La nostra economia è allo stremo; ne è la conferma il flusso costante di imprese che sono costrette a chiudere per mancanza di competitività oltre ad essere vessate dalla stretta del “credit crunch”.
E’ una gravissima crisi che si caratterizza con una prolungata fase recessiva la cui asprezza non ha precedenti negli ultimi cento anni; ha ricadute di dimensioni inusitate sull’occupazione e sulla domanda interna, con prevedibili conseguenze negative sul piano sociale. A ben poco servirà pagare nei prossimi mesi i debiti delle pubbliche amministrazioni; né far affluire il credito alle imprese offrendo garanzie sui prestiti bancari in sofferenza; né, tantomeno, una spendig review in grado di tagliare 2-3 punti di spesa pubblica da destinare ad una riduzione delle imposte su impresa e lavoro.
A cinque anni dallo scoppio della Grande crisi le prospettive economiche dell’area euro mostrano complessivamente un certo peggioramento, nonostante le sviolinate di una crescita dell’economia, almeno per quei noti paesi (vedi la Germania); la ripresina è puramente illusoria in quanto deve scontare, nell’intero periodo trascorso, uno sviluppo avvenuto in modo sostanzialmente piatto con impennate negative per quanto riguarda l’intera area mediterranea.
Come conseguenza, molti paesi, e tra questi l’Italia, si sono avvitati in un circolo vizioso, in cui aumenti di imposte e riduzione di spese hanno depresso il reddito e impedito al rapporto debito/pil di ridursi; è un lungo ristagno con tassi di espansione vicino allo zero o sottozero.
Tutto ciò con il debito pubblico fuori controllo, oltre i 2mila miliardi e con interessi annuali pari ai 100 miliardi di euro; il che significa lacrime e sangue. Sono state le ricette Monti gradite a Bruxelles ed al Fmi a spingere in pochi mesi il debito dai 1.800 miliardi di prima ai 2.000 miliardi attuali:
“La verità che nessun politico è disposto ad ammettere, è che il debito pubblico italiano non è più ripagabile. Altrimenti bisognerebbe pensare che sia possibile ricompattare una valanga in continua caduta su un pendio scosceso….Un secondo punto importante riguarda le ragioni della crescita del debito pubblico europeo. L’anno X è stato il 2009 quando quasi tutti gli stati hanno dovuto prendere misure straordinarie per salvare il sistema bancario e dare ossigeno a una economia che stava precipitando. La causa di quella crisi la conosciamo: mutui subprime, derivati fuori controllo, follie di poche grandi banche “too big too fail”…..Ma nel frattempo nessuno ha soccorso i singoli Stati che hanno visto esplodere – per colpa non loro ovvero per salvare proprio le banche – il debito pubblico, con le conseguenze che ben conosciamo: Grecia sul lastrico, Irlanda, Spagna, Portogallo, in fortissima difficoltà, come in parte Italia e persino, sebbene in misura minore, Francia e Olanda.” (cfr.,Marcello Foa,Blog del 04/09/13 “Debito: la verità che non vi dicono”).
GIANNI DUCHINI settembre ‘13