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La generazione più atea d’America

Creato il 07 ottobre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Probabilmente il più grande studio sulla religiosità degli americani si è svolto quest’anno, guidato dalla San Diego State University e dal Professor Jean Twenge. I risultati sono inequivocabili: la generazione di americani nati a cavallo del millennio è la meno religiosa della storia del paese.

Lo studio, ad ampio spettro (11,2 milioni di risposte), si è svolto attraverso un tipico questionario nel quale venivano poste varie domande a giovani americani di età compresa tra i 13 e i 18 anni riguardanti il loro rapporto con la religione: da quanto è importante nelle loro vite a quanto approvano le istituzioni rappresentative, passando per domande più concrete quali la frequenza di attesa alle funzioni o il tempo passato a pregare.

LE CAUSE

Poichè, a parità di età, è indubbio che gli attuali adolescenti siano molto meno religiosi dei nati durante il Boom o la cosidetta Generazione “X” (1960-80), secondo gli studiosi la causa non è da attribuirsi ad una questione di età o di esperienza.

“Invece, il nostro studio è il primo che veramente mostra come la minore religiosità sia causata da un mutamento culturale”, dice il prof. Twenge. In effetti, rispetto a quarant’anni fa, c’è stato un raddoppiamento di chi dichiara di non andare mai alle funzioni della propria fede, ed un incremento di quasi l’80% di chi non ritiene che la religione sia importante nella vita.

Twenge esplica la causa nell’aumento dell’individualismo nella cultura americana, che fa sì che si debba anteporre se stessi agli altri e contraddice alla base l’idea di religione.
In realtà, un’altra ipotesi convincente potrebbe ricercarsi nella sempre maggiore fiducia che l’americano medio ha nei confronti delle istituzioni statali a discapito di quelle religiose. Negli ultimi anni si è in effetti avuto un incremento del potere statale che non è certamente passato inosservato, e se da una parte è stato criticato da molti per aver limitato le libertà personali in nome della sicurezza, dall’altra ha dato origine a provvedimenti quasi di matrice europea, come il notissimo Obamacare, che i conservatori repubblicani ritengono un vero e proprio affronto all’autodeterminazione dell’individuo e una violazione dei valori americani portanti.
Un aumento dell’influenza dello Stato sulla vita della persona, per una nazione che non ha che trecento anni di storia e non ha un passato fortemente religioso alle spalle, può essere decisivo nel far ridurre l’impatto della religione sulla società.

Non va dimenticata l’apertura degli ultimi anni verso l’accettazione dell’ateismo, che negli Stati Uniti era visto come un vergognoso peccato e avrebbe senza dubbio ostacolato il pieno realizzarsi di una persona. Non avere remore nel mostrarsi atei potrebbe aver indotto altri a seguire la stessa strada.

Altri dati individuano nella convivenza e nel matrimonio di persone di fedi diverse una delle cause principali di secolarizzazione. Quando due concezioni del mondo opposte si incontrano senza scontarsi, è decisamente più facile metterle entrambe in discussione.

IN ITALIA

Non c’è dubbio che calcolare con precisione l’andamento delle fedi religiose è molto difficile, soprattutto se, legittimamente o meno, la ricerca del dato non sia sufficientemente cercata e finanziata. Tuttavia, tra tutti i paesi del mondo, l’Italia è terza come numero assoluto di cattolici. Nel 1997 si calcolavano essercene 56 milioni. La precedevano Brasile e Messico, rispettivamente con 126 e 79 milioni. Va considerato che questo dato proviene dal Vaticano ed è inaffidabile oltre che desueto. Altre fonti stimano oggi i cattolici all’80%, e gli atei al 18%, lasciando un margine di due punti per le altre fedi.

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