Sull'Adamello tutte le azioni, svoltesi nei diversi anni, tendevano sostanzialmente a scardinare, direttamente o indirettamente, il caposaldo austriaco dei Monticelli, in modo da poter aver via libera sul Passo del Tonale. Gli Austriaci avevano disposto trinceramenti e scavato numerose caverne lungo la linea del fronte che collegava i Monticelli alle alture del Tonale orientale. Inoltre avevano occupato anche i Passi Paradiso, Castellaccio e Lagoscuro che dominavano la conca di Ponte di Legno
In seguito all'occupazione delle due dorsali al centro delle vedrette adamelline si presentò il problema di organizzare la logistica di questa nuova parte del fronte. Per la prima volta gli Alpini, per trasportare le vettovaglie più leggere (alimenti, vino, ecc.), abbandonarono i fedeli muli per sostituirli con i cani, più veloci e meno necessitosi di ciboAl Passo Garibaldi, ove giungevano le teleferiche che risalivano da Temù la Val d'Avio, sorse un grande villaggio militare. Da questa posizione, attraversando i ghiacciai del Mandrone e della Lobbia, i rifornimenti raggiungevano le posizioni più avanzate trasportati da slitte trainate inizialmente da muli, in seguito sostituiti da cani, animali molto più veloci e resistenti al clima d'alta quota. L'inverno si presentò subito quale nemico implacabile: temperature bassissime e abbondanti nevicate, seguite da micidiali valanghe, provocarono infatti numerosissime vittime lungo tutto il fronte dell'Adamello1916Il 12 aprile 1916 venne conquistata la dorsale rocciosa Monte Fumo-Dosson di Genova-Cresta Croce-Lobbia Alta. Il 29 aprile 1916 ebbe inizio la seconda fase della nostra offensiva che portò gli Alpini ad aggredire la ben più munita linea di resistenza austriaca sul margine orientale del ghiacciaio. In alcuni punti gli obiettivi furono raggiunti e consolidati, ma al centro dello schieramento, nei punti maggiormente difesi, gli austriaci si difesero strenuamente e respinsero ogni nostro attacco. La battaglia divenne in breve una tragica e inutile carneficina per i nostri reparti sciatori in tuta mimetica e per le due compagnie del battaglione "Val d'Intelvi" che furono lanciate all'assalto, in divisa grigioverde, sull'immacolato candore del ghiacciaio. 1917
Il 1917 fu un anno di relativa calma sul fronte dell'Adamello, ad eccezione del periodo in cui si svolsero le operazioni che portarono gli alpini alla conquista del Corno di Cavento (m. 3402), l'importante caposaldo avanzato austriaco che costituiva una seria minaccia per l'ala destra del nostro schieramento. Da queste posizioni, esattamente un anno dopo, reparti d'assalto austriaci ripartirono alla riconquista del Corno di Cavento, che effettuarono mediante lo scavo di una galleria nel ghiacciaio e un violento assalto contro la compagnia alpina che difendeva l'avamposto sulla vetta e il "trincerone" sul lato del ghiacciaio.1918
Il 1918 fu un anno di prove durissime e di combattimenti sanguinosi per le truppe dell'Adamello: in maggio venne finalmente portato a termine un attacco combinato in direzione della Conca di Presena e dei Monticelli per rafforzare le nostre linee sul Passo del Tonale. In questa azione, la più impegnativa e complessa di tutta la "guerra bianca", vennero impegnati numerosi battaglioni nonché compagnie di mitraglieri e bombardieri, batterie d'artiglieria d'ogni calibro, reparti del genio e servizi d'ogni genere. Dopo accaniti combattimenti, il successo arrise alle truppe italiane, anche se non riuscirono del tutto a scacciare gli Austriaci dalle ultime propaggini dei Monticelli.
Il 1° novembre 1918, quando ormai si era già delineata la nostra vittoria sul Monte Grappa e sul Piave, gli alpini dell'Adamello sferrarono l'assalto decisivo contro le ancora temibili fortificazioni del Tonale, aprendo la via verso il Passo della Mendola in modo da tagliare le vie di ritirata all'esercito sconfitto. Sulle tormentate distese di roccia e di ghiaccio, dopo tre anni e mezzo di durissima guerra, tornavano il silenzio e la pace. Il ricordo di queste vicende resta memorabile nella storia militare per il fatto che gli alpini e i loro avversari, costituiti per la prima volta in grandi unità organiche di sciatori e di rocciatori, affrontarono le incognite del ghiacciaio, combattendo ad altezze inaudite e in condizioni climatiche spaventose.