Magazine Per Lei
Ore 7.40: mi sveglio di soprassalto, realizzo che ore sono e mi alzo a sedere sul letto come una molla. Mi vesto e mi preparo a tempo di record, apro la finestra per far entrare in camera aria gelida e riuscire così a svegliare anche il mio ragazzo. Prima di uscire ho anche la prontezza di buttare la spazzatura, prima di trovare al mio rientro la gora dell'eterno fetore. Apro il bidone condominiale dell'umido e... merda! Mi ci cade dentro anche il sacco del vetro! Mi tappo il naso e cerco di recuperare il sacco del vetro dal bidone dell'umido, per evitare di sentirmi per settimane l'amministratore delegato della BP.
Ore 8.10: torno di sopra a lavarmi le mani e finalmente riesco a partire per recarmi al lavoro A.
Ore 8.15: accendo lo stereo in auto e mentalmente ripasso la lezione di country della sera precedente, ascoltando le canzoni utilizzate al corso.
Ore 8.25: mando un sms a mia madre mentre sono in coda all'uscita della tangenziale, per evitare che tra due ore me ne invii uno lei in cui dice "come mai non ti sento? Va tutto bene? Al lavoro? A casa? Sono in pensiero! La mamma" (mia madre firma tutti gli sms che invia).
Ore 8.50: arrivo al lavoro A e bevo il primo caffè con l'unica collega già arrivata.
Ore 11.00: pausa caffè dopo aver cercato per due ore di imbottirmi la testa di nozioni sulle procedure di lavoro dell'ufficio A, sui progetti in corso, sui colleghi, sulle pratiche e riuscendo come risultato solo a sentirmi di botto tornata all'età della pietra. E' come se non sapessi fare niente ed avessi passato gli ultimi trent'anni a colorare album di Cip&Ciop. Attimo di panico quando squilla il telefono alla mia scrivania: non riesco nemmeno a distinguere una chiamata interna da una esterna. Le altre dicono che c'è tra le due una differenza nella durata del primo squillo, differenza apprezzabile solo dopo un allenamento nella CIA.
Ore 13.00: mi fiondo fuori dall'ufficio A diretta all'ufficio B. Ho un'ora di tempo per il trasferimento. Un'ora che dovrò impiegare per percorrere 11.6 km durante i quali incontrerò 14 semafori ed al termine dei quali dovrò cercare parcheggio in pieno centro città. Se sarò fortunata riuscirò ad ingozzarmi con un tramezzino al bar sotto l'ufficio B.
Ore 13.20: passo davanti al centro commerciale. In casa sono finite un tot di cose. Se mi sbrigo riesco a comprare i beni di prima necessità e ad essere fuori entro 15 minuti. Non un secondo di più.
Ore 13.30: fare la spesa in pausa pranzo è utile come la partenza intelligente in agosto. Il parcheggio del centro commerciale è pieno e ci impiego ben 10 minuti per trovare posto. Posso ancora farcela. E poi non posso mollare proprio ora che ho conquistato uno spazio per l'auto! Inizia a piovere: merda.
Ore 13.50: esco dal centro commerciale con tre borse di spesa e la carta igienica sotto il braccio come una baguette. E' incredibile come la carta igienica non ci stia MAI dentro la borsa della spesa. Arrivo trafelata all'auto cercando con mezza mano di prendere le chiavi nella borsa, evitando di appoggiare la spesa sull'asfalto bagnato. E' chiaro che non ho abbastanza mani a disposizione per tenere anche un ombrello. Addio effetto piastra di stamattina. Arrivo all'auto e vedo un volantino gigante incastrato sotto il tergicristallo: e adesso con che mano lo tolgo da lì? Mi esce dalla bocca un "MERDAAA!" a voce piuttosto alta, risultato della maratona che sto facendo. Sento qualcuno che risponde due macchine più avanti rispetto alla mia "dici a me?". Il ragazzo che mette i volantini giganti. Merda.
Ore 13.52: cerco di sfrecciare verso il centro con la velocità concessa dai 7 semafori rimanenti mentre sbrano una focaccia alle verdure. Se devo mangiare una focaccia in 2 minuti guidando meglio che almeno sia più "sana" possibile.
Ore 14.05: trovo miracolosamente parcheggio a solo 1 km dall'ufficio B e di corsa mi avvio verso l'ingresso.
Ore 14.15: primo appuntamento del pomeriggio con l'assicuratore che, informato del fatto che sto lasciando l'ufficio B, mi porta un regalino. In questi momenti realizzo che sto per lasciare questo lavoro e mi dispiace tantissimo per le persone che sto salutando. Per la restante parte del pomeriggio cerco di concludere lavori in sospeso lottando con chi pensa di avere tutto il tempo del mondo per inviarmi documenti urgentissimi che non per niente avevo chiesto fossero consegnati entro venerdì scorso.
Ore 17.30: esco prima per passare dal consulente del lavoro prima della chiusura a ritirare dei documenti. Arrivo giusta giusta alle 18, facendo nel frattempo una chiamata (con l'auricolare) per confermare un aperitivo più tardi.
Ore 18.20: aperitivo. Momento rilassante della giornata? Macchè. Aperitivo di lavoro. Questo aperitivo potrebbe rivelarsi il lavoro C e non sia mai che lascio qualcosa di intentato.
Ore 19.30: arrivo a casa finalmente. Uso il microonde per scongelare del ragù alla velocità della luce. Verificando costantemente con un occhio che il microonde non fonda il contenitore del sugo, con l'altro sto attenta a non tagliarmi un dito preparando l'insalata (cosa che per me sarebbe un attimo). Lo spritz che mi bevo mentre cucino invece posso prepararlo anche ad occhi chiusi.
Ore 20.10: si cena. Un etto e mezzo di fusilli al ragù piccante non sono il massimo come cena, soprattutto dopo un pasto consistente in una focaccia mangiata senza nemmeno dare il tempo alle papille gustative di sentirne il sapore, ma ho una fame che sgretolerei il cemento del muro con gli incisivi. A proposito: i denti del giudizio si sono rimessi in moto e la faccia mi fa male come se il dentista avesse dato un giro di vite alle placche di un apparecchio invisibile.
Ore 20.45: dopo aver spreparato la tavola e sistemato la spesa finalmente riesco a concedermi un bagno caldo. So che dovrei lavare i capelli domani mattina, onde evitare di dormire sopra dei capelli umidi e risvegliarmi con un nido di cicogne in testa, ma sento che l'idea di svegliarmi anche solo un secondo prima del necessario domani mattina è follia pura. D'altra parte esistono le piastre per capelli, no?
Ore 21.15: ripasso di ballo country in soggiorno. Non avere ancora i mobili in soggiorno ha indubbiamente dei lati positivi.
Ore 22.00: prima della fine della sigla di una puntata del dott. Gregorio Casa sto già ronfando sul divano.
Ore 23.30: mi sveglio infreddolita e vado di sopra a nanna. Guardo il telefono. Sms di mia madre: "come mai non ti sento? Va tutto bene? Al lavoro? A casa? Sono in pensiero! La mamma". Risposta mia: "va tutto bene, buonanotte". Sono proprio una figlia degenere...
Ore 23.32: ho perso il sonno da qualche parte lungo le cale le scale che portano in camera. Dov'è finito? Mentre il mio ragazzo ronfa io resto con gli occhi sbarrati a fissare il buio, finchè mi stufo di aspettare di dormire ed inizio a giocare col telefono. Ho stabilito nelle ultime settimane una specie di record di giochi stronzata scaricati dal market di Android.
Ore 1.30: palpebra pesante. Chiaro segnale che posso spegnere il telefono, la luce e dormire. Forse svenire.
La Redazione
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