Parla Mosca!
Ho girovagato per tutta la piazza Bolotnaja [1] tra fitte file di persone, mi sono facilmente unito alle conversazioni e ovunque ho sentito la stessa cosa: disprezzo per chi ha truffato alle elezioni e allegra certezza di libertà e di vittoria
11.12.2011
Alla manifestazione sono giunto in anticipo, perché volevo trovare una ragazza che intendeva comprare cinquemila rubli [2] di garofani bianchi e darli alle persone intorno. Ma in questa abbondanza di persone non si poteva già trovare nessuno. La ragazza con i garofani non mi è capitata, invece mi è capitata qualche ragazza che dava alle persone nastrini di seta bianca. Sono uscito sul lungofiume attraverso il vicolo Lavrušinskij e mi sono venuto a trovare in una densa folla, che filtrava lentamente attraverso due barriere e un cordone di polizia. Quando il movimento generale mi ha portato lentamente verso le barriere, ho visto che i tavoli presso di esse erano coperti di monete disseminate. Le persone tiravano fuori monete dalle tasche e, attratte dal flusso, non le riprendevano.
Il ponte Lužkov [3] era pieno zeppo di gente. Alle ringhiere di ghisa del ponte era appeso uno slogan in grassetto, scritto a mano con la vernice: "Farabutti e ladri, ridateci le elezioni!" [4] Per tutta la lunghezza del canale, dall'inizio di piazza Bolotnaja a via Balčug [5], c'era una folla enorme. Sopra la massa nera di persone si sollevavano bandiere. All'inizio, presso il palco, ondeggiavano numerose insegne arancioni di "Solidarietà" [6], in mezzo ai quali si insinuava una semplice e severa bandiera del "Fronte di Sinistra" [7]; in seguito l'arancione passava al rosso del KPRF [8], ma in seguito e da tutti i lati cominciava un vivo sventolare multicolore: il bianco e il verde della tela di "Jabloko" [9], le bandiere gialle di "Russia Giusta" [10], quelle nere del "Partito Pirata" [11], quelle rosso-bianco-rosse dell'"Unione Civica" [12], quelle bianche con la bella aquila giallo paglierino del "Partito Libertario", i tricolori del "Partito d'Azione" [13] con l'operosa ape giallo-nera. Messe a cuneo stavano nell'aria del giorno dicembrina che si scuriva i grandi teli bianco-giallo-neri dei nazionalisti con scritte di ogni colore: "Nasci nella Rus' [14]", "Vivi nella Rus'", "Muori per la Rus'".
Sopra le persone e le bandiere girava un elicottero e correva per il cielo un drone con telecamere di sorveglianza. Il drone era simile a un ragno e di quando in quando si fermava in un punto della volta celeste o con un balzo rapido si muoveva per il cielo nel punto di attività, da dove gli erano particolarmente visibili le persone che gridavano forte e agitavano bandiere.
Gli oratori si davano il cambio, ce n'erano molti. Tutti questi appartenevano a vari partiti e movimenti – Gudkov di "Russia Giusta", Mitrochin di "Jabloko", Ryžkov del PARNAS [15], Čirikov di "Eco-difesa" [16] eccetera, eccetera attraverso tutto lo spettro della politica russa. Non ripeterò i loro discorsi e neanche potrò farlo: tutto ciò in realtà è stato un enorme, appassionato discorso estesosi per quattro ore su come si sentono le persone a cui alle elezioni della Duma di Stato hanno rubato i voti. E' stata una sensazione meravigliosa, quando in nessuna parola c'era falsità e le parole dei politici, come è stabilito, esprimevano infine ciò che sentono e pensano le persone. E nel flusso di queste parole calde, spesso pronunciate gridando, agitate e rabbiose si ripeteva per tutto il tempo qualcosa di molto semplice, che neanche so come esprimere. Non perché è difficile, ma al contrario, perché è così semplice come mai è stato negli ultimi anni.
In questa enorme manifestazione i microfoni funzionavano male, i deboli altoparlanti non perforavano l'aria umida sopra la folla. Non ho affatto sentito ciò che ha detto Oksana Dmitrieva [17], che intervistai prima delle elezioni. La voce bassa di questa piccola donna semplicemente si scioglieva nella prima neve. E neanche le persone intorno a me le sentivano. Si è cominciato a scandire: "Più forte! Più forte!" e questo potente scandire ha coperto del tutto la sua voce bassa. Oksana, io so comunque cosa voleva dire, in questa baraonda politica io punto tutto su di Lei e le auguro successo. Nastja Udal'cova l'ho sentita meglio. Con suo marito Sergej Udal'cov, leader del "Fronte di Sinistra", qualche mese fa parlai a lungo nel rumore e nella confusione del "Coffee House" di Mosca e so che questa persona andrà fino in fondo. Ieri, sfinito dal continuo di arresti e scioperi della fame e della sete, l'hanno posto con la forza nella rianimazione dell'ospedale Botkin [18], ma oggi è uscito di là in piazza Bolotnaja ed esattamente cinque minuti dopo l'uscita dalla rianimazione è stato arrestato dagli agenti investigativi ed è sparito per l'ennesima volta [1]
Questo è stato il primo nome di un prigioniero politico pronunciato alla manifestazione: Sergej Udal'cov! Nastja ha organizzato questa manifestazione al suo posto e io, stando nella folla, ho sentito una sensazione lacerante nella regione del cuore quando mi sono immaginato come sarebbe stato per lei sapere che suo marito è sparito per l'ennesima volta e immaginare cosa possano fare con lui le persone che l'hanno sequestrato e comunque fare ciò che lei e Sergej per tutta la vita hanno fatto in due. E in seguito sono venuti altri nomi di persone che negli ultimi giorni sono state prese ai Čistye Prudy [19] e in piazza Triumfal'naja [20]: Naval'nyj [21], Jašin [22]…
Per la prima volta da noi dai tempi sovietici c'è stato qualche centinaio di prigionieri politici e migliaia di persone si sono indignate per questo e hanno espresso la loro indignazione gridando, scandendo e fischiando con fischietti rossi comprati per l'occasione.
Un ragazzo accanto a me soffiava in un antico corno. Gli ho chiesto che scherzo fosse e orgogliosamente mi ha mostrato un "1874" e ha riferito che questo corno aveva suonato già alla rivoluzione del 1917.
La manifestazione non è un modo di passare il tempo, è una forma di coscienza. In piazza Bolotnaja, nell'umida aria di dicembre, nella neve che si scioglie sotto i piedi e sui volti, un qualche sentimento umano dimenticato da tempo ha improvvisamente legato delle persone. Una calda sensazione di solidarietà? Fratellanza?
Sono abituato a ritenere di vivere in una città abbastanza oscura e non molto amichevole, ma qui l'affabilità si leggeva su tutti i volti.
E lì c'erano molti volti diversi e tutti si sono impressi nella mia memoria. Ho ricordato il volto di un uomo molto anziano con la barba bianca come neve, che, appoggiandosi al bastone, si spostava attraverso la recinzione e le persone gli davano la mano e si facevano indietro davanti a lui, anche se sembrava che una folla così fitta non potesse farsi indietro. Ho ricordato il viso di una bambina piccola con un cappello tondo di lana da rastaman giamaicano, che si è arrampicata su un impianto di ventilazione per vedere meglio il palco e mi ha dato la mano perché la aiutassi. Nel crepuscolo dicembrino brillava questa piccola mano di bambina con le unghie corte e tonde e un anellino metallico al dito. E sono certo che non solo io ho ricordato questa bambina, ma anche lei per tutta la vita ricorderà un giorno di dicembre nel centro di Mosca, quando insieme a migliaia di persone gridava: "Non siamo schiavi!" e "Libertà per i prigionieri politici!"
Migliaia di mani si sono sollevate in alto e nell'aria serale che s'infittiva come finestrelle vive hanno brillato i display di migliaia di videocamere. Da queste videocamere ho capito qualcosa delle persone intorno a me. Oh, che riunione c'era qui della tecnica più moderna, più bella! Gli IPad della Apple, sollevati sopra la testa, mostravano subito alle persone che erano intorno le immagini della manifestazione. I Galaxy Tab brillavano tenui e trasmettevano ammirevolmente i colori della sera di Mosca. Sulle pance dei giovani con i cappellini da sci, che si spingevano sul palco davanti a me, pendevano Canon e Nikon con potenti obbiettivi. Su una panchina sedeva un ragazzo con un notebook aperto sulle ginocchia – il mio occhio esperto di vecchio computerista ha colto subito il logo Sony Vayo – e litigava rumorosamente con un redattore, che là, da qualche parte – forse a Mosca, forse a Omsk [23] o forse a Parigi – tagliava le sue fotografie. Il nevischio rafforzava e accanto al ragazzo adesso stava una ragazza e teneva sopra di lui un grande pezzo di compensato, di un metro per un metro. Era il tetto improvvisato di un punto di corrispondenza mobile. Mi sono avvicinato e ho dato un'occhiata al pezzo di compensato. Era nero e sopra c'era scritto: "Abbiamo bisogno di elezioni corrette!"
Centinaia e migliaia di cartelli artigianali e slogan scritti a mano sopra un mare di teste che vanno in lontananza. Il pensiero che tutte queste persone abbiano fatto cartelli e pensato slogan per ordine dei capi o secondo un telegramma di Hillary Clinton poteva venire in testa solo a una persona molto separata dalla vita. "Grazie di essere venuto! Adesso non sono solo!" "Pischelli [24]! E' tempo di muoversi!" (sotto una foto di Putin e Medvedev stampata con la stampante a colori). "Opposizione! C'è bisogno di un unico candidato!" (sotto l'immaginetta di un bambino che si tiene alla mamma con due mani). "Čurov [25]! Questa per te non è Hogwarts!" (con la fotografia di Čurov e un'immaginetta del castello dove studiava Harry Potter). "Oggi centomila, domani un milione!"
Tutto ciò è stato una libera creazione politica della gente cittadina, equipaggiata di ottimi aggeggi hi-tech, che vive nel reale e nel virtuale e capisce molto bene cos'è la menzogna e cos'è la libertà.
Accanto a me un signore molto distinto con un lungo paltò nero ha chiesto a sua moglie di restare a ancora al "Gourmet" finché sarà là, alla manifestazione.
Ho girovagato lungo tutta la piazza Bolotnaja attraverso fitte file di folla, mi sono unito con facilità alle conversazioni e ovunque ho percepito la stessa cosa: disprezzo per chi ha truffato alle elezioni e allegra certezze nella libertà e nella vittoria. Queste persone sapevano di essere in tante e sapevano cosa volevano. Non erano dei severi radicali, che sapevano di essere una minoranza segnata, questa era la carne di una grande città, la sua acqua viva, che si era svegliata nel dicembre 2011 e passava all'offensiva. Le città dei dintorni di Mosca segnalavano la propria presenza con targhette: "Krasnogorsk [26] contro i brogli", "Istra [27] contro i brogli". Ragazze con cartelli, su cui stava scritto che erano state testimoni di truffe, senza dubbio posavano davanti alla mia vecchia videocamera non sofisticata. In loro non c'era neanche un'ombra di paura, non temevano di posare con i cartelli e a visi scoperti. Di belle ragazze ce n'erano molte alla manifestazione. Ma di queste in generale a Mosca ce ne sono molte. E questa presenza di belle ragazze, il loro riso, i capelli sciolti, le guance rosse e le voci rumorose non permettevano a una manifestazione politica di diventare un evento noioso di sofferenza e di lotta, ma lo trasformavano in una festa della vita.
Qui all'improvviso nella fitta folla si è aperta una piccola radura e sotto i piedi sull'erba fangosa mi è rotolata una pallina bianca con occhi neri e una bocca lunga disegnati sopra. La pallina rotolava da sola sull'erba invernale e rideva. E anche le persone intorno ridevano e dicevano, accennando alla pallina: "Medveput!"
Tutto ciò l'avevo già visto una volta. L'avevo già visto una volta alla fine degli anni Ottanta e all'inizio dei Novanta, queste persone felici, che davanti ai miei occhi trovavano la libertà. Vedevo allora manifestazioni, a cui giungevano un milione di persone e provavo questo sentimento di assoluta felicità, perché eravamo insieme e la libertà era nostra. Ma da allora, già da lungo tempo non vado ad alcuna manifestazione, perché so quanto facilmente ingannano questo popolo fortissimo e indifeso e quanto facilmente trasformano in schifezza una grande rivoluzione pacifica. Ingannano le persone i loro capi, vendendoci tutti a gruppi e uno per uno, com'è successo negli anni Novanta. Ingannano la rivoluzione i tribuni democratici con la lingua ben sospesa, che ci buttano una bella nebbia negli occhi, cosicché restiamo ciechi per anni e perdiamo l'orientamento nel corpo sociale. Ci hanno abbindolato sfacciatamente privatizzatori usciti da non si sa quale buco, che in nome del bene comune – e come altrimenti? – hanno diviso il patrimonio del popolo in modo tale che a tutti noi non è rimasto niente tranne la miseria e questi in qualche modo tutti insieme si sono fatti milionari, sia come possessori di azioni, sia come padroni di comode casette in posti molto buoni.
Non voglio che tutte queste persone che ho visto questo sabato in piazza Bolotnaja siano ingannate da chi gli ha detto dal palco parole così forti. Non voglio che queste persone ci trascinino di nuovo nel gioco idiota delle loro ambizioni, che impiega anni e svuota decenni. L'opposizione ha bisogno di un candidato con una faccia nuova.
Sono andato lungo il perimetro della piazza, esaminando i numerosi mezzi tecnici portati qua per bloccarci e disperderci in caso di qualcosa. C'erano file di camion a tre assi con sbarre alle finestre dei cassoni chiusi, macchine blindate con feritoie per fare fuoco e autobus In uno di questi, dietro i vetri neri, bruciava il fuocherello di una sigaretta. In file oscure, immobili e in silenzio, stavano gli agenti dell'OMON [28] in assetto da guerra, simili un po' a extraterrestri, un po' ai cavalieri di Mordor. Avevano manganelli in mano, corazze nere alle gambe, scarponi neri, guanti neri, elmi rotondi. Alcuni abbassavano sugli elmi visiere nere oscurate e si trasformavano in oscure figure di un possibile pesante futuro. Alcuni stavano con le visiere alzate e guardavano in silenzio la propria gente allegra e libera. Alcuni avevano volti del tutto giovani, da ragazzi, molto buoni. Con loro ho conversato.
Mi sono venute incontro due ragazze. Entrambe allegre, entrambe ridevano di cuore, non di qualcosa o qualcuno, ma di pienezza di vita. Sul palmo di una c'era una tavoletta di cioccolata nella stagnola aperta. "Vuole cioccolata? Prenda! Prenda cioccolata!" – già scuriva del tutto e queste andavano attraverso la nebbia della sera di Mosca e le onde di persone che se ne andavano dalla manifestazione e offrivano a tutti quella loro cioccolata molto dolce, molto gustosa. Ho preso un quadratino sotto i loro sguardi di approvazione.
[1]Già nella notte tra sabato e domenica sono venuto a sapere che Udal'cov è di nuovo dietro le sbarre – ha avuto gli ennesimi 15 giorni.
Aleksej Polikovskij, "Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/society/50001.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] "Della Palude", piazza nel centro di Mosca.
[2] Circa 118 euro.
[3] Ponte dedicato forse (il nome ha varie interpretazioni) a Jurij Michajlovič Lužkov, per quasi vent'anni sindaco e padre-padrone di Mosca.
[4] In russo "ladri" (vory) fa rima con "elezioni" (vybory). "Partito dei farabutti e dei ladri" è il nome popolare di "Russia Unita", il partito di Putin.
[5] Via del centro di Mosca, il cui nome deriva dal termine turco per "pantano".
[6] Movimento che si richiama alla Solidarność polacca.
[7] Partito di sintesi di molte anime social-comunista.
[8] Kommunističeskaja Partija Rossijskoj Federacii (Partito Comunista della Federazione Russa).
[9] Letteralmente "Mela". Partito di orientamento liberale che prende il nome dalle iniziali dei fondatori Grigorij Alekseevič JA-vlinskij, Jurij Jur'evič B-oldyrev e Vladimir Petrovič L-ukin.
[10] Partito di orientamento socialdemocratico.
[11] Partito che sostiene la libertà di parola e la riforma delle leggi sulla proprietà intellettuale.
[12] Partito di orientamento nazionalista.
[13] Partito di non facile inquadramento, che si richiama alla società civile.
[14] Da bravi nazionalisti usano il termine arcaico Rus' in luogo del moderno e grecizzante Rossija (Russia).
[15] "Parnaso", ma anche sigla di PARtija NArodnoj Svobody (Partito della Libertà Popolare), partito di orientamento liberale.
[16] Movimento ecologista.
[17] Oksana Genrichovna Dmitrieva, rappresentante di "Russia Giusta".
[18] Ospedale della periferia nord-occidentale di Mosca intitolato al medico Sergej Petrovič Botkin.
[19] "Stagni puliti", laghetto nel centro di Mosca.
[20] Piazza nel centro di Mosca.
[21] Aleksej Anatol'evič Naval'nyj, avvocato e blogger attivo contro la corruzione politica.
[22] Il'ja Valer'evič Jašin, co-presidente di "Solidarietà".
[23] Città della Siberia sud-occidentale.
[24] Traduzione per forza arbitraria di un termine gergale per "ragazzi".
[25] Vladimir Evgen'evič Čurov, capo della Commissione Elettorale Centrale, "gran garante" dei brogli putiniani.
[26] Città a nord-ovest di Mosca.
[27] Città a nord-ovest di Mosca.
[28] Otdel Milicii Osobogo Naznačenija (Sezione di Polizia con Compiti Speciali), la durissima Celere russa.