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Non basta che non ci sia la guerra. La pace è un bene più grande, più complicato da ottenere e conservare. Lo sostengono gli esperti dell’Istituto di Economia e della Pace di Sydney, in Australia, che da alcuni anni elaborano un “indice globale” per misurare il grado di tranquillità o turbolenza dei Paesi del mondo. E per stilare una classifica, un po’ come nel calcio. L’indice calcola anche quanto costa vivere su un Pianeta dove la violenza continua a minacciare molte persone.
Che non ci siano guerre non basta: occorre che l’economia marci bene, che la libertà sia garantita, che nessuno sia emarginato o perseguitato. In questi giorni l’Istituto di Sydney ha diffuso i dati relativi all’anno in corso e le notizie, purtroppo, non sono buone. Di poco, ma il famoso “indice globale” è peggiorato rispetto al 2013. Succede così da sette anni, ormai.
C’è di mezzo la crisi finanziaria, che rende più instabili i rapporti tra le nazioni e all’interno delle nazioni stesse, ma anche il moltiplicarsi di situazioni “a rischio” in Paesi come la Siria, il Sud Sudan, l’Ucraina e la Repubblica Centrafricana. Il continente sul podio continua a essere l’Europa, dove si trovano 14 dei 20 Stati più pacifici. A guidare la lista sono Islanda, Danimarca e Austria. L’Italia se la cava abbastanza bene, piazzandosi al 34mo posto, ma gli studiosi invitano a non trascurare le tensioni presenti all’interno della nostra società.
Il dato più allarmante rimane quello relativo ai costi della violenza. La mancanza di pace ha un costo complessivo di oltre 7mila miliardi di euro all’anno. Significa che ognuno di noi terrestri sborsa quasi mille euro a causa della crescita dei conflitti. Ma non sarebbe meglio evitarsi questa spesa?
Ma lo sapete che l’Onu non ha mai riconosciuto la pace come “diritto universale” degli esseri umani? Una dimenticanza abbastanza clamorosa, alla quale vuole porre rimedio un coordinamento nato proprio in Italia e che nei giorni scorsi ha presentato una richiesta ufficiale al Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra, in Svizzera. L’iniziativa cade a cento anni esatti dallo scoppio della Prima guerra mondiale.
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