura.
Nello specifico la tecnica di fusione a cera persa si articola in sei fasi:
  1. Modello della scultura in argilla: viene realizzata la scultura in argilla, le cui dimensioni saranno pari a quelle finali della scultura in bronzo.
  2. Calco in gesso: dal modello in argilla viene ricavato il calco in gesso
  3. Modello in Cera: il calco in gesso viene smontato, diviso in due o più parti; dopo essere stato privato del modello in argilla in esso contenuto (operazione che determina la distruzione del ritratto in argilla), al suo interno viene versata cera d’api o paraffina (solitamente di colore rosso), che, a contatto con le pareti fredde dello stampo, si coagula, andando a formare il modello in cera; le parti dello stampo, contenenti il modello in cera,  vengono poi rimontate e riempite di terra refrattaria (anima); non appena la terrà refrattaria è asciutta, il modello in cera viene liberato dallo  stampo in gesso (in questa fase possono essere realizzati anche modelli in gesso del ritratto) e dotato di una rete di tubicini di cera, fondamentali in fase di fusione per sfiatare i gas di fusione.
  4. Calco di fusione: il modello in cera con i tubicini viene ricoperto da  uno strato di gesso, mattoni frantumati e sabbia; questa cassa viene comunemente chiamata tonaca o camicia o forma; il calco di fusione viene cotto lentamente in forno (200° - 300°); per effetto del calore la cera si scioglie, creando un’ intercapedine tra ‘anima’ e ‘camicia’.
  5. Fusione in bronzo: l’intercapedine ottenuta per scioglimento della cera viene riempita con il bronzo fuso, il cui spessore sarà pari allo spessore della cera.
  6. Scultura in bronzo: raffreddatosi il bronzo, la scultura viene liberata dal calco di fusione e dalla rete dei canali di fusione, ripulito e rifinito (eliminazione dei difetti di fusione, svuotamento dalla terra refrattaria e lucidatura finale).

La fusione e cera persa

Le sei fasi

La lega di bronzo, usata per la fusione, è ottenuta solitamente da rame e stagno, le cui rispettive percentuali influenzavano le modalità esecutive e la resa. Il rame è sempre stato di facile reperimento, malleabile e lavorabile a freddo, ma poco fluido allo stato fuso. Lo stagno è invece fragile, poco malleabile e fluidissimo quando liquido. Una maggiore percentuale di stagno rende quindi la lega più fluida e meno malleabile.
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In epoca romanica si usavano di solito leghe abbondanti di stagno, che fluivano facilmente riempiendo le intercapedini e riproducendo fedelmente il modellato morbido della cera, senza bisogno di rilavorazioni a freddo.
Nel Rinascimento la percentuale di stagno era generalmente bassa, per cui i getti risultavano spesso poco fedeli al modello e difettosi per via della difficoltà di scorrimento della lega fusa. Per esempio Lorenzo Ghiberti alla rinettatura delle porte bronzee del Battistero di Firenze dedicò rispettivamente 22 e 23 anni ciascuna con una schiera di assistenti, mentre la pulitura del Perseo di Cellini ne richiese cinque!
Una tecnica molto complessa, laboriosa e che necessita per l'artista l'utilizzo di vere e proprie squadre di lavoratori. Spesso la fusione viene affidata a maestranze specializzate e quindi l'artista si limita a creare il modello di partenza.
Ancora oggi esistono botteghe e officine specializzate nella fusione a cera persa, divenute portatrici di una conoscenza e tradizione millenaria.
C.C.
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