La Germania investe nella natalità. E l’Italia?

Creato il 14 luglio 2013 da Uccronline

Mentre un team internazionale di scienziati ha sviluppato modelli di raccolta per una maggiore produzione di cibo, utile a far fronte al fabbisogno di una popolazione in crescita (raggiungeremo i 9 miliardi entro la metà del secolo), la cancelliera tedesca Angela Merkel ha attuato politiche sociali in favore della famiglia.

Il governo tedesco infatti ha stanziato 7.500 milioni di euro per assegni familiari per chi ha bambini e 20.000 milioni di euro di aiuti a coloro che scelgono di diventare madri. La Germania ha infatti subito una forte riduzione del numero di abitanti e un netto invecchiamento della popolazione: uno su cinque ha 65 anni o più.

In Lituania, invece, l’emergenza demografica ha indotto il governo a varare un disegno di legge contro l’aborto, limitandolo ai soli casi di gravidanza risultante da stupro o da incesto, e quando la salute della donna incinta è a rischio.

In Inghilterra un eminente economista come Stephen D King, responsabile economico dell’HSBC, uno dei più grandi gruppi bancari del mondo, nel suo nuovo libro ha affermato che l’assunzione che l’economia mondiale potrà sempre riprendersi è sbagliata, il fattore decisivo sono i dati demografici: abbiamo bisogno di più bambini per sostenere le nostre economie. «Da 50 anni a questa parte,», si legge sul “Guardian”, «nella cultura europea si è sviluppata l’idea che il problema sia la troppa gente. In termini culturali, la celebrazione della contraccezione, dell’omosessualità e dell’eutanasia rappresenta questo trend. In economia, l’idea di spendere piuttosto che risparmiare fa la stessa cosa. Così fanno i Verdi, che vedono le produzioni del genere umano come il nemico della terra, e attaccano la crescita economica senza rendersi conto di sostenere in tal modo l’impoverimento». La bufala della bomba demografica l’abbiamo fatta esplodere con questo dossier.

E in Italia? Nel 2012 l’Istat ha registrato un record negativo storico rispetto all’andamento demografico. Gian Carlo Blangiardo, demografo dell’Università Bicocca di Milano, ha spiegato che «anche chi si illudeva che bastasse il contributo delle famiglie immigrate per uscire dall’inverno demografico si è dovuto ricredere». E ancora: «Se dunque i dati ufficiali mettono chiaramente in luce come si sia davanti a un vero e proprio “record negativo” sul fronte della vitalità del Paese – mai a partire dall’Unità nazionale si è registrato un saldo naturale così basso – è ragionevole e realistico pretendere che l’emergenza demografica venga inclusa nell’agenda della politica tra i grandi temi da affrontare per il rilancio italiano».

Eppure per ora i nostri politici sembrano unicamente interessati alle unioni civili per gli omosessuali e a partecipare ai Gay Pride, oltre a garantire l’inviolabilità della legge 194. Ma di politiche a favore della famiglia naturale, così come la chiama la nostra Costituzione, non se ne parla (nota positiva per il il comune di Pavia e negativa per il Trentino Alto Agide). Nulla è stato fatto con il governo Prodi, nulla è stato fatto con il governo Berlusconi, nulla con Monti e ancora niente con il governo Letta.


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