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La geometria dello Sguardo

Creato il 02 maggio 2012 da Arvales @ArvalesNews

La geometria dello SguardoLo Sguardo di chi si sveglia impaziente di riprendere da dove ha lasciato possiede una geometria diversa da chi ritarda il più possibile il momento di alzarsi dal letto. Lo Sguardo a cui riferisco è quello interiore, quello che codifica ed elabora l’incessante flusso di informazioni dal e verso il mondo: il pensare, il dire, il fare, il sentire; tutto ciò che si sostanzia nel corpo e nell’anima del nostro esistere. Volendo semplificare, lo Sguardo di cui scrivo è in uno il padre e la madre dei nostri umori, è ciò che determina il quanto di empatia con cui interfacciamo gli altri, le dinamiche di reazione agli eventi, la propensione alla tolleranza o al giudizio.
Uno degli errori più comuni che si commettono in gioventù è quello di considerare lo Sguardo come un dato: “Siamo fatti così” e come tali il vogliamo essere riconosciuti. Non è ciò che avviene e gli adolescenti (ma non solo) scoprono a loro spese quanti errori commettono nel giudicare se stessi e gli altri .

Lo Sguardo è forse la sintesi più estrema di tutto ciò che siamo diventati ed è tutt’altro che “dato”: cambia insieme a noi e dal variare della sua geometria possiamo comprendere il perché di molte cose che ci sono accadute e che abbiamo fatto; perché siamo così come ci sentiamo di essere. Cerco di farla semplice anche per chi non sa “nuotare” ma ha deciso di provarci; in fondo basta poco per avventurarsi nel mare subatomico dell’anima: basta tenere le mani sulla tavoletta e accettare la fatica di battere i piedi.
Una ciliegina per gli amanti della Fipsica: il concetto di Sguardo, lo si potrebbe derivare dall’Universo Olografico di David Bohm. In base a questa teoria viene meno il Principio di Località e con esso tutte le limitazioni relative; da cui, il “nostro” Sguardo, conterrebbe la totalità di ciò che siamo in ogni percezione fisica e pensiero cosciente.
Saliamo adesso di un livello e torniamo nel mondo molecolare, là dove i pensieri, i ricordi, i sentimenti e gli stati fisiologici vengono incessantemente ricombinati da quella meravigliosa e misteriosa alchimia che è il pensiero inconscio: il motore della nostra cinematica interiore, l’energia che che determina e modifica la geometria del nostro Sguardo.
A questo livello di descrizione della realtà, tutto ciò che avviene è riconducibile alle leggi della causalità, dunque dovrebbe essere possibile risalire ai vettori che hanno determinato la “forma” con cui interagiamo o abbiamo interagito. Per fare un esempio semplice ricorrerò alla mia personale esperienza. Incontro spesso mendicanti di ogni genere: da quelli che cercano di dare dignità al loro chiedere offrendoti in cambio una lavata al vetro dell’auto, a quelli che indossano l’abito della disperazione e ti guardano come se tu fossi responsabile della loro condizione. Indipendentemente dall’arte del mendicante, ho rilevato che la geometria del mio Sguardo non è conseguente al contesto: a volte ho fatto l’elemosina a soggetti che puzzavano di falso lontano un miglio; altre volte, l’ho negata a poveracci che non lasciavano dubbi sulla loro miseria. Perché? Da cosa deriva l’incoerenza palese del mio comportamento? Forse che la stessa realtà produce su di me effetti diversi a seconda del mio Sguardo? Se così fosse (e credo seriamente in questa ipotesi),  è giusto modificarne consapevolmente la geometria allo scopo di allineare su un unico asse ideali, valori, percezione e pensiero?
Non è un dubbio da poco: è sufficiente che qualche valore o ideale sia fasullo per perdere il contatto con la realtà, per entrare in un mondo che esiste solo nella nostra mente e al quale nessuno può avere accesso. Di contro, senza un corretto paradigma d’interfacciamento con la realtà, saremmo in balia dei venti che agitano il mare dell’inconscio, verremmo attirati da luci che sembreranno indicarci la giusta direzione, salvo scoprire che sono solo dei fuochi fatui generati dalle carogne dei sogni abbandonati lungo il cammino… Un’alternativa potrebbe essere rappresentata dal monitoraggio della relazione tra le variazioni di geometria del nostro Sguardo e l’indice di benessere psicofisico percepito; procedendo per tentativi e riscontri forse sarebbe possibile individuare un’equazione valida per ogni situazione… Equazioni per vivere e per morire…
Ci penso spesso; e mi piace credere che ci stesse pensando anche lo Yūsuf Shāhīn della foto.

La geometria dello Sguardo


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