Francesco Hayez, Meditazione,
1851, olio su tela, cm 92,5 x 71
Cappella dei Notai
Lo spazio espositivo è diviso in quattro sale e riunisce opere di numerosi artisti, fra cui spiccano i nomi di Francisco Hayez, Giovanni Fattori, Umberto Boccioni, Giorgio De Chirico, Alberto Savinio, Giacomo Balla, Angelo Dall'Oca Bianca e Medardo Rossi (ma con loro molti altri più o meno noti al grande pubblico).Ferrarin, Piazza Erbe, 1839, olio su tela, cm 122 x94
Un aspetto che balza immediatamente all'occhio è la centralità del rapporto delle opere esposte con Verona: le prime opere sono fotografie del XIX secolo che ritraggono l'area di Piazza dei Signori e del Palazzo della ragione e dipinti di ambientazione analoga realizzati da Vittorio Avanzi, Giuseppe Ferrari e Carlo Ferrari detto Ferrarin. Ma c'è di più: oltre alle numerose vedute di Verona di epoca successiva, fra cui assumono particolare importanza quella divisionista di Baldassarre Longoni e il Mattino invernale di Augusto Manzini, un filo rosso procede lungo tutto il percorso, prediligendo artisti che a Verona hanno vissuto e/o lavorato, come nel caso di Umberto Boccioni, che qui trovò la morte, in seguito ad una caduta da cavallo, nel 1916. In questo modo, le opere assumono un valore che non è dato solamente dal loro prestigio, ma anche dalla forte connessione con la città che le ospita e con le sue manifestazioni sociali e culturali.Giovanni Fattori, Grandi manovre, 1904, olio su tela, cm 88 x 150
Angelo Dall’Oca Bianca, Foglie cadenti, 1898, olio su tel, cm. 77 x 138
Silvestro Lega, La lezione della nonna,
1880 – 1881, olio su tela, cm 116 x 90
Umberto Boccioni, Ritratto dell’avvocato C. M.
(Carlo Manna), 1907, olio su tela, cm 46 x 60
Baldassarre Longoni, Panorama di Verona, 1915, olio su tela, cm 63,5 x 151
Nurdio Trentini, Natura morta, 1926 – 1939, olio su tavola, cm 49,5 x 68
Ci sono invece tratti di arte nordica nelle opere di Pino Casarini, che ricordano le litografie di Munch, nella Tomba fra i cipressi di Alfredo Savini o nella Preghiera di sapore klimtiano dipinta da Felice Casorati (attualmente in prestito). Ma non mancano esplosioni in stile fauves e insieme affini alla pittura per macchie di dolore di Gauguin, come nei quadri di Gino Rossi dedicati a Burano o in quelli di Angelo Zamboni.
Gino Rossi, Burano, 1912 – 1914, olio su cartone, cm 42 x 57,5
A sinistra: Antonio Donghi, Il Giocoliere, 1936, olio su tela, cm 116 x 86A destra: Pino Casarini, Donna con due fiori a lungo stelo, 1918, tempera su cartone, cm 64,5 x 32In basso a sinistra: Mario Tozzi, Donna alla finestra (Ritratto di Marta), s.d., tempera su tela, cm 98 x 71,5Significativa è anche l'esperienza del Futurismo, particolarmente vitale a Verona sia per la presenza di Boccioni, sia per il fatto che le idee propugnati dai letterati aderenti all'avanguardia trovarono nella città un terreno particolarmente fertile, al punto che il quaotidiano locale, L'Arena, fu tra i primi in Italia a pubblicare il manifesto steso da Marinetti nel 1909; nell'ambito di questo settore emerge la lettura del volo e di Renato Righetti (Di Bosso), che presenta una scomposizione dinamica di piani e una gamma di colori vivacissimi. All'avanguardia seguì il Ritorno all'ordine, con il ritorno ad elementi di classicismo esemplificati dalla tela Poema marino di Alberto Savinio (Andrea De Chirico).
Alberto Savinio, Poema marino (Idillio marino), 1927, olio su tela, cm 50 x 60
Felice Casorati, La preghiera, 1914 circa, tempera su panno, cm 130 x 120
L'esposizione, dunque, ripercorre la densissima stagione dell'arte a cavallo fra i due secoli, senza farsi mancare nulla e dimostrando come Verona, accogliendo fermenti artistici da tutta l'Europa e coniugando le istanze di movimenti di avanguardia e forme tradizionali, sia ancora, come era in antichità, crocevie di genti e culture.
Augusto Manzini, Mattino d’inverno, 1930 – 1931, olio su tela, cm 115 x 130
C.M.