Poi la vita mi ha portata a vivere alcuni anni in Venezuela con Andrea che da 13 anni è mio marito: laureato in filosofia, spirito irrequieto ed esploratore, è sempre stato attratto dalla medicina naturale fin da tempi non sospetti in cui di medicina alternativa non si sentiva quasi parlare. Incontrarlo è stato l'inizio del mio aprirmi ad altre visioni e possibilità. Nel 1998 siamo partiti per il Venezuela con il sogno di aprire un piccolo centro olistico.
Intanto il mio mal di testa continuava e si stava trasformando sempre più in emicrania. Iniziavo a farmi delle domande senza accontentarmi degli analgesici che cominciavano a fare sempre meno effetto.In Venezuela gli approcci alternativi sono molto diffusi perché la cultura indigena è ancora molto presente nella loro cultura, ovunque incontri negozietti improbabili di prodotti naturali o di cucina vegetariana, nelle campagne trovi curanderos (guaritori) di ogni tipo e specie. Così ho cominciato a prestare attenzione alla mia alimentazione, diventando vegetariana, e a sostituire gli analgesici allopatici con erbe e prodotti fitoterapici. A volte mi aiutavano, altre no.
La mia scoperta della medicina naturale continuava, e si affiancava all'esperienza diretta di una medicina spirituale, sciamanica, dei curanderos del posto. Ne abbiamo fatto esperienza diretta per alcuni sintomi A fine 2003 tornammo in Italia per ripartire da capo. Io ero accompagnata da una domanda:«E se la soluzione, così come la causa della mia emicrania, fosse dentro di me?». Da lì a poco le risposte cominciarono ad arrivare: inizialmente grazie alla Metamedicinadi Claudia Rainville e successivamente alle 5 Leggi Biologiche scoperte dal dott. Hamer.
Nel 2004 ho potuto comprendere la causa e il senso della mia emicrania e fare un lavoro di Liberazione della Memoria Emozionale con Claudia Rainville. Da quel momento ho cominciato a fare delle cose diverse nella mia vita di tutti i giorni. Mi sono ormai dimenticata dell'emicrania. Ho avuto nel corso degli anni qualche accenno di mal di testa e ho potuto riconoscerne ogni volta la causa e il senso, accompagnando così il corpo verso la «guarigione» con riconoscenza per il lavoro che stava facendo. La scoperta di questa stretta correlazione tra psiche e organo, sperimentata sulla mia pelle, ha costituito per me un punto di svolta, un salto di paradigma vero e proprio: è come se avessi improvvisamente tolto le lenti scure con cui osservavo il corpo e un nuovo scenario mi si stagliasse di fronte.
La guarigione è dei pazienti
Il primo degli aforismi di Ippocrate, che per 2000 anni godettero di immensa fortuna tanto da essere tenuti in conto come la bibbia del medico, diceva: La vita è breve. L'arte è lunga... Lunga è l'arte della medicina, mentre breve è la vita dell'uomo. La medicina era definita «Ars longa». Un'arte lunga, lenta, paziente. Non sarà un caso che chi si rivolge al medico si chiami «paziente».Al tempo di Ippocrate era in qualche modo ben radicata l'idea che il tempo avesse a che fare con la guarigione e che il più giusto degli atteggiamenti da parte del malato fosse quello di prendersi tempo. Oggi sembra vero il contrario. Il primo forse a sembrare impaziente è il medico, prima di tutto a causa del protocollo a cui deve attenersi, che lo porta a non avere tempo, a intervenire e a prendere decisioni velocemente anche laddove non vi è una reale urgenza.
Non esiste più l'idea che il corpo e la natura abbiano bisogno di tempo per «guarire», piuttosto ci si affanna a fare le cose a tempo: il male avanza e occorre efficienza, tempestività e prevenzione. Il paziente è pressato dal medico che per il suo bene gli chiede il consenso per poter intervenire e contrattaccare i nemici quanto prima. Pazientare fino a domani potrebbe essere letale. Si pensa. Medicina lenta invece significa dare al paziente il diritto di essere tale: paziente appunto. E quindi offrire l'opportunità di darsi tempo.
L'impazienza nasce dalla paura e dall'incertezza del risultato, la pazienza nasce dalla fiducia, e sulla fiducia si costruisce una relazione di aiuto, un percorso di guarigione. Chi ha tempo, chi si concede tempo, può discernere. Occorre saggezza per sapere discernere il labile confine del giusto tempo in cui aspettare e del momento giusto per intervenire".
tratto da: La Guarigione è dei Pazienti - Libro -
Con la mappa di Hamer e l’ascolto di Claudia Rainville