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La grande scalezza

Creato il 19 marzo 2014 da Blindsight

E' stato bello tornare a Lecce e viverla nella dimensione che mi appartiene: da persona cieca e in un'area pedonale enorme. La pietra è la stessa, è cambiato il rumore: Lecce ora è molto più silenziosa da quando andai l'ultima volta, più di dieci anni fa da vedente. Ma ciò che colpisce di più è la cordialità e l'educazione dei salentini!Ho cercato di fotografare Grandi emozioni e sensazioni, bellissima esperienza questa di Lecce, sia di vita che di "
Sono stata per un seminario sull'audiodescrizione organizzato dall' col mio iPhone: qui metto 3 foto che probabilmente saranno inserite nella mia mostra fotografica (quella che da tempo cerco di realizzare e forse ci sto riuscendo, grazie anche al materiale raccolto in questi ultimi anni). Le spiego: una è " La Scala Cieca" (la scala principale dell'istituto). Poi c'è " missione", grandi e belle persone, se mi gira la mostra la faccio proprio lì: so già che troverei pubblico capace di non fermarsi all'immagine immortalata oggi grazie alla memoria visiva, alle mie percezioni e all'immaginazione. C'è un video che hanno girato poco prima che cominciasse il seminario (e la sera stessa era già pronto, montato e pubblicato, immediatamente mi hanno inviato per sms il link, così si fa!!): il video.
La Scala Rosa", la mia preferita per il significato e la storia che rappresenta: è una scala ripidissima, lunghissima e strettissima, quasi portasse agli inferi, dalla quale le suore facevano scendere e risalire le ragazze per non farle incontrare con i ragazzi, una sensazione pazzesca lì davanti a quel vuoto stretto tipo buco nero che risucchia!). In quella scala ci sono migliaia di ragazze e bambine che purtroppo non possiamo dire siano state tanto sfortunate, visto ciò che succede ancora oggi alle donne italiane, in casa o in strada, e non per colpa delle suore! Infine c'è " La Grande Scalezza", non è Lecce ma è sempre una scala di pietra: è a Roma, in un posto troppo dimenticato dai romani, come lo è il verde che lo circonda. Scale che possono portare ovunque, dipende però da quanto si è liberi nel salirle o scenderle, gradini calpestati da secoli che raccontano la fatica umana, pietra scolpita per ostentare il successo e poi lasciata all'usura del tempo e dei piedi, quelli di chi cerca disperatamente una via d'uscita. Università del Salento che ha invitato Blindsight Project (a differenza di chi o ci chiama per fare numero tra il pubblico oppure non ci chiama proprio): questo seminario è stato una delle cose più interessanti dall'inizio dell'anno, perché se n'è parlato ancora si, ma anche da Lecce mettono un punto, e cioè basta parlarne e si comincino a realizzare audiodescrizioni (e sottotitoli). Di sicuro la regione Puglia funziona meglio del Lazio, ed anche le persone cieche che ho conosciuto sono decisamente più aperte di tutte le altre conosciute finora, a parte qualche rara eccezione. Sono stata ospite presso lo storico Istituto Antonacci per Ciechi di Lecce, un palazzo magnifico, come il personale che vi è dentro: hanno destinato alcune stanze al pubblico, e dormire lì è, a parte confortevole, davvero emozionante se si pensa a quanti bambini, quanti ragazzi ci abbiano dormito e vissuto prima. L'Istituto è ancora funzionante, ma in versione ridotta purtroppo, nonostante le capacità dei gestori e del personale, che potrebbero dare molto di più a tante altre persone, e non solo disabili della vista: ho fatto un tour accompagnata da un'educatrice che mi ha illustrato (o audiodescritto in maniera sorprendente!) dalla storia all'architettura della sede, portandomi negli angoli più nascosti di quel palazzo rinascimentale. Soffitti altissimi, stanze megagalattiche, laboratorio di teatro ed altri laboratori per altre attività, una biblioteca in braille che segna quasi la storia di quell'istituto, perché il tutto fu voluto da una ragazza cieca, Anna Antonacci, e il perché è strabiliante: aveva capito che col nuovo metodo di lettura e scrittura da poco arrivato in Italia, il braille, le persone disabili della vista avrebbero potuto studiare ed essere integrate anche nel mondo del lavoro, e ci riuscì!


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