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“La grande bellezza” candidato all’Oscar: 3 motivi per cui il film di Sorrentino può farcela…

Creato il 20 gennaio 2014 da Onesto_e_spietato @OnestoeSpietato

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1999: La vita è bella di Roberto Benigni vince l’Oscar come miglior film straniero (e non solo!) con il memorabile annuncio di Sophia Loren e il suo urlato, commosso ed euforico “Robertoooo!”.
2014: a distanza di quindici anni l’Italia torna nella cinquina dei “nominati” con La grande bellezza di Paolo Sorrentino… e le possibilità di alzare quella statuetta sono altissime!
L’ultima volta nei “fantastici cinque” risale al 2006, con La bestia nel cuore di Cristina Comencini che ci fece sperare e sospirare. Ma questa volta il capolavoro di Sorrentino non dovrebbe incontrare ostacoli, e questo per più di un motivo…

Primo: se la recente storia di corsi e ricorsi tra Golden Globe e Oscar non decide di interrompersi proprio ora, La grande bellezza sarebbe il quarto film consecutivo che, vinto il “globo d’oro”, si aggiudica anche la “statuetta d’oro”. Dal 2011 ad oggi i precedenti sono stati In un mondo migliore di S.Bier, Una separazione di Asghar Farhadi e Amour di M.Haneke.

Secondo: l’America va matta per tutto ciò che è felliniano, o vagamente tale. Non a caso il grande Federico Fellini ha vinto 4 premi Oscar: nel 1957 con La strada, nel 1958 con Le notti di Cabiria, nel 1964 con Otto e mezzo, nel 1975 con Amarcord. E il film di Sorrentino ha molto di Fellini, in particolare di Otto e mezzo

Terzo: siamo di fronte ad un film che spicca sui quattro rivali perché cinema non propriamente narrativo. Paolo Sorrentino ci regala la sua visione e versione di quello che Pasolini chiamava “cinema di poesia”, di immagini eloquenti e parole mute, affascinanti ellissi e atmosfere sospese, non-azione o azione immobile. Il tempo dell’attesa si estende infinitamente fino ad avvolgerci e condurci in un sogno dal quale non vorremmo svegliarci mai. E’ cinema allo stato puro, pensiero strutturato prima che racconto, dotato di quella non convenzionalità che solo la settima arte possiede.
Gli altri film in corsa sembrano non avere nulla di speciale. Può forse preoccupare Il sospetto di Thomas Vinterberg (Danimarca), ma proprio perché è Vinterberg! O un pochino forse Omar di Hany Abu-Assad (Palestina), che, guarda caso, nel 2006 era nella cinquina finale con la Comencini. The Broken Circle Breakdown di Felix van Groeningen (Belgio) sembra la solita bella storia d’amore con bimbo malato, ma nulla più; mentre The Missing Picture di Rithy Panh (Cambogia) sembra messo lì più che altro come riconoscimento per la tecnica cinematografica usata, ovvero “animation and archive footage”.

Insomma, per questo giro di Oscar sembra non esserci storia né concorrenza: La grande bellezza è davvero il super-favorito. Per scaramanzia non cantiamo vittoria prima del tempo, ma è lecito sperare in una nuova raggiante Sophia Loren urlare a squarciagola: “Paoloooo!!”.


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