Storia: le origini
La penisola greca è la meta di periodiche migrazioni di popoli. Nel II millennio a.C. si stanziano sul suo territorio popolazioni indoeuropee provenienti da oriente, ribattezzando la penisola con il nome di Ellade.
La conformazione del territorio è principalmente montuosa, un aspetto che contribuisce in modo determinante ad ostacolare l’unificazione dei villaggi e a favorire la nascita di piccole città-Stato indipendenti.
Le continue migrazioni dei popoli consentono alla cultura greca di emergere dall’iniziale stato primitivo delle popolazioni pregreche. Nel 2000 a.C. la popolazione guerriera degli ioni, segue nel 1600 quella degli eoli e degli achei.
Le nuove migrazioni spingono gli ioni nei territori dell’Attica, mentre eoli ed achei occupano rispettivamente i territori della Beozia e della Tessaglia (ioni), e del Peloponneso (achei).
Sono proprio gli achei, conosciuti anche con il nome di micenei (dal nome della città di Micene), a intraprendere i primi contatti commerciali con l’avanzata civiltà cretese. Dal 1500 al 900 a.C. ha luogo l’ascesa e il declino della civiltà micenea.
Nel 1200 la migrazione di un nuovo popolo guerriero, i dori, destabilizza nuovamente l’ordine politico e militare nella penisola greca. Con il declino della civiltà micenea ha inizio un periodo di decadenza, denominato dagli storici con il nome di “medioevo greco”.
Periodi della storia greca
Al termine del medioevo greco, nel IX secolo a.C., ha inizio il periodo classico della civiltà greca. Gli storici distinguono questa fase storica in quattro periodi.
- Periodo arcaico Il periodo arcaico della civiltà greca inizia nel XIII secolo e culmina nel XI secolo a.C. con le guerre persiane. Agli inizi del periodo arcaico viene introdotto l’alfabeto fonetico e si sviluppa una florida produzione artistica.
- Periodo classico Dal V al IV secolo a.C. le città-Stato della Grecia trovano la propria fase di golden age. La civiltà greca diventa uno dei centri del mondo antico.
- Periodo ellenistico Il periodo ellenistico inizia con l’ascesa di Alessandro Magno e dei macedoni in un disegno di unificazione e di espansione del mondo greco.
- Periodo romano Lo scontro tra il mondo greco e quello romano ha storicamente inizio con la battaglia di Azio e si conclude con la caduta dell’impero romano stesso.
La civiltà romana assorbe quella greca, dando vita a una nuova linea greco-romana che continuerà a vivere fino alla caduta dell’impero bizantino.
I Dori
I dori sono una popolazione guerriera di origine indoeuropea che alla fine del XII secolo a.C. invadono e conquistano il nord della Grecia, espandendosi poi verso le zone meridionali dell’Acacia e del Peloponneso. I dori sconfiggono e sostituiscono gli achei nel controllo della penisola greca, continuando la propria espansione anche nelle isole del Mar Egeo e lungo le coste dell’Asia Minore.
L’invasione dorica distrugge la preesistente civiltà micenea, facendo cadere la società greca in una fase di profonda decadenza culturale. Il periodo è definito dagli storici con il nome di “medioevo greco”.
Ciò nonostante, l’invasione dorica introduce in Grecia anche innovazioni, quali le tecniche della lavorazione del ferro, l’uso dell’alfabeto fenicio e la costruzione dei grandi templi.
L’invasione dorica
Il popolo dei dori vanta una superiorità militare rispetto ai micenei, conosce le tecniche di fabbricazione delle armi in ferro e utilizza carri da guerra trainati da cavalli. L’organizzazione politica dei dori è prevalentemente basata sul controllo militare della società. La città che meglio personifica lo spirito greco è senza dubbio Sparta, per molti secoli antagonista del modello ateniese in Grecia.
Società greca dei dori
Durante la dominazione dorica il modello di vita della popolazione ellenica torna alle origini pastorizie ed agricole. I re achei sono deposti e sostituiti al potere delle città dalla nuova aristocrazia dorica.
I regni si spezzettano in villaggi di piccole dimensioni, ciascuno sotto il diretto controllo del sovrano locale e dell’assemblea dei “migliori” (“àristoi” = aristocratici).
Le decisioni politiche sono prese, quasi esclusivamente, in situazioni di particolare gravità militare per la comunità, come guerre o invasioni da parte dei popoli stranieri. Alla figura incontrastata del re acheo viene preferita un’organizzazione politico-militare basata sul potere del consiglio degli aristocratici.
Sparta e Atene
Sparta e Atene sono le principali città-stato dell’antica Grecia nel periodo dal VI al V secolo avanti Cristo. Le due città si contendono l’egemonia politica e militare sull’intera penisola greca. A dividere le due città non è soltanto l’ambizione di ottenere il controllo sul medesimo territorio, ma anche una diversa organizzazione politica e sociale.
Sparta è uno stato militare governato da una ristretta cerchia di persone appartenenti alla classe aristocratica. Atene è, invece, uno stato che gradualmente passa dalla forma di repubblica aristocratica a quella democratica. Intorno alle due città gravitano le altre città-stato greche. Nell’area del Peloponneso Sparta conquista facilmente l’egemonia sulle città vicine costituendo la Lega peloponnesiaca. Atene entra invece a far parte della Lega delio-attica.
Le città-stato dei due blocchi si distinguono tra loro per il diverso modello di governo (governo aristocratico o governo democratico) oltre che per la vicinanza spaziale delle città. Le città-stato vicine agli interessi di Atene adottano forme di governo democratiche, quelle vicine alla città di Sparta sono invece caratterizzate da forme di governo aristocratiche o da monarchie.
Se da un lato Sparta e Atene fronteggiano insieme i tentativi d’invasione della Grecia degli eserciti persiani e per lunghi periodi di tempo convivono evitando uno scontro diretto, dall’altro le due città non perdono mai di vista il proprio obiettivo di egemonia sui territori greci. Il conflitto tre le due potenze dell’antica Grecia si concretizza con la Guerra del Peloponneso.
Dopo 27 anni di scontri bellici e sofferenze per le popolazioni greche, la guerra si conclude con la definitiva sconfitta di Atene, che esce duramente colpita dal conflitto sia economicamente e sia demograficamente.
Civiltà micenea
La civiltà micenea prende il nome da Micene, principale centro economico degli achei dal XV al XIII secolo a.C., popolo che dapprima assoggettato al potere minoico-cretese, successivamente riuscì a conquistare l’isola di Creta facendola diventare la propria base marittima per il controllo del mar Egeo. La ribellione ellenica al predominio minoico è tramandato oralmente dalla leggenda del Minotauro.
Espansionismo degli achei
Dopo la conquista di Creta, che pone fine alla civiltà minoica, gli achei continuano il proprio piano di espansione fondando coline a Rodi, in Asia Minore (Cnido, Alicarnasso), nelle Cicladi, nella Magna Grecia (Siracusa). L’espansionismo acheo è tramandato nella storia e reso celebre grazie ai poemi omerici, in particolar modo dall’Iliade che narra l’epopea achea alla conquista della città di Troia, sullo stretto del Dardanelli e importante punto di passaggio per i traffici commerciali con il Mar Nero.
La fase di decadenza
La conquista di Troia nel 1200 a.C. segna l’apice della potenza degli achei ed anche l’inizio della loro decadenza. L’assedio prolungato per conquistare la città, circa 10 anni, e le forze militari necessarie per controllare tutti i territori conquistati, indeboliscono il potere militare acheo nei confronti degli invasori esterni. Nel 1150 a.C., cinquant’anni dopo la conquista di Troia, gli achei subiscono l’invasione dal nord del popolo dei Dori.
Con l’invasione dorica dei territori ellenici ha inizio un periodo di radicale trasformazione sociale e di decadenza, denominato medioevo ellenico. Il ruolo centrale del re miceneo, monarca assoluto di ogni comunità achea, perde gradualmente d’importanza nei confronti dell’aristrocrazia, che accresce il proprio potere economico e di controllo sulle decisioni politiche della comunità.
Organizzazione politica micenea
L’organizzazione politica dei micenei è basata prevalentemente sulla figura del monarca autocrate (wànax). Il re presiede il culto delle divinità e il governo della città, affiancato da un consiglio di saggi e di anziani, composto dai membri delle principali famiglie nobili del luogo. Il potere decisionale è saldamente in mano al monarca.
I consiglieri possono intervenire soltanto se espressamente consulati dal re. Il rapporto tra il monarca e l’aristocrazia è di forte e continuo contrasto. Le famiglie nobili sono i principali proprietari terrieri del luogo.
Quasi tutti sognano o ambiscono alla scalata al potere assoluto da parte di un membro della propria famiglia. Spesso sobillano il malcontento popolare nei confronti del re oppure organizzano congiure di Palazzo. Per impedire rivolte di popolo, il re tende a mantenere un rapporto diretto con il popolo, ad esempio costruendo opere monumentali o alimentando lo spirito cittadino con discorsi pubblici, e con l’assemblea popolare, composta prevalentemente dagli uomini dell’esercito, a cui spesso il re si rivolge per ottenere l’acclamazione e scoraggiare eventuali congiure di palazzo tramate dai nobili.
Gli schiavi, gli agricoltori, gli allevatori e gli artigiani non partecipano invece ad alcuna attività politica, pur mantenendo un grado di libertà superiore rispetto ad altre civiltà contemporanee della vicina Mesopotamia o dell’Egitto. Vedi per eventuale approfondimento: società greca.
Leggenda del Minotauro
La leggenda del Minotauro richiama molti aspetti storici del periodo. Nella leggenda i tributi imposti dai minoici sono rappresentati dall’obbligo degli ateniesi di inviare sull’isola di Creta sette fanciulli e sette fanciulle ogni nove anni, come vittime sacrificali da dare in pasto al Minotauro.
Cosa è il Minotauro
Il Minotauro è un mostro della mitologia greca-cretese, un uomo dalla testa di toro, nato dall’unione di Pasifae (moglie del re Minosse) con un toro. Per decisione del re Minosse, il mostro è richiuso in una prigione all’interno del palazzo reale di Cnosso, le cui vie di fuga sono impedite dalla presenza di un labirinto.
Teseo uccide il Minotauro
Nella leggenda, il re di Atene Teseo si introduce nel labirinto per affrontare ed uccidere il Minotauro. Una volta compiuta l’impresa, Teseo riesce a ritrovare la via del ritorno nel labirinto grazie al filo consegnatogli da Ariana (figlia di Minosse, innamorata del re ateniese Teseo), il cosiddetto “filo di Arianna”. L’uccisione del Minotauro segna la fine dell’obbligo degli ateniesi di consegnare vittime sacrificali al re minoico.
La conquista achea dell’isola di Creta
La leggenda del Minotauro tramanda oralmente il riscatto degli achei (Teseo) nei confronti della civiltà minoica (Minosse) e il loro rifiuto di pagare tributi imposti dall’isola di Creta.
Il primo passo di ribellione lungo un cammino che porterà, nel corso degli anni, al ribaltamento dei ruoli tra micenei e minoici, ed alla definitiva conquista achea (civiltà micenea) dell’isola di creta (civiltà minoica).
tratto da: http://www.tanogabo.it/Grecia_origini.htm