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La genesi di Superman – Parte prima (religione e letteratura)

Creato il 04 dicembre 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco
Speciale: Superman: speciale 75° anniversario

La genesi di Superman – Parte prima (religione e letteratura) Superman In Evidenza DC Comics

La genesi di Superman – Parte prima (religione e letteratura) Superman In Evidenza DC Comics

È sicuramente eccessivo e improbabile indicare nell’Uomo del Domani creato da Jerome Siegel e Joseph Shuster nella metà degli anni Trenta un personaggio frutto di profondi e attenti studi filosofici; è altrettanto banale però considerarlo solo come lo sfogo di due ragazzi frustrati, timidi e in cerca di un alter ego che potesse realizzare nelle pagine di un fumetto quello che a loro era negato nella realtà. Le letture, l’educazione ricevuta da Siegel dai genitori, e il momento storico difficile ed elettrizzante per tanti motivi formano la base “morale” della genesi di Superman. Nella triste e malinconica lettera che Siegel nel 1975 inviò ai mass media per evidenziare il modo in cui lui stesso e Shuster erano stati (mal) trattati dalla DC Comics, lo stesso autore conferma in prima persona gli ingredienti del cocktail alla base del successo del loro personaggio: “Ascoltare i discorsi del presidente Roosevelt vicino al caminetto, l’essere disoccupato e preoccupato durante la Depressione, avere poche speranze, avere paura… Ascoltare e leggere dell’oppressione e del massacro di Ebrei oppressi e inermi nella Germania Nazista… Vedere film che mostravano gli orrori e le privazioni sofferte dai barboni… Leggere di eroi valorosi e combattivi nei romanzetti e il vedere gli stessi eroi sugli schermi in film e sceneggiati televisivi (spesso raffigurati contro avidi e malvagi uomini folli e spietati). Avevo voglia di portare aiuto. Aiutare le masse di persone che erano disperate… in qualche modo”. (1)

Siamo negli Stati Uniti, non in una nazione a sé stante, avulsa dal contesto mondiale; le notizie di quello che accadeva nel Vecchio Continente, seppure in maniera talvolta discutibile, arrivavano ed erano oggetto di attenzione anche in America. Shuster, nella lettera sopra citata, non a caso cita Adolf Hitler (non va dimenticato che entrambi gli autori di Superman erano ebrei): nel 1938 in Germania Hitler stesso, infatti, avrebbe messo in atto una serie impressionante di restrizioni umilianti per gli Ebrei e il 9 Novembre 1938 (2), durante la “Notte dei cristalli”, tali restrizioni e il clima di terrore creatosi avrebbero aizzato l’odio, sconfinando in violenze e omicidi in un crescendo sempre più inarrestabilmente tragico.

Siegel e  Shuster sono stati definiti più volte e a ragione pionieri, antesignani di un genere e inventori di quelli che sarebbero diventati gli standard del fumetto supereroistico. Hanno letteralmente costruito (in termini di struttura narrativa), aperto (non esisteva alcuna pubblicazione simile prima di quella di Superman) e orientato verso il successo una vera e propria autostrada, poi imboccata da migliaia di epigoni. Ormai l’immagine dei due che, giovani ed ingenui, danno vita a Superman ci appare, tra le nebbie di settanta anni di distanza, come una epica danza di fantasia, genio e irrazionalità.

Al giorno d’oggi può sembrare impossibile dare vita a un progetto supereroistico che possa essere definito “originale”, a causa di decenni di storie pubblicate in tutto il mondo da migliaia di autori. Qualsiasi nuovo personaggio nel campo fumettistico deve ormai così tanto ai suoi predecessori da sfiorare (e raggiungere tranquillamente) spesso il plagio. Logica vorrebbe che, da questo punto di vista, Siegel e Shuster nulla debbano a predecessori più o meno presunti, essendo stati loro stessi pressoché i primi. Invece può essere un gioco divertente anche se un po’ impegnativo (parliamo di quasi cento anni fa) cercare di scoprire cosa c’era stato prima della nascita di Superman (3) di apparentemente assimilabile ai concetti chiave che sono poi stati applicati alla creazione del personaggio. Eppure la ricerca di fonti più o meno attendibili di ispirazione non deve portarci in errore; sottolineiamo ancora che Superman è un “character” assolutamente innovativo, geniale nella sua semplicità e in grado di attraversare due secoli a cavallo di un mezzo di comunicazione non sempre ritenuto degno di attenzione da parte della critica letteraria nonché dell’uomo “medio”.

Vale la pena sottolineare che nel periodo a cui facciamo riferimento (primi anni Trenta circa), che sembra così lontano nel tempo, Siegel e Shuster avevano già alle spalle un volume notevole di opere (letterarie – già tante –, fumettistiche – ancora poche – e addirittura qualcuna anche cinematografica), che avevano, in piccola parte, presentato idee e spunti poi rintracciabili in Superman. Siamo particolarmente convinti, inoltre, del fatto che, al momento della pubblicazione delle prime tavole del fumetto, nessuno dei due avesse anche lontanamente immaginato di scrivere letteralmente una pagina di storia, piuttosto che una delle tante storie a fumetti che in quel periodo cercavano di vendere agli editori, per realizzare il sogno di vivere facendo la cosa che a loro piaceva di più. La leggerezza delle prime tavole di Superman, essenzialità della sintesi di migliaia di pagine di SF, mitologia e letteratura di avventura lette da Siegel e di altrettante illustrazioni ammirate da Shuster è davvero impressionante. Quello che è venuto dopo, un mito secolare di storie attraverso tutti i media esistenti e utilizzabili, è stato a dir poco inaspettato. Nulla prima del Superman di Siegel e Shuster era lontanamente assimilabile a quello che poi è stato e sarebbe diventato: c’erano sì una serie di personaggi che avevano entusiasmato i lettori di comic strip che potevano avere spunti comuni e origini simili; spicca su tutti, invece, l’assoluta unicità del personaggio e intriga la combinazione di cose che era e che è diventato, in un miscuglio unico frutto di letture, passioni, speranze, frustrazioni fantasia, banalità, tentativi falliti, fortuna, semplicità e un pizzico di genio.

Tornando al lontano 1934, ci chiediamo quindi cosa poteva aver influenzato l’origine dell’Uomo di Domani. In linea di massima possiamo individuare tre filoni che raggruppano le fonti di ispirazione o realizzazioni con qualche caratteristica similare:
- i racconti mitologico-religiosi;
- le opere che contengono tematiche e personaggi con caratteristiche simili a quelle di Superman, pur non essendo fonti documentate;
- le opere che possono aver ispirato le caratteristiche iconografiche del personaggio.

Banalità e un pizzico di genio

Abbiamo sopra accennato a una mole di riferimenti davvero eccezionale, soprattutto considerando Superman come il primo supereroe degno di questo nome e il primo ad avere successo su vastissima scala. A quanto scritto fino ad ora, a chiusura di questo articolo, ci piace aggiungere due ingredienti: banalità e un pizzico di genio. Due ingredienti apparentemente in contrasto fra di loro, che però sono presenti, come nelle miglior ricette culinarie, contemporaneamente nel processo di creazione di Superman. È innegabile infatti come, col senno di poi, il personaggio di Superman sia la summa di mille predecessori e mille idee e stimoli letterari… Ma ovviamente non era così ovvio e facile crearlo, visto che nessuno l’aveva fatto fino a quel momento. Ed è anche semplice spiegare come questi due elementi convivano in questa genesi. Basterà semplicemente dire che Jerome Siegel e Joseph Shuster creano “banalmente” Superman setacciando attraverso la loro immaginazione il mare magnum di quanto prodotto in termini di SF e letteratura, cinema e fumetto di avventura (e non) in maniera “semplicemente geniale”.

Racconti mitologici e religiosi

Una delle caratteristiche principali del personaggio di Superman è la cosiddetta “super” forza. In questo caso sono davvero decine e decine i precedenti in ogni cultura e, riferendoci all’autore Siegel, vale la pena indicare soltanto i più influenti, che l’autore stesso ha più volte segnalato come fonti di ispirazione. Sono Ercole e Sansone alcuni dei primissimi padri di Superman, come dichiarato da Siegel: “Avevo concepito un personaggio come Sansone, Ercole e tutti gli uomini forzuti di cui avevo mai sentito parlare… […]. Solo più forte”. (4) Eppure, chiaramente, non sono questi due gli unici uomini forzuti mitologici che hanno ispirato i poteri di Superman. Potremmo dire che la mitologia stessa nella sua totalità sarà per Siegel spunto per qualche altra idea (pensate a Superman che respira profondamente e, con la bocca rigonfia d’aria, emette un “super” soffio d’aria che è in grado di spostare palazzi… Come non ricordare Eolo, dio dei venti e figlio di Poseidone, e le sue innumerevoli raffigurazioni) ma che in fondo sarà fonte per quasi tutti i supereroi che verranno. (5) Lo stesso Mercurio (o il greco Ermes, di cui è la trasposizione nella mitologia latina), messaggero degli dei, è sempre stato accostato al concetto del viaggio e della (super) velocità; i calzari con i quali è quasi sempre stato rappresentato sono quelli che troviamo ai piedi del primissimo Superman (che, vedremo, non ha indossato stivali da subito) e l’immagine di Kal-El che corre affiancato a un treno riporta alla mente quella del “mitico” Mercurio, impegnato in chissà quale impresa per conto di Giove. Va da sé che successivamente Mercurio diverrà fonte visiva pressoché identica per il primo Flash. (6)

La genesi di Superman – Parte prima (religione e letteratura) Superman In Evidenza DC Comics

Il soffio di Superman e quello di Zefiro, figlio di Eolo (dalla Nascita di Venere di Botticelli).

A questa prima infarinatura mitologica il giovanissimo Siegel aggiunge una serie di (più o meno consapevoli) riferimenti alla religione cristiana. La vita di Kal-El figlio di Jor-El simile in molti punti a quella di Gesù di Nazareth. Forse è arduo dimostrare questa tesi, anche se più di una persona ci ha provato, con risultati a volte simpatici, a volte imbarazzanti. Di seguito troverete alcune nozioni basilari che chiunque abbia letto un albo di Superman conosce. Anche il più sprovveduto noterà come, raccontate nel modo da noi utilizzato, siano decisamente ambigue e permettano di sostenere paragoni abbastanza calzanti. Non è nostra intenzione però effettuare parallelismi blasfemi; l’unico scopo di quello che leggerete di seguito è far notare come un mito pienamente pagano e (ormai) consumistico abbia in comune (casualmente?) con una sorgente di fede millenaria un buon quantitativo di spunti e ambientazioni. Vediamo il racconto: il piccolo Kal-El arriva sulla Terra dal cielo e il suo arrivo è preceduto da una scia luminosa di un oggetto incandescente che vola nello spazio; sulla Terra il piccolo Kal-El viene cresciuto da genitori adottivi che non sono in realtà i suoi veri genitori. Dopo la pubertà scopre di avere capacità superiori agli altri umani e lascia il suo piccolo paese andando in giro per cercare di capire cosa dovrà fare nella vita e come dovrà utilizzare queste sue capacità superiori. Decide, dopo poco, di consacrare la propria vita alla difesa e alla protezione (nonché all’aiuto) del prossimo, con un occhio di riguardo ai più deboli e bisognosi. Più volte entra in contratto con il suo vero padre che gli appare per indicargli cosa fare. Muore, giovane, mentre si batte per il bene di tutti; risorge dalla morte perché è un essere eccezionale. Le ultime due righe si riferiscono a storie di Superman sicuramente non realizzate da Siegel, ma che comunque sono parte del flusso delle vicende di Superman dal 1938 a oggi. Non aggiungiamo altro a questo discorso (il parallelismo con la religione e con gli insegnamenti religiosi ebraici avuti da Siegel), almeno per ora, ma sarà ancora divertente vedere come anche il nome Kal-El abbia collegamenti con la religione ebraica e che anche quello che oggi è conosciuto e codificato come l’alfabeto di Krypton (pianeta di origine di Superman) sia in molti caratteri simile all’ebraico.

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Il gigante Micromega in un’incisione di Charles Monnet.

Infine ci piace aggiungere una citazione. Come fatto notare da James Steranko (7) nella prefazione del libro Superman Archives Vol.1 (8), uno dei primissimi esempi in letteratura di alieni che arrivano sulla terra era stato realizzato da Voltaire (al secolo François Marie Arouet, 1694-1778), celebre filosofo francese illuminista, nel racconto Micromégas del 1752. Il protagonista del libro è un abitante di Sirio che, filosofeggiando nello spazio con un abitante di Saturno, si ferma sulla Terra ed entra in contatto con il folle antropocentrismo della specie umana. Grazie a Micromega (che, per inciso, è alto chilometri e comunica con i piccolissimi umani non senza qualche difficoltà) l’autore mette alla berlina la razza umana e la sua capacità innata di distruggere quello che c’è di bello sulla Terra e fra gli uomini con l’esasperazione dei lati negativi della specie. L’altissimo filosofo approdato sulla terra non è certo assimilabile a Superman eppure è uno dei primi alieni senzienti arrivati sul nostro pianeta e scontratisi con le nostre infelicità e cattiverie.

Predecessori in spirito

Indicheremo ora il secondo filone di riferimenti diretti, forse quello in gran parte più intrigante; è quello costituito da alcune opere letterarie che hanno moltissimi punti in comune con la prima versione di Superman e che, in alcuni casi, probabilmente non sono state neanche prese in considerazione né lette da Siegel e Shuster. Si tratta di quelli che, giustamente o ingiustamente, vengono indicati come i veri e più diretti predecessori di Superman e soprattutto più vicini da un punto di vista temporale al momento della genesi del personaggio, quasi a sottolineare come la “necessità” di creare, avere un Superman fosse sentita da più parti e da più persone quasi contemporaneamente. È un gioco al quale ci piace partecipare e nel quale si troveranno riferimenti singolari e magari sorprendenti.

Iniziamo con il matematico scozzese Eric Temple Bell (1883-1960), ricordato dai più per i suoi studi scientifici (e per aver dato il suo nome ad alcuni polinomi e combinazioni di numeri) che per le sue storie di SF. Dietro lo pseudonimo John Taine nel 1921 aveva pubblicato un romanzo di SF. Lo stesso Bell dichiarò poi che, di tanto in tanto, era il caso di pubblicare qualcosa di serio, oltre ai trattati di matematica. Questo romanzo, The seeds of time, viene citato come altro precursore di Superman, perché raccontava delle vicende di un uomo superiore agli altri e dotato di forza e poteri sovrumani.

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Nel 1930 il francese René Thévenin (1877-1967) aveva dato alle stampe un romanzo di SF dal titolo Chasseurs d’Hommes. L’autore narrava le vicende di due mutanti che, vivendo in Africa, nutrivano la loro superforza cibandosi di esseri umani. Non ci piace né ci sembra abbastanza (come altri hanno fatto) però citare tout court il romanzo del 1930 come un’anticipazione del tema del Superuomo; in realtà la similitudine motivata dal fatto che il protagonista abbia “super” poteri non rende del tutto questo romanzo un antesignano del Superman come lo hanno poi realizzato Siegel e Shuster. Quello che ci piace raccontare e che nessuno ha però sottolineato prima è che Thévenin, appassionato di storia e autore, tra l’altro anche di un interessante studio antropologico sugli Indiani del Canada, ha fatto seguire al romanzo già citato altre due opere a fumetti. Sorvoliamo sui testi del fumetto d’avventura stampo Tarzan del 1946 Durga Rani e soffermiamoci un attimo sulla serie a fumetti scritta e pubblicata sulla rivista Junior nel 1937 (ovvero successivamente alla creazione di Superman ma precedentemente alla sua prima edizione per il pubblico) dal titolo Futuropolis. In un futuro lontano, la città di Futuropolis è l’ultima città della Terra ed è retta da una oligarchia, gli “Anziani”. Nella Terra del futuro l’incredibile sviluppo tecnologico ha praticamente cancellato ogni traccia di sentimento dai cuori degli uomini, che hanno un’anima arida e calcolatrice. Il ritrovamento di un corpo di un essere proto-umano dà la stura alla scoperta di una piccola compagine di uomini che non hanno “usufruito” della civilizzazione e che hanno ancora un’anima, con conseguente battaglia finale fra i cattivi senza cuore e i buoni non civilizzati. L’autore (che si firma Martial Cenders) descrive una società molto simile a quella asettica di Krypton e inoltre il disegnatore della serie, René Pellarin, disegna un mondo non molto distante visivamente dalle immagini di Krypton successivamente realizzate da Shuster.

Altri spunti e idee comuni li troviamo nell’opera, probabilmente la più famosa, di un altro pioniere del genere SF, Philip Gordon Wylie (1902–1971). Si tratta del romanzo Gladiator del 1930, questa volta in tutto e per tutto (sia per gli spunti che per il fatto di essere stato realizzato prima del 1933) un vero e proprio “trailer” di tante vicende poi viste negli albi dell’Uomo di Acciaio. Nel libro sono narrate le vicende del giovane figlio del professor Danner, che usufruirà dei benevoli effetti collaterali di un esperimento fatto dal padre prima della sua nascita; in pratica Hugo (questo il nome del protagonista) è invulnerabile e dotato di super forza. Le vicende della famiglia Danner sono ambientate nella stessa America rurale di Smallville; Hugo deve, come Clark Kent, nascondere a tutti le sue super capacità e, in seguito a un incidente che causa la morte di un ragazzo, lascia gli Stati Uniti e combatte nella Prima Guerra mondiale al fianco dell’esercito francese. I poteri mostrati dal primo Superman e da Hugo Danner sono praticamente identici: entrambi saltano (e non volano… ancora) per grandissime distanze, la loro pelle è virtualmente indistruttibile e antiproiettile; entrambi sono nati in provincia e sono stati educati sulla base dei sani principi dell’America del tempo (giustizia e uguaglianza in America ma anche nel mondo). Gordon Wylie, inoltre, nello stesso romanzo e anche in The Savage Gentleman del 1932, affronta e anticipa talmente tanti di quei temi poi sfruttati in tutti i fumetti di supereroi da essere un punto di riferimento diretto per il genere (dall’origine dei superpoteri di Hugo, alla fuga dopo la tragedia, dall’idea di sfruttare i super poteri a fine di lucro…). Un altro racconto scritto da Wylie con la collaborazione di un altro autore (Balmer), aveva un titolo (When Worlds Collide) che ha stimolato la nostra memoria; è divertente notare come, in un mondo dove tutto è “novità” ma niente è “originale”, a distanza di sessanta anni la DC Comics realizzò un cross-over (9) dal titolo emblematicamente e clamorosamente simile Worlds Collide, che vide coinvolto anche il personaggio di Superman.

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La copertina di Astounding Stories del giugno 1936.

L’ultimo racconto molto citato fra i precursori di Superman è The Mightiest Machine. Serializzato sulla rivista SF Astounding Stories (poi Astounding Science-Fiction, poi Analog Science Fiction and Fact e numerose altre denominazioni) dal dicembre del 1934 all’aprile del 1935. (10) Il racconto narra delle avventure di Aarn Munro e della sua voglia di conoscere sulla sua eccezionale astronave (la “macchina” del titolo) in grado di viaggiare attraverso l’iperspazio grazie all’energia presa dal sole. Ciò che lega Superman al protagonista Munro è il fatto che quest’ultimo, dotato comunque di intelligenza superiore, è nato su Giove e vive sulla Terra, dove risulta dotato di una forza eccezionale proprio a causa della maggiore gravità del pianeta di origine. Anche in questo caso, quello che colpisce è l’assoluta contemporaneità dello spunto della storia di Campbell con quello che ha dato vita a Superman: l’idea che un alieno in tutto e per tutto simile a un essere umano sia in realtà un superuomo dotato di forza eccezionale e resistenza superiore.

Note

  1. Jerome Siegel, divenuto ormai chiaro che le vie legali nulla avrebbero più potuto, a distanza di decenni e di altre cause che aveva già portato a degli accordi fra gli autori e la casa editrice, come estrema ratio scrisse una lettera per denunciare il modo in cui la DC Comics aveva nei decenni trattato lui e Shuster. La lettera era rivolta alla DC (divenuta già proprietà della Warner) e fu scritta quando già era in fase di pre-produzione il primo film con Christopher Reeve. [↩]
  2. Ricordiamo che il 1938 è anche l’anno della prima pubblicazione del “fumetto” Superman. [↩]
  3. Può il lettore decidere da solo quale sia per lui l’anno di nascita di Superman, scegliendo fra il 1933 della prima e della seconda versione, il 1934 della terza e definitiva genesi o il 1938 della prima pubblicazione. [↩]
  4. Intervista del 1941 al The Saturday Evening Post. [↩]
  5. Basti pensare a Captain Marvel (che debutta nel n.1 di Whiz Comics del febbraio 1940) esempio vivente di queste ispirazioni sintesi (già nel nome del mago Shazam) delle qualità di tanti miti dell’antichità (S come Salomone per la saggezza, H come Ercole – Hercules – per la forza, A come Atlante per la capacità di resistenza, Z come Zeus per il potere, A come Achille per il coraggio e M come Mercurio per la velocità). [↩]
  6. Altro noto personaggio del parco DC Comics che debuttò nel n.1 di Flash Comics (gennaio 1940). [↩]
  7. Jim Steranko (1938) è uno dei disegnatori statunitensi di fumetti che più ha contribuito all’introduzione del design pop-art nel medium all’inizio degli anni Settanta. [↩]
  8. Il volume, edito nel 1989 dalla DC Comics, ristampa i primi 4 albi della serie Superman. [↩]
  9. Nel 1994 la DC Comics aveva già da un paio di anni inaugurato un’etichetta chiamata Milestone, che vedeva all’opera autori di colore (e no) con la singolare particolarità di presentare quasi solo personaggi di colore; pertanto la Milestone era diventato un vero e proprio mondo parallelo dove i supereroi e i supercattivi erano tutti (o quasi) afroameticani e spesso erano niente altro che una mera replica “di colore” di personaggi già esistenti nel “normale” parco di testate DC. Nel maggio 1994 la direzione della casa editrice pubblicò una storia (che coinvolse per due numeri anche la serie Superman: The Man of Steel e soprattutto le serie Blood syndicate, Hardware, Icon, Static della Milestone per concludersi in un albo unico fuori serie) nella quale i due universi (quello regolare supereroistico di Superman e quello della Milestone) finirono per fondersi in un uno solo. [↩]
  10. L’autore, John Wood Campbell Jr. (1910-1971), è una vera icona della Science Fiction degli albori, soprattutto perché ha permesso a decine e decine di autori, spesso incoraggiati nonostante gli scarsi successi, di continuare a scrivere racconti che ha pubblicato puntualmente sulla rivista da lui diretta dal 1938 praticamente fino alla morte (col nome ). Prima di occuparsi come editor delle storie degli altri aveva già, giovanissimo, riscosso un notevole successo come scrittore. Va ricordato che a suo nome esiste oggi un premio per autori di SF e che un suo racconto breve (Who goes where?) è stato in pratica il soggetto dei film The thing from another world (1951) e The thing (1982). [↩]
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