17 Marzo 2012
Sono le otto e la maggiordonna del signor Pecchio, alzatasi di buon ora, si sta domandando se sia il caso di svegliare - dolcemente s’intende - il padrone.
Ma,dopo pochi minuti d’incertezza, dalla camera del signor Pecchio arriva una robusta suonata di campanello che la fa correre come una lepre.
Il gentiluomo è già seduto sul letto e stira braccia e gambe con l’accompagnamento di diversi “Ohi”. Appena vede la serva devota, l’accoglie con la consueta litanìa di “Un dolore tutta la notte” e “Tutta la notte un gran dolore” e così via per cinque buoni minuti.
La maggiordonna fa finta di essere sorda e gli presta le prime cure del caso, ossia lo fa accomodare sulla sedia-con-la buca utilissima a dare sollievo ai primi bisogni corporali del mattino.
Dopodiciò, rinfilato il signore sotto le coperte, la serva devota corre, sempre come una lepre, in cucina dove apparecchia il Vassoio del mattino con una tazza di the verde rallegrata da sette biscotti tutti di diverse dimensioni e qualità.
Seguono le cerimonie del lavacro e della vestizione durante le quali -intervallati dai soliti “Ohi” - il signor Pecchio enumera gli anniversari di amici, parenti e conoscenti risalenti fino alla terza generazione ricordandone la nascita, il battesimo, la cresima, il matrimonio (o l’ordinazione sacerdotale) e l’eventuale dipartita. Questa carrellata, che depone a favore di una sempre attiva memoria del signor Pecchio, è a beneficio di tutti coloro che sono disposti ad ascoltarlo e comprende quindi il maggiordomo muto che compare sulla soglia. Va chiarito che è un muto temporaneo a causa di una sua personalissima cura che consiste nel tenere in bocca una cucchiaiata di olio di girasole il più a lungo possibile.
S’intende che questa salubre abitudine è molto apprezzata dai presenti ai quali, nel frattempo, si è aggiunta la giovane damigella che si dedica ai giornalieri impegni domestici col pensiero tuttavia rivolto all’incontro piacevole di fitness che l’attende alla palestra.
Dopo una breve escursione su Facebook per controllare i quotidiani messaggi, il signor Pecchio è pronto a partire verso la meta della Biblioteca Comunale, gloria e vanto della sua cittadina, perché lui “ha sempre mille cose da fare”.
Guidato dal solerte maggiordomo, ritornato loquace, passa trionfalmente attraverso le strade consuete, amabilmente salutato dai passanti e, dopo l’abituale fermata dal Giornalaio (dove per imparzialità acquista un giornale di destra ed uno di sinistra), arriva alla sua postazione di lavoro senza dare eccessiva importanza al rispetto dell’orario: già la prima parte della mattinata è stata sufficientemente laboriosa.
La secoda parte passa velocemente se, dopo aver fatto una accurata lettura dei giornali sopra detti, gli vengono affidati alcuni compiti importanti come il conteggio delle monete o la timbratura dei libri nuovi. Altrimenti ha davanti a sé molto tempo per riflettere su chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.
Nei giorni invece in cui piove, tira vento e nevica il Signor Pecchio si dedica al lavoro “intra moenia”.
Al momento del pranzo va a tavola in compagnia - bontà sua - del maggiordomo e maggiordonna, servito e riverito iniziando dalla pastasciutta a olio senza formaggio fino alla frutta (e talvolta dolce), accompagnato dalle consuete drammatiche notizie del telegiornale.
Dopo un breve relax davanti ai perpetui intrighi di Beautiful, il pomeriggio è dedicato alla nobile arte della letteratura: lettura, composizione e corrispondenza al computer.
A fine pomeriggio entra - per circa un’ora - nel fantastico “albero dell’amore”: una ardita e avveniristica costruzione abbellita dai cuori Valentini, simile alla postazione di un razzo interplanetario: opera dell’ingegno del maggiordomo coadiuvato da un abile artefice che per modestia desidera rimanere anonimo e che, sempre guidato dall’onnipensante maggiordomo, ha adornato con varie opere sia la camera che il bagno del signor Pecchio.
Standosene racchiuso tra i rami dell’albero egli continua il suo incessante rapporto con il mondo conosciuto, incontrando amici su Facebook e rievocando vecchie canzoni e cantanti scomparsi che restano vivi su Internet per donargli la gioia di melodie che ogni volta lo commuovono.
Quando, dopo una cena frugale ed il fedele appuntamento con “Tempesta d’amore”, il signor Pecchio va a letto, i suoi maggiordomi sanno che dormirà il sonno del giusto anche se poi la mattina seguente li accoglierà con il consueto “Tutta la notte un dolore…”
Nicoletta Martiri Lapi