La giornata-tipo dell’era di Mr. B. E un giornalista finisce in galera.

Creato il 10 luglio 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Una giornata di ordinaria berlusconità: l’arresto di Carboni risveglia incubi che pensavamo di aver definitivamente lasciato con la fine della commissione Anselmi sulla P2. Invece no. L’uomo noto come “il faccendiere”, nonostante l’età è “più vivo e bello che pria”, la P2 non è morta e il vezzo di creare sétte con giudici compiacenti e politici deficienti non è mai definitivamente tramontato. L’eolico è un affare e Carboni, fra gli affari loschi, ci sguazza come un bebè nella vaschetta di plastica. Il fronte anti-Tremonti delle Regioni è stato rotto…dalla Lega. Chi si aspettava che Cota e Zaia ragionassero con la propria testa non ha capito una mazza, anche perché per ragionare, la testa occorre averla. Continua il “coitus interruptus” con i finiani e allora Silvio che fa? Si rivolge al Cardinale Carrozziere (Bertone, nda), per convincere l’Udc a tornare a casa. Forti della parabola del “figliol prodigo” i cattolici dell’Udc non potrebbero mai dire di no al loro capo spirituale e principale stratega. La fregatura è che un loro eventuale ritorno al governo implicherebbe la creazione di almeno altri tre ministeri, quattro o cinque sottosegretariati, un paio di nomine alle presidenze di consigli di amministrazione controllati dallo stato e la criminalizzazione dell’aborto e del divorzio, tanto Casini ne ha già approfittato. Marchionne fa marcia indietro e torna a Pomigliano. La Nuova Panda sarà prodotta nello stabilimento campano. Sacconi esulta nella speranza che Marchionne voglia continuare nella sua opera di distruzione della “classe operaia”, all’eliminazione fisica dei proletari ci sta pensando lui con i decreti sulla “insicurezza sul lavoro”. Questa storia del ritorno della Fiat a Pomigliano, nonostante il risultato non proprio da suffragio universale del referendum, puzza lontano mille miglia. Secondo noi o Marchionne è convinto di poter “polonizzare” l’Italia o si è reso conto che è meglio la Fiom delle incertezze politiche della Polonia. Ma in quanto ad incertezze l’Italia, nell’era di Mr. B l’ottimista, non sta certamente meglio. La Telecom annuncia non le ferie di massa dei suoi dipendenti ma il più grande licenziamento collettivo nella storia italiana: 3700 dipendenti a casa in un colpo solo. Nel corso del 2009, ne aveva eliminati 5.900, entro il 2012 ne farà fuori altri 7.000. Franco Bernabè, invidioso di Marchionne, ha deciso di porre rimedio in questo modo agli anni di gestione Tronchetti Provera, uno dei tanti che con la Telecom si è arricchito e che, al contrario dei capitani coraggiosi ha lasciato la nave durante il disastro continuando a godersi felice la vita con Afef. Ma la notizia che più ci ha sconvolto (e considerate quelle elencate questa è proprio atroce), è l’arresto dell’ex direttore del Corriere di Caserta Gianluigi Guarino, quel giornalista che titolò in prima pagina “Don Diana è un camorrista”, prima che il prete venisse ammazzato dalla camorra nella sua chiesa di Casal di Principe. Guarino è finito in galera per il cumulo delle condanne per diffamazione riportate nella sua carriera di direttore del giornale e non per un reato in particolare. Qualcuno ricorderà il suo rapporto non proprio da gentleman con Roberto Saviano il quale, in più di una occasione, lo aveva accusato di essere parte di quegli organi di stampa che, in qualche modo, fiancheggiano la camorra distorcendo le notizie o non dandole proprio. L’arresto di un giornalista proprio il giorno del “silenzio”, ci intristisce, immalinconisce e indigna anche se sappiamo perfettamente che, all’interno della nostra categoria, non ci sono solo Ilaria Alpi e Anna Politkovskaja.

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