Le urne premiano Nuova Democrazia di Samaras e Syriza di Tsipras, con il PASOK che perde rovinosamente consensi ma sarà determinante per gli equilibri di maggioranza. Comunisti al 6,3%, stessa percentuale per Alba Dorata che si è resa ancora protagonista di atti di intolleranza e violenza
Su Atene sorge un sole di cauto ottimismo, che spazza via gli spettri di una fuga dalla zona Euro e del probabile e conseguente effetto domino che avrebbe coinvolto altri paesi (Spagna, Portogallo, Italia su tutti) e che sembra, almeno per il momento, scongiurato.
Vince Samaras, il filoeuropeista del dialogo e del rispetto degli impegni presi dalla Grecia con l’Unione, sebbene questi siano considerati,da buona parte della popolazione, iniqui ed eccessivamente onerosi. Il tanto temuto nemico, sconfitto dalla tornata elettorale, è quindi la possibile uscita di Atene dalla traballante eurozona: non ha trionfato Syriza, non si torna alla Dracma. L’opinione pubblica deve aver elaborato negativamente gli scenari ipotizzati su un’uscita dall’euro di Atene, temendo più un’inflazione incontrollabile (la Dracma oggi avrebbe lo stesso valore degli incarti di un Chewing gum) che l’inarrestabile recessione.
Il PASOK esce con le ossa rotte dalla consultazione che boccia sonoramente un partito che ha tenuto il potere in Grecia per ben tredici nell’ultimo ventennio, quello che ha visto crescere la spesa pubblica a livelli da record. Il leader dei socialisti Venizelos sarà comunque un ago della bilancia importante negli equilibri della Voulì di piazza Syntagma: nonostante un crollo verticale quantificabile in una perdita del 30% circa delle preferenze, il PASOK dovrebbe far parte di un nuovo governo di unità nazionale, che secondo i socialisti dovrebbe tirare dentro la compagine governativa anche Syriza, in un governo di unità nazionale che in Italia farebbe (giustamente!) gridare all’inciucio.
Per fortuna o purtroppo, loro in Grecia hanno Tsipras, noi in Italia solo Bersani: ed il leader della sinistra radicale non ci sta a reggere il moccolo ai partiti che negli ultimi quattro lustri hanno affossato la repubblica ellenica, introducendola nell’euro pur in mancanza dei requisiti necessari e basando il consenso sulla gestione sapiente di posti di lavoro pubblici. Alexsis Tsipras è quello che servirebbe alla nostra nazione, indipendentemente dal colore politico di ciascuno: è un politico vero, non un volto da Billionaire (a dispetto dell’evidente somiglianza all’attore Antonio Banderas) né un politico da slogan. Riconosce all’avversario la vittoria, che non è cosa da poco se consideriamo che, alle nostre latitudini, una sconfitta elettorale viene di solito ridimensionata e definita con espressioni del tipo “abbiamo non vinto” o robe così, ottimi assist per Crozza e le sue macchiette. Il numero uno di Syriza non vuole far parte di un governo di unità nazionale, ma esercitare quelle prerogative che l’elettorato gli ha conferito formalmente: opporsi ad un disegno eurocentrico, chiedere la ritrattazione del piano di rientro di Atene per saldare il debito con la banca centrale europea. La linea di Tsipras è di una non indifferente finezza strategica: il Pasok andrà al governo solo se anche Syriza entrerà in coalizione, quest’ultima forza politica non vuole condividere la responsabilità di un’azione di governo con chi ha ridotto la Grecia sul lastrico. Un’altra bella gatta da pelare dunque, ma è facile ipotizzare che Venizelos (PASOK) cambi idea ed alla fine si rassegni a sostenere un nuovo governo guidato da Samaras pur senza l’appoggio dei radicali.
Nonostante gli ultimi incresciosi avvenimenti, non si è purtroppo avvertita la caduta rovinosa del partito dei colonnelli, quell’Alba Dorata che non perde occasione per far parlare di sé, legando il proprio nome a gesti di violenza ed intolleranza. Dopo l’aggressione ai danni di due deputate di sinistra, avvenuta davanti alle telecamere di una televisione greca ad opera dell’ex parlamentare Ilias Kasidiaris, ci si aspettava una caduta in picchiata delle preferenze di Chrysi Avgy che invece non c’è stata: probabilmente, il partito di Michaloliakos vedrà le sue preferenze ridotte solo di un punto o poco più, segno che alle spalle del movimento d’ispirazione neonazista c’è una base ben determinata e stabile, che è vicina ad un disegno eversivo di stampo autoritario. Il voto di protesta è quantificabile solo in quell’uno percento di preferenze che è andato disperso, dopo i deprecabili gesti di intolleranza messi in campo da Alba dorata nelle ultime settimane, tra cui le numerose aggressioni ai danni di immigrati. Ultimo in ordine di tempo è egiziano del Pireo, comune portuale alla periferia di Atene, ferito gravemente da una ventina di militanti neonazisti nei giorni scorsi. La vittima versa attualmente in gravi condizioni presso un nosocomio della capitale.
Intanto, Kasiaridis se la ride dalla latitanza: la polizia, da molti indicata come principale bagaglio elettorale del partito di Michaloliakos, non sa dove sia. Ma si apprende che l’ex deputato di Alba dorata ha denunciato le due deputate che ha aggredito, colpevoli di avergli rendicontato il contenuto della sua fedina penale in cui fanno bella mostra di sé denunce per aggressione, rapina, porto d’arma da fuoco: un bel palmares per un parlamentare, con carichi del genere in Italia diventerebbe subito consigliere comunale.
Sarcasmi a parte, è il classico maiale che dà del porco alla colomba, per dirla con un proverbio.
Chissà come la prenderebbe il neonazista greco, se venisse a sapere di essere stato paragonato al suino di un famoso…proverbio turco.

vincitore morale: Tsipras è il nuovo leader dell’opposizione greca.
