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Si passa la gomma sul foglio di carta che esausto non contiene più parole; si osservano gli anni divenire cenere e i mattini cominciare come tramonti mancati e notti che non iniziano e finiscono mai ma continuano a partorire sogni d’erotismo cartaceo. E poi si legge la solita poesia che parla di niente e di tutto e forse si comprende, sgomenti e divertiti, che il silenzio sa riempirsi di versi come di voci che non ci sono più ma che nelle notti e nei giorni di ieri e domani sussurrano ancora parole leggere che piacciono ai bambini. La sera si appoggia con vaga indolenza contro i muri e il solito cane, annoiato, abbaia alla luna, senza fantasia, mentre cominciano proprio nelle ore più nere i tanti viaggi al termine della notte che non troveranno mai pagine e penne narranti.