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Il Galà di Giulietta – foto tratta da Carnet Verona
12 SETTEMBRE - Il 10 settembre si è tenuto nella centralissima piazza Erbe di Verona, il “Galà di Giulietta”: una manifestazione culinaria dal grande successo che da qualche anno a questa parte sta tenendo “banco” nelle più belle piazze della città scaligera. Si tratta di una grande (nel senso della partecipazione) cena, a cui hanno contribuito i principali ristoranti e locali che affacciano sulla piazza o dei dintorni. Un evento certamente molto suggestivo e che ben si presta a veicolare, ancora una volta, l’immagine della nostra città in Italia e all’estero.
E’ proprio, però, questo il tasto dolente su cui vorremmo soffermarci. Verona è la quarta città turistica d’Italia. Ha l’Arena e il lago, il Vinitaly e il Festival Shakespeariano, Castelvecchio e San Zeno, oltre ad un centro storico su cui si sono pian piano sovrapposti stili architettonici che ne rendono entusiasmante la visita.
Da qualche anno a questa parte la “cultura”, a Verona, gira attorno a due cardini principali: cibo e musica pop. E proprio il recente Galà di Giulietta non ne è che l’ennesima dimostrazione. Si tratta, peraltro, di due elementi fondamentali della nostra tradizione, apprezzati (soprattutto la parte enogastronomica) anche da chi scrive. Purtroppo, però, sono elementi che dovrebbero semplicemente far parte di una proposta culturale più ampia e che ad essere onesti non si può dire manchi a Verona, ma che in qualche modo nel tempo si è andata
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Contemporaneamente, sempre in piazza Bra nell’affascinante cornice areniana, laddove un tempo venivano ad esibirsi con costante regolarità icone della musica britannica e mondiale come Pink Floyd e Simple Minds, Sting e Eric Clapton, Jamiroquai e Pearl Jam passando per Bob Dylan, Bruce Springsteen, Emmerson Lake & Palmer, Rod Stewart e chi più ne ha più ne metta, oggi è diventata praticamente la tappa obbligatoria dei tour di cantanti prettamente “pop” come Laura Pausini e Tiziano Ferro o, peggio, di manifestazioni canore come Amici o altro. Soltanto Emma, la giovane cantante lanciata proprio dalla trasmissione della De Filippi e personaggio più televisivo che musicale, ha cantato nell’Anfiteatro Romano almeno tre volte, quest’anno. Se a questo s’aggiunge l’interminabile “teoria” di musical (anche quest’anno non poteva mancare in cartellone l’ormai visto e stravisto “Notre Dame de Paris”) e spettacoli vari (come l’ “Opera on Ice”: giunta alla seconda edizione, non si vuole in questa sede discuterne il valore artistico, ma la scelta della location, forse non adatta a questo tipo di spettacoli) il quadro è completo. Chi gestisce il palinsesto areniano extra lirico, insomma, ha un’idea molto precisa di cosa deve contenere il contenitore. E così, nel frattempo, i grandi artisti internazionali (pensiamo allo stesso Sting e ad Alanis Morrisette, solo per fare qualche nome) transitati nel nord-est dell’Italia sono stati (ovviamente) dirottati dai vari organizzatori e promoter a Piazzola sul Brenta, a Codroipo o Trieste…località certamente molto belle, ma che non hanno certo il grandissimo fascino che solo l’Arena riesce ancora a creare. Fortunatamente in parte ha sopperito a questa situazione lo sviluppo del programma musicale del Castello di Villafranca, dove quest’anno si sono esibiti artisti del calibro di Portishead, Placebo, Franz Ferdinand e Sigur Ros. Una location, quella villafranchese, che per molti aspetti si presta maggiormente alla fruizione di musica rock, ma che non ha e non potrà mai avere lo stesso prestigio areniano.
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Il pubblico in Arena in occasione di un concerto di musica leggera
Cosa centra tutto questo con il tema iniziale delle manifestazioni enogastronimiche? Centra, perchè è la concezione di fondo a lasciare perplessi. Nel corso degli anni sono stati definitivamente affossate manifestazioni radicate nel tempo come “Schermi d’Amore” (l’unico festival cinematografico in città, se escludiamo il Festival del Cinema Africano, peraltro molto valido) e decine di altri piccoli eventi, più o meno seguiti dalla cittadinanza. Ecco, la cittadinanza. A volte pare che si tenda a dimenticarsi dei veronesi. I turisti e i soldi che portano risultano sempre e comunque la prima voce da considerare. Il resto è secondario. Se si può, bene, e se non si può…amen.
E se da una parte si è nel tempo sviluppano il meraviglioso Tocatì (giunto quest’anno alla sua decima edizione) si è andando perdendo in qualche modo anche il senso del tanto sbandierato restauro di Palazzo della Ragione, inaugurato in pompa magna come il nuovo grande spazio espositivo dove esibire mostre e collezioni d’arte e che è pian piano diventato un malinconico oggetto del mistero.
Ernesto Kieffer